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Una società fallimentare

 

Il suo fiato soffocante mi insegue spietato nella lotta della vita. Ormai sto fuggendo da un tempo indefinito eppure lui è sempre lì… Sento che sono stanco… Lo sento più vicino… Il fallimento mi sta per divorare. Mi sento sempre più logorato dalla sua presenza opprimente e non lo posso accettare… Io non posso essere inferiore alle sfide della vita… La mia mente masochista mi abbatte in modo vile ed infame e, in un istante ottuso, mi faccio inghiottire nel confronto sociale. Ormai il concetto di fallimento risuona nella mia mente con un significato diverso: fallire vuol dire essere inferiore a qualcuno, fallire vuol dire non essere all’altezza della società, fallire vuol dire essere inutili. Queste parole rimbombano nella mia testa scuotendomi con un fracasso assordante.

Non posso pensare di non riuscire!

Il solo pensiero plasma una strada amara e desolante che si contrappone al desiderio costante di raggiungere i propri obiettivi a lungo bramati. Difatti penso che ognuno di noi dovrebbe prefissarsi aspirazioni, traguardi, sogni da inseguire in base alle proprie capacità per evitare di sprofondare. E’ inutile pretendere di essere perfetti in tutto. Per ciò il singolo dovrebbe pensare soltanto a se stesso non facendosi condizionare dalle vittorie o sconfitte altrui; rischiamo di diventare degli eterni insoddisfatti succubi della società spietata e sentenziante. Rischiamo di vedere soltanto i successi altrui, di compararci sempre in modo sfavorevole, di notare soltanto le debolezze. Per assurdo sarebbe come chiedere a noi stessi di essere campioni del mondo di nuoto, salto in alto e tennis… Un’idea ridicola… Nonostante ciò però non dobbiamo giustificarci con questa piacevole idea; dobbiamo puntare a diventare tra i migliori nel nostro ambito. In poche parole, come direbbe Machiavelli, dobbiamo puntare l’arco in alto in modo tale da raggiungere degli ottimi obiettivi e, nel caso avessimo le capacità adatte e propizie, da raggiungere il sogno prefissato. Tutto ciò sembrerebbe raggiungibile se non fossimo costretti ad essere costantemente giudicati… Noi studenti siamo completamente immersi in questa dimensione infatti ogni giorno ci vengono affibbiati voti che ci illudono di essere intelligenti oppure no. Principalmente viene accentuata la competizione con i propri compagni… Coloro che dovrebbero essere amici diventano un semplice mezzo di paragone, un obiettivo da raggiungere, un ostacolo verso l’essere vincenti. Così la società ci sottopone subito a questa competizione agonistica senza possibilità di scappare. Così ci immergiamo nella lotta sociale dalla quale non riusciremo più a fuggire. Così impariamo, tristemente, a vedere il fallimento come un’umiliazione straziante.


Tommaso Iazzetta

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