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I’ Brindellone e la sua storia



Quest’anno il famoso Scoppio del Carro si è tenuto domenica 4 aprile, giorno di Pasqua, in piazza Duomo alle 11:00, a porte chiuse e in forma ridotta, nel rispetto delle norme anti Covid19, alla presenza delle sole autorità.

Ma anche se, purtroppo non possiamo assistere all’affascinante tradizione pasquale fiorentina, sarebbe curioso fare un tuffo nel passato per scovare le radici di questa usanza tutta al viola.

I toscani sanno bene che “brindellone” è un termine che indica un ragazzo alto, magro, non molto sveglio. Insomma un termine non molto incoraggiante.


Allora perché chiamarci il carro destinato alla Pasqua?

Il curioso nomignolo del carro è legato alla tradizionale festa celebrata anticamente dalla Zecca fiorentina. Ogni anno il 24 giugno, in onore del patrono di Firenze San Giovanni Battista, un alto carro di fieno partiva dalla torre della Zecca per poi fare il giro della città, trasportando un uomo vestito di pelo di cammello che rappresentava il santo. L'aspetto trasandato di questo figurante, spesso ubriaco e rimpinzato di cibo per aver banchettato fino a pochi minuti prima in Santa Maria del campo, gli valse il soprannome di "brindellone", ovvero straccione. Per analogia da allora l'espressione è andata a indicare tutti i carri che attraversavano la città per le feste, compreso quello pasquale.


Qual è invece, la storia del carro e perché è entrata nella nostra tradizione?

Le radici di questa usanza sono molto lontane:

Da una memoria tratta dalle Ricordanze di Ghinozzo di Uguccione de' Pazzi scritta nel 1535, riprendendo un precedente libro conservato in famiglia, si può risalire all'origine dell'attuale evento dello “Scoppio del Carro”. Ghinozzo narra che nel 1096 durante la I° Crociata, voluta da Papa Urbano II° per riconquistare ai Saraceni il Santo Sepolcro, un suo antenato Pazzino de' Pazzi, comandante delle 2500 milizie fiorentine presenti alla Crociata , il giorno di Sabato 15 Luglio del 1099 fu il primo ad entrare a Gerusalemme, scalarne le mura e piantare nel punto più alto il vessillo cristiano. Per questo atto valoroso Pazzino ebbe in dono dal Comandante generale Goffedro IV°di Buglione tre schegge di pietra silicea provenienti dal Santo Sepolcro.

Pazzino rientrato a Firenze nel 1101, accolto con grandi onori e manifestazioni di entusiasmo, consegnò le pietre alle Autorità fiorentine le quali le deposero in un prezioso cofanetto e le affidarono ai prelati della Chiesa di San Maria Sopra Porta chiamata in seguito San Biagio. Da subito iniziò una tradizione, già nota a Gerusalemme fino dal IV° secolo: la distribuzione al popolo del fuoco Sacro acceso in un braciere per mezzo delle pietre del S.Sepolcro. Tradizione ripresa a Firenze il Sabato di Pasqua all'interno della Cattedrale.

Nel Duecento i Pazzi, per ricordare e mantenere viva la memoria del loro antenato, fecero costruire un carro itinerante riccamente addobbato che ogni anno, il Sabato Santo, portava il fuoco acceso con le sacre pietre in giro per la città, consentendo ai cittadini che non avevano potuto prendere parte alla cerimonia in Cattedrale, di accorrere al suo passaggio per accendere i ceri e le candele che sarebbero servite, a loro volta, ad appiccare il fuoco al proprio focolare domestico da tenere rigorosamente acceso per tutta la durata della Pasqua. Il significato religioso di tale atto associava il valore mistico del fuoco che sprizza dalla pietra con la Resurrezione di Cristo dalla tomba.

L'organizzazione di questo evento da parte dei Pazzi si ripeté ogni anno nei secoli successivi, ma si interruppe nel 1478 a seguito della congiura contro i Medici. I Consoli dell'Arte di Calimala si sostituirono ai Pazzi per circa sedici anni, dopo i quali, complice la cacciata dei Medici e l'arrivo del Savonarola , la nobile famiglia fiorentina riprese a organizzare direttamente l'antica usanza. I Medici tornarono nel 1512 dopo l'allontanamento di Pier Soderini, tuttavia i Pazzi, avendo nel frattempo riacquistato onore presso i cittadini, continuarono a gestire la ricorrenza e nel 1515, probabilmente per suggerimento della famiglia Medicea, variarono alcuni atti cerimoniali, in particolare l'uso del carro che da itinerante passò a postazione fissa dinanzi al Battistero allo scopo di distribuire simbolicamente e idealmente il fuoco sacro del carro, attraverso lo scoppio di mortaretti e fuochi d'artificio a tutti i cittadini dovunque essi si trovassero, anche nei punti più lontani dalla Cattedrale.

A causa di incendi ed incidenti vari, il carro usato per le rappresentazioni dovette essere spesso sostituito, così nel Seicento i Pazzi fecero costruire un “carro trionfale ” a tre ripiani, estremamente solido e imponente, più adeguato all'uso che ne doveva essere fatto. Ebbene, si tratta dello stesso “carro”, opportunamente restaurato, che ancora oggi ammiriamo il giorno di Pasqua. L'organizzazione del rito Pasquale fu mantenuto dai Pazzi fino al 1859, anno in cui si verificò l'estinzione del ramo principale della famiglia. Da quella data in poi l'onere e l'onore della manifestazione fu assunto in via definitiva dal Comune di Firenze.


Ma dove si cela, durante l’anno il Bridellone?

Se ci si trova nei pressi di Via Al Prato 48, in pieno centro storico, si può notare un portone di legno molto grande: quella è la casa del nostro Bridellone! Luogo che ogni anno lascia per recarsi in Piazza Duomo, accolto da cortei, musica e sbandieratori. Viene benedetto, e sarà poi una colombina di cartongesso collegata con un marchingegno ad accendere il carro. Se la colombina riuscirà a tornare indietro sana e salva, dopo aver dato il via ai fuochi, sarà simbolo di buon auspicio, in caso contrario sarà simbolo di sventura.

Per chi può risultare un po’ scettico nei confronti della nostra colombina, si ricordi che nel 1966 la colombina non raggiunse il punto di partenza e, la data del 1966 si ricorda per la tragica alluvione.

E’ sempre affascinante poter fare un salto nel tempo e scoprire le radici delle nostre tradizioni e della nostra cultura, portando alla luce testimonianze davvero interessanti che oltre ad arricchirci riguardo la storia del posto, ci permettono in un certo qual modo di scoprire il nostro popolo ed in parte noi stessi.


Riferimenti: AdHoc news Quotidiano, GogoFirenze, Firenzeurbanlifestyle, FirenzeToday.




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