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chiaragallo3110

Super Papà

Il 19 marzo, in concomitanza con la festa di San Giuseppe, si celebra ormai da un secolo la figura paterna della famiglia, il capostipite, oserebbero dire alcuni dei nostri antenati, colui che interpretava il ruolo autoritario della famiglia, la figura fondamentale che si occupava di sussistere al lato economico familiare, ma che allo stesso tempo era assente dal percorso di crescita dei figli, ruolo invece relegato esclusivamente alla madre. Questo era il tempo del padre-padrone, spesso considerato anche come “il cattivo di casa”, a lui venivano incaricate mansioni poco piacevoli: ramanzine e sberle da dare a fine giornata ai figli che erano stati poco rispettosi.

Tale tempo è finito, per lasciare spazio ad una fase di totale rinascita di tale figura. Ad oggi il padre cerca di essere presente nella crescita e nella vita del figlio allo stesso modo della madre, vi è una vera e propria fase di sviluppo della paternità, quasi del tutto equivalete al senso di maternità che invade le madri. Stessi diritti e stessi doveri nei confronti del figlio, stessa spalla su cui contare e su cui poter piangere, stessi

incarichi e mansioni ai fini del totale benessere del figlio. Madre e padre si prendono per mano, permettendo al figlio una strada più solida e coesa da poter percorrere in futuro (Il tutto è ancora tutt’oggi in fase di sviluppo).

Filastrocche, poesie, disegni, lavoretti svolti a scuola sono il primo segno di amore di un figlio verso il padre: memorabile è la fase in cui arriva il momento di leggere a voce alta, o addirittura recitare a memoria i versi di quella poesia che per giorni era risuonata all’interno delle nostre menti e che non si decideva ad entrarvici, che bella sensazione poter donare una piccola parte del proprio tempo alla persona che più di tutte cerca di rendersi all’altezza dei 9 mesi passati all’interno della pancia della madre, mostrando e facendo capire che, nonostante non avesse il privilegio di poter curare sin dall’inizio il feto dal suo interno, era comunque lì fuori ad aspettare con le mani tese, una verso la madre e una verso la piccola nuova vita.

Il padre è quella figura che sempre sarà il supereroe dei figli e il principe azzurro delle figlie, quella persona che fa scattare quella sana gelosia che si prova nei confronti delle altre persone perché vorremmo sempre averlo tutto per noi.

Un pensiero quindi va a tutti i padri, a coloro che non ci sono più, ma che comunque vegliano dall’alto, a chi sta imparando ad esserlo, dopo fasi di ripetuti errori, a chi si presta ad esserlo, nonostante il figlio non sia sangue del suo sangue, situazione ancora più critica, ma che alla sua riuscita il “ricevere” raccolto sarà sempre di più del “dare” seminato, perché i figli sono di chi li cresce, non di chi li dà semplicemente al mondo, la parte più complessa arriva sempre dopo. A chi è alle prime armi, a chi scoprirà di esserlo appena diventato in questa splendida giornata (quale regalo migliore).

Con l’augurio di potersi sempre sentire all’altezza dell’amore che gli viene dato in dono giorno dopo giorno.

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