“Fiorentino parlo, fiorentino penso, fiorentino sento. Fiorentina è la mia cultura e la mia educazione. All’estero, quando mi chiedono a quale Paese appartengo, rispondo: Firenze. Non Italia. Perché non è la stessa cosa”.
La grande Oriana Fallaci ha racchiuso in queste parole l'innato orgoglio dei fiorentini verso la propria città.
Chi vive Firenze è innamorato della sua città quanto delle sue abitudini.
Della sua arte racchiusa in ogni angolo, ma non solo. Dei propri atteggiamenti sempre rivolti a pensare al meglio, quasi da sembrare che non ci vada mai bene nulla, forse perché il meglio ci contorna ogni giorno.
Quest'appartenenza che non ci fa sentire inferiori a nessuno ci porta a difendere ogni singolo aspetto che ci contraddistingue.
E il nostro modo di parlare è senza dubbi uno dei nostri motivi di vanto. Ci scaldiamo sempre quando in altre parti di Italia dopo 30 secondi sono a farci le imitazioni, come se sapessimo solo dire "il coha hola hon la hannuccia horta horta". Perchè il linguaggio a Firenze non è certo solo una C aspirata. Ci sono infatti tantissimi detti che rimangono nella quotidianità del linguaggio ed è bene tenere a mente. Anche perché, spesso, l'origine di questi ci rappresenta più della stessa espressione.
Proverbi tipici che talvolta sfociano un po' nel volgare anche per spiegare situazioni comuni. Esempio lampante è l'espressione "c'entra come il culo e le quarant'ore", che ha lo stesso significato del detto più italiano "c'entra come il cavalo a merenda".
Insomma, associare una cosa a un'altra che non c'entra nulla. Ebbene, questa frase colorita è paradossalmente associata a un ambito religioso.
Le "quarant'ore" erano infatti delle pratiche religiose in cui si esponeva il Santissimo Sacramento nelle chiese fiorentine, con un'adorazione che si protrae per quaranta ore consecutive.
I racconti dicono che, nell'esposizione del Sacramento in una piccola chiesa a Firenze, una donna interruppe il silenzio perché si sentì un certo palpeggio e iniziò a prendere a schiaffi un ragazzo che si trovava dietro di lei. L'uomo provò a trovare una scusa trovando come causa la ingente folla che si era formata dietro di lui per via delle quarant'ore.
La donna, ancora risentita e poco intenta a credergli, diede vita al celebre detto :
"o cosa c'entra il culo con le quarant'ore?"
Risposta che fece ridere tutta la chiesa e destinata a rimanere negli anni. Perché noi Fiorentini abbiamo sempre la battuta pronta, e non ci tiriamo mai indietro quando si può far uscire una risata, a prescindere dal contesto.
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