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Immagine del redattoreMartina Romeo

26 aprile 1478 - La Congiura dei Pazzi

La famiglia Pazzi, originaria di Fiesole, sin dal Duecento è stata un’importante costituente della città fiorentina: è però solo dagli inizi del Quattrocento che, grazie ad Andrea, uno dei membri più illustri della famiglia (celebre per aver commissionato a Brunelleschi la nota Cappella Pazzi, parte del complesso monumentale di Santa Croce), i Pazzi espansero le loro ricchezze, divenendo una delle casate più influenti di tutta Firenze.

L’ascesa dei Pazzi andò avanti con Jacopo de’Pazzi, uomo con un innato spirito per gli affari, il quale riuscì ad ottenere il titolo di cavaliere (innalzando così il suo prestigio) nel 1469 e anche attraverso dei matrimoni di convenienza che permisero loro di imparentarsi con molte delle famiglie più importanti di Firenze, tra le quali anche i Medici stessi grazie all’unione tra Guglielmo de’Pazzi e Bianca de’Medici, sorella maggiore del Magnifico. In questo modo, con il passare del tempo, la banca dei Pazzi divenne, assieme a quella dei Medici, la più prospera di Firenze.


Nel corso degli anni, la famiglia dei Medici e quella dei Pazzi si scontrarono in diverse occasioni, creando una vera e propria battaglia di dominanza politica.

Uno dei motivi scatenanti di questa guerra fu l’acquisto della città di Imola: Lorenzo il Magnifico voleva che fosse Firenze ad acquisire la città romagnola in modo da espandere la propria influenza, ma ciò andava contro il volere di papa Sisto IV, il quale aveva intenzione di donare la città al nipote Girolamo Riario in seguito al suo matrimonio con Caterina Sforza.

Il possesso della città di Imola, con l’aggiunta di ulteriori cause scatenate da motivi politici, ideali ed economici, fecero maturare l’idea di quella che passerà poi alla storia come “Congiura dei Pazzi”.

La mattina del 26 aprile 1478, nel pieno regime della famiglia Medici sotto la guida di Lorenzo il Magnifico, alcuni cospiratori che parteciparono alle fasi operative dell’attentato, si riunirono nella Villa “La Loggia”, all’epoca una delle molte residenze della famiglia Pazzi.

Stando ai racconti di Machiavelli nel suo Istorie fiorentine, è possibile sapere che è dai cospiratori più giovani che il piano parte: il primo a nutrire il desiderio di eliminare i due fratelli Medici fu Francesco de’ Pazzi, che spiegò i suoi propositi prima a Girolamo Riario e poi a Francesco Salviati. I tre ritengono indispensabile trovare un appoggio in Sisto IV che, dopo aver dato il suo consenso, consiglia ai tre di ingaggiare il noto condottiero Giovanni Battista da Montesecco. Tra gli altri mandanti della congiura figura anche Ferrante d’Aragona, il re di Napoli, animato da sentimenti antimedicei concretizzati nell’accoglienza, a Napoli, a fuoriusciti fiorentini avversi alla politica dei Medici, tra i quali Bernardo Bandini Baroncelli, divenuto uno degli assassini di Giuliano.

L’intento della congiura era quello di uccidere contemporaneamente sia Lorenzo che il fratello, non potendo correre il rischio che uno dei due sopravvivesse.

La prima occasione per la realizzazione del piano si ebbe ad un banchetto organizzato dai Medici sabato 25 aprile 1478, in onore della nomina di Raffaele Riario come cardinale: l’intenzione iniziale era quella di avvelenare Lorenzo e Giuliano, piano mandato a monte da un’improvvisa indisposizione di quest’ultimo. Venne, per questo, rimandato tutto al giorno seguente.


Proprio il 26 aprile 1478, il nuovo cardinale Riario aveva organizzato una messa di ringraziamento nel Duomo, portando i giurati a stabilire che l’uccisione sarebbe dovuta avvenire durante la celebrazione. Nonostante Giuliano sia ancora malato, egli si reca comunque al Duomo grazie all’ “aiuto” di Francesco de’ Pazzi.

Di Lorenzo avrebbe dovuto occuparsi Giovanni Battista da Montesecco, il quale però si rifiutò di uccidere un uomo di chiesa. Il compito fu quindi affidato ai due preti Stefano da Bagnone ed Antonio Maffei, entrambi legati ai Pazzi.

Tutti i cospiratori, va però sottolineato, erano poco esperti di armi, tant’è che Francesco de’ Pazzi e Bandini Baroncelli ebbero la meglio su Giuliano solo perché lo stesso era sia malato che disarmato. I due sacerdoti, invece, riuscirono solo a ferire Lorenzo, il quale riuscì (grazie anche all’aiuto dell’amico Poliziano) a rifugiarsi nella sagrestia. Al contempo, dall’altra parte della città, Salviati ed i suoi uomini cercarono di impadronirsi di Palazzo Vecchio.


I piani, però, non andarono secondo quanto previsto dai congiurati: non solo perché il Magnifico sopravvisse, ma anche perché venne sottovalutata la reazione dei fiorentini.


Francesco de’ Pazzi, gravemente feritosi alla coscia durante l’intento di uccidere Giuliano, si rifugiò nel palazzo di famiglia per medicarsi, ma venne raggiunto da una folla inferocita che lo trascina a Palazzo Vecchio, luogo in cui subirà la stessa sorte di Salviati: impiccato alle finestre del medesimo palazzo.

Anche Montesecco fu catturato ma, per il suo rifiuto finale e grazie alla sua attiva collaborazione con la giustizia, venne giustiziato tramite decapitazione, pena ritenuta più onorevole dell’impiccagione. Tutti gli altri partecipanti alla congiura subirono lo stesso destino, appesi alle finestre di Palazzo Vecchio.


Per la famiglia dei Pazzi iniziò così un declino inarrestabile e definitivo, concluso poi con la damnatio memoriae, attuata attraverso la confisca dei loro beni e con la distruzione di tutti i segni della loro esistenza. Secoli dopo, la Congiura dei Pazzi continua a rimanere una delle poche testimonianze che si hanno della presenza di questa famiglia nel capoluogo toscano e della loro, anche se breve, grande importanza a livello economico.


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