top of page

La voce degli Studenti: Covid e Unifi

Ancora Covid? Ebbene sì cari lettori, ma non temete, questa volta vi stupiremo: invece di perderci in inutili ipotesi sul dubbio futuro che ci attende, tratteremo anche del passato, anche se questo maledetto virus un ricordo ancora non è. Ma c’è di più, sarete voi a parlarcene, perché, volenti o nolenti, il Covid ci ha trasformati tutti, ha modificato le nostre percezioni e abitudini obbligandoci a vivere diversamente. Molte cose sono cambiate: abbiamo riscoperto il valore delle relazioni, abbiamo iniziato a indossare trikini, abbiamo scoperto una nuova amica: l'amuchina; per non parlare del nostro cambiamento: anche noi ci siamo trasformati fino a diventare degli imbattibili Supersayan.

Abbiamo poi appreso che anche l'università, con nostra grande sorpresa, può essere declinata in aspetti diversi: ne abbiamo conosciuta una chiusa a tutti, una aperta soltanto a chi si ricordava di prenotarsi, una in pixel e una in cui non dobbiamo scordare gli studenti sul display, anch’essi frequentanti. Siamo stati travolti da così tanti cambiamenti tutti insieme che non c’è stato nemmeno il tempo per fermarsi a riflettere.


Ma gli studenti cosa ne pensano di questo periodo? Come hanno vissuto l’università? Per capirlo abbiamo fatto un'indagine tra gli studenti dell'Università di Firenze, ci siamo avvalsi dei social per raggiungerne il maggior numero di voci: abbiamo creato un Google Form, dei Sondaggi sulle storie Instagram e abbiamo intervistato qualche mal capitato.


Un po' di numeri...


Dai nostri sondaggi risulta che gran parte degli studenti (circa il 65%) ha continuato a frequentare l’università in presenza, poiché, oltre che facilitare l’apprendimento, ha permesso di relazionarsi con gli altri, aspetto fondamentale per l’uomo, l’animale politico di Aristotele, sostenuto dal 70% dei votanti.

Nonostante sia stata evidenziata l’importanza della presenza e del rapporto umano, la maggior parte degli studenti ci ha confessato di non recarsi sempre all’università, perché coltivare altri impegni è giusto, e anche bello.

Da qui arriva il suggerimento di Filippo:

“Si dovrebbe trovare il modo di mantenere la modalità mista comunque [...] alla fine dovrebbe stare al nostro buon senso usufruire delle registrazioni o delle lezioni online solo quando effettivamente necessario”.


In generale, però, il 60% degli studenti ha avuto la percezione che le aule si siano svuotate rispetto al periodo pre-pandemico. Il miglior motivo per rimanere a casa? Si ottimizza il tempo, o almeno così è secondo l’82% degli studenti.

Oltre alle domande personali riguardanti se stessi e il rapporto con l’università in pandemia, all’interno del nostro questionario abbiamo anche richiesto di commentare due frasi dalla Ministra dell’Università Messa.


“Le immatricolazioni sono cresciute del 7%. Di queste, 312 mila sono nuovi ingressi ai corsi di laurea (il 5%), mentre 140mila sono iscrizioni al primo anno delle magistrali biennali.”

Di fronte a questa affermazione c’è chi non si dimostra assolutamente sorpreso, poiché sostiene che la Dad, seppur con anche i suoi contro, dia la possibilità di seguire e frequentare l’università ad un maggior numero di studenti, anche a coloro che non sono giovanissimi, sia per una questione di gestione del tempo, potendo usufruire delle videoregistrazioni in qualsiasi momento, sia per una questione legata ai costi di trasporto e trasferimento in altre città per coloro che sono fuori sede.

Tra le risposte che abbiamo ricevuto c’è anche chi legge l’aumento delle iscrizioni in un’ottica più generale, scollegata dal Covid e legata alla consapevolezza che laurearsi diventa ormai sempre più necessario in un’ottica lavorativa e che comunque il Covid non ha tolto ai ragazzi la voglia di studiare e accrescere se stessi.

Un punto di vista più critico e oggettivo arriva invece da alcune risposte le quali sostengono che invece di limitarsi ai dati delle iscrizioni, sarebbe più rilevante considerare i numeri dei laureati e soprattutto di quanti di essi riescono a trovare un lavoro inerente al loro percorso di studi.


“Un mix di lezioni in presenza e di Dad, così l’Università vince la sfida del Covid. (...) Ogni ateneo sceglie la propria modalità, ma la didattica a distanza resterà anche dopo la pandemia”

Le risposte che abbiamo ricevuto rispetto a questa citazione, sono risultate più “animate”, con un maggior uso della punteggiatura e di caratteri in maiuscolo. Molte sono state le risposte come “Ma magari!” o “Era l’ora!” argomentate con i vantaggi legati ad una più ampia accessibilità agli studi universitari. Nonostante ciò, abbiamo ricevuto numerose risposte che concordano con l’utilità della Dad in determinate condizioni, ma allo stesso tempo sostengono che la frequentazione in presenza sia stata estremamente svalutata e che molti studenti continuino ad approfittare della Dad per pura pigrizia.

Vogliamo inoltre riportare la risposta di un ragazz* che ha messo in risalto, tra le altre cose, la dicotomia studio/lavoro e come essa sia talvolta mal percepita :


“Credo che dopo la pandemia, sarebbe fondamentale incentivare ancora di più il rientro in presenza. Ma la didattica a distanza è utile per tutti in una modalità mista, soprattutto per chi lavora o ha problemi nel raggiungere la sede. Prima della pandemia, vi era una marcata distinzione tra frequentanti e non, con conseguente differenziazione dei programmi. A proposito di ciò, riporto il pensiero di un mio prof, che, in una lezione, si è detto contrario agli studenti che lavorano e studiano contemporaneamente, poiché ritiene impossibile fare bene entrambe le cose, dimenticandosi però che gli studenti che lavorano non lo fanno per divertimento, ma per bisogno di sentirsi indipendenti o per pagarsi gli studi. Quindi, personalmente potrebbe essere utile togliere la modalità a distanza per incentivare il rientro in presenza degli studenti, ma SOLO SE le lezioni potessero essere registrate in aula e, terminata la lezione, messa a disposizione la registrazione, PER CHIUNQUE. Potrebbe sembrare la stessa cosa della modalità mista. Forse lo è, ma non nella mia testa.”


Per rendere la nostra indagine ancor più dinamica ci è sembrato interessante riportare le riflessioni e le esperienze di quattro studenti sotto forma di interviste indirette. A questo proposito abbiamo creato sei file audio nei quali essi rispondono alle seguenti domande (buon ascolto!):


Presentati brevemente




Come hai vissuto l’università nel periodo della pandemia?




Quanto il Covid ha inciso sul tuo percorso universitario?



Hai scelto di frequentare in presenza o a distanza? Perché?



È difficile instaurare relazioni con i compagni di corso?



Come ti piacerebbe l’università del futuro?




Queste sono le opinioni di alcuni studenti della nostra università, e, come tali, non sono giuste o sbagliate, si tratta solo di punti di vista! Perciò non esitare, fai sentire anche tu la tua voce! Dicci la tua nei commenti o contattaci!


Articolo in collaborazione di Francesca Spagnoli e Sara Boninsegni



bottom of page