“Vivere, anche se sei morto dentro.
No, oggi non ho tempo, oggi voglio stare spento.”
Ci serviamo delle parole di “Vivere”, splendido inno alla vita di Vasco Rossi, per introdurre un tema molto delicato come quello dell’eutanasia: il provocare intenzionalmente (e nel suo interesse) la morte di un soggetto con qualità della vita compromessa da una malattia, menomazione o condizione psichica.
Come Team Unifichiamoci abbiamo deciso di indagare su quale sia effettivamente l'opinione sull'eutanasia di un campione di ragazzi che frequentano l'UniFi, fornendo loro un form da compilare con varie risposte.
L’eutanasia è un argomento forte, ultimamente molto discusso: sempre da più direzioni sta nascendo la volontà di regolamentarla anche in Italia; contemporaneamente aumentano anche coloro che si opporrebbero ad un eventuale referendum.
Ciò che è certo, a prescindere dalla posizione che uno può assumere al riguardo, è che si tratta di una tematica che smuove.
Basta pensarci soltanto un attimo per sentirne addosso l'enorme peso, ritrovandoci in bilico tra i gemiti sofferenti di un malato terminale e la faccia vuota di un ragazzo innocente che sceglie di morire. Si tratta del fine vita. Un'istantanea capace di diventare più importante della vita stessa.
Anche il solo pensiero può spaventare molto, soprattutto i giovani, ragazzi di vent'anni o poco più (come noi), spesso molto distanti da una tematica come questa. È legittimo infatti pensare di non essere in grado di poter decidere qualcosa di così grande, ma questo senso di distanza che proviamo nei confronti della morte è anche il motivo per cui molte persone (non solo giovani) tendono a non informarsi davvero sul tema.
Il 39,7% dei ragazzi coinvolti nel sondaggio, infatti, ha dichiarato di non sapere le differenze tra eutanasia attiva, passiva, e suicidio assistito, e che tale ignoranza in materia li porta ad avere insicurezze che devono assolutamente essere chiarite in vista di un possibile referendum. Sarebbe interessante sapere se gli adulti ne sanno di più al riguardo (noi dubitiamo).
È importante non prendere un argomento delicato come quello dell'Eutanasia a cuor leggero. L’avvento di internet, dei mass media e dei Social Network ha permesso a noi ragazzi di poter accedere ad una quantità illimitata di notizie ed informazioni, grazie alle quali siamo in grado di sviluppare un pensiero più indipendente, critico, che vada oltre le influenze dell'ambiente in cui siamo cresciuti, dandoci la facoltà di scegliere autonomamente da che parte stare.
I ragazzi che hanno partecipato al sondaggio sono stati più di 100; circa 200, se consideriamo anche le risposte al sondaggio semplice “eutanasia: pro o contro”.
I risultati ottenuti ci hanno sorpreso molto. Emerge infatti una vittoria netta, piuttosto inaspettata, a favore della legalizzazione dell'eutanasia. La percentuale a favore è schiacciante, con una percentuale del 92%, tant'è che già dalla prima sbirciata dei risultati ci siamo chiesti se in Italia ci fosse davvero bisogno di un referendum.
“Ognuno ha il diritto di decidere per la propria vita";
“La vita è un diritto, e un diritto è anche poterne decidere il termine”.
Sono due delle risposte che meglio riassumono, in generale, i motivi per cui il 92% dei ragazzi coinvolti ha votato per il sì alla domanda “sei favorevole all'eutanasia?”.
La questione in realtà è più complicata. Come studenti universitari, il nostro form si rivolgeva esclusivamente ai nostri colleghi, escludendo quindi la fascia adulta ed anziana. È evidente come tra gli adulti non ci sia una maggioranza così netta, cosa che ci spinge a dover assolutamente considerare il contesto di crescita dei singoli individui. Sicuramente noi ragazzi siamo cresciuti in un mondo che ha il privilegio di possedere una mentalità più aperta, ed è un fattore che non va sottovalutato nell'analisi dei dati ottenuti.
Non a caso, ben il 43,6% degli studenti afferma che il contesto in cui sono cresciuti ha avuto un'influenza importante sulla propria opinione in merito all'eutanasia, pur non andando a minare la propria indipendenza di opinioni rispetto alle persone vicine, come i familiari o gli amici.
Di seguito, le domande trattate nel form e le risposte ottenute:
Perché voteresti sì/no?
La prima domanda, la più banale ma anche la più cruciale. In parole povere, il motivo principale per cui il 92% degli studenti ha risposto “sì”, è che la vita è un diritto e, come tale, lo è anche la scelta di porvi fine nel modo più pacifico. “Pacifico” non significa “il più tardi possibile”: non c'è niente di pacifico nel cosiddetto “accanimento terapeutico” o nell'abbandonare le persone ad altri mezzi per ottenere la morte; sono dannosi, immorali, dispendiosi, non solo per l'individuo ma anche da un punto di vista sociale.
