Non c’è attività più apatica, malinconica e orridamente tranquilla della pesca negli stagni.
Fremo d’un tremore eccitante e allo stesso tempo snervante, muoio dalla voglia che un pesce grande e saziante possa sfamarmi per giorni, che individui e addenti questa maledetta esca oramai putrefatta.
Mi logoro a contar i minuti, le ore che mi dividono dalla pessima idea c’ho avuto stamane; “cosa avevo nella mia testa vuota quando ho pensato bene di venire a perder il mio prezioso tempo dietro questa inutile attività?” Continuo a ripetermi.
“Pazienta e vedrai” mi ripete il vecchio, e a quanto pare saggio, signore di fianco a me. Credo sia arrivato molte ore prima, forse all’alba a giudicare dalle nere e grosse borse infossate che gli incorniciano gli occhi, eppure la bocca fine e sdentata non smette di ammiccar ad un simpatico sorriso; “lui si che ha l’aria di chi ha passato fin troppo tempo pazientando” penso fra me e me.
“Pazientare, che cosa orribile, che fare inutile, io voglio tutto e subito, non aspetto niente e nessuno, al diavolo la pesca, l’enorme pesce e il vecchio saggio!”
Rimetto di nuovo il muso lungo e continuo a fremere, accanto a me ancora quel vecchio ingenuo che continua a sorridere e a pazientare.
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