Permettere l'eutanasia, al contrario, non è né dannoso, né immorale, e sicuramente meno dispendioso di altri espedienti. È una morte dignitosa. L'eutanasia è, come dice un* student*, un atto di umanità.
Altrettanto popolari sono state le risposte favorevoli all'eutanasia che propongono però un percorso regolamentato con medici, psicologi ed eventualmente psichiatri.
È necessario evitare che la scelta risulti troppo affrettata da un punto di vista clinico, e troppo avventata dal punto di vista psicologico. Una persona che sceglie l'eutanasia, infatti, deve essere del tutto consapevole della portata della propria scelta, anche se parlare di “consapevolezza” è un po' come cercare di afferrare il vento. La consapevolezza è “provvisoria, sono lampi a intermittenza”
“Voterei sì, semplicemente per poter garantire un diritto fondamentale di autodeterminazione dell'individuo, nonché libera scelta di poter porre fine alla propria sofferenza (naturalmente sempre su base regolamentata, ma al di fuori dell'obiezione di coscienza)”.
“Voterei no, perché credo che vivere sia un dono unico, anche se a volte ci si possa trovare in un periodo buio. Nonostante ciò, mi crea dolore pensare che alcune persone debbano soffrire per morire.”
La vita vista come dono. Ma dono di chi, esattamente? Questo ci riconduce alla seconda domanda:
Credi che la religione influisca sull'opinione delle persone riguardo l'eutanasia?
“Certamente. Come in tutte le questioni etiche, la religione gioca un ruolo fondamentale.”
“Molto. Se crediamo veramente al 'ama il tuo prossimo come te stesso', capiamo che le complicazioni su questo tema sono svariate”.
Per molti, spesso l'influenza della religione sulle opinioni delle persone è dovuta ad un'erronea interpretazione di essa, spesso estremista e chiusa ad ogni altro stimolo esterno, che sia anche di valore scientifico. È dunque un seguire ciecamente la religione cui appartengono, senza voltare la testa verso altri input altrettanto potenti.
Quando questo accade, e cioè quando si cade nell'estremismo, significa che non si è ben compreso i valori della religione, che sono stati fraintesi e male interpretati. La religione non è da considerarsi un freno, quanto uno stimolo, o meglio, uno tra i tanti stimoli che possiamo ottenere dal mondo e dalla società che ci circonda.
Dice infatti un* student*: “la religione influenza le nostre scelte meno di quanto si pensi. Non è la religione, infatti, ad imporre l'intolleranza, ma è la gente che usa la religione come una scusa per giustificare quella stessa intolleranza. Chi nasce intollerante lo rimane, a prescindere dalla religione (o non religione)”.
“Per la religione cristiana, ad esempio, il suicidio è considerato un peccato, e molti vi si oppongono proprio per questo”.
A tale proposito, come per quanto riguarda il tema dell'aborto, di cui non parleremo in questo articolo, la domanda che dobbiamo porci è: fino a quando / da quando si può davvero considerare vita? Il tema è e, indubbiamente, rimarrà molto discusso in tutto il mondo, soprattutto in Italia, dove l'influenza della religione è preponderante nella vita di tutti i cittadini, credenti o meno.
Pensi che saresti mai in grado di richiedere l'eutanasia? Per quali motivi?
Molti di coloro che si sono dichiarati favorevoli all'eutanasia, hanno anche risposto “no” con convinzione a questa domanda, il motivo è che “voterei sì, perché tantissimi si stanno battendo per questo diritto, e chi sono io per vietare a qualcuno di scegliere per sé stesso?”.
Di fatto, il succo finale della questione è stato “mai dire mai”. Non possiamo sapere cosa accadrà nella nostra vita, e finché l'alternativa non ci si para davanti, non saremo mai del tutto in grado di dire con convinzione “sì” o “no”. Molti ritengono che probabilmente ricorrerebbero all'eutanasia esclusivamente per gravissimi motivi fisici, ma non è da sottovalutarsi anche lo sfinimento psicologico e l'attenzione nei confronti dei propri cari.
“Vorrei che l'ultimo ricordo di me per le persone a me care non sia quello di un vegetale”.
Come reagiresti se una persona a te vicina richiedesse l'eutanasia?
Come dice una ragazza, “credo che sarebbe una cosa che mi lascerebbe sconvolta a vita”. Tutti vorremmo al nostro fianco i nostri cari il più a lungo possibile, ed immaginare la vita senza di loro provoca sempre paura e dolore. È per questo motivo che accettare l'eutanasia di un caro è un atto di amore, e quanto di meno egoistico possa esistere, proprio perché, in ogni caso, la morte è traumatica, dolorosa, spaventosa.
Ma non terribile. Non cattiva.
Per alcuni, la morte corrisponde alla salvezza, al di là di qualsiasi senso religioso questa affermazione possa avere, e l'eutanasia potrebbe essere davvero il mezzo migliore per ottenerla.
Scorri le immagini per vedere i grafici ottenuti dai risultati del sondaggio.
Collaborazione di Tommaso Massai e Letizia Brazzini.
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