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"Ciao"

“Bella ciao”, “Ciao, ciao, bambina”, “Ciao Darwin” e ci sarebbero centinaia di altri esempi sull'uso del comunissimo, amatissimo e italianissimo saluto ciao.


Il saluto “ciao” è infatti uno dei termini più comuni della lingua italiana, oltre a essere una delle parole della nostra lingua più famose all'estero, assieme a “pizza”, “pasta” e “mamma”, ma siamo sicuri di sapere davvero cosa significa?


“Ciao” deriva da una forma di saluto diffusa a Venezia nei secoli scorsi, “s'ciao” (o “s'ciavo”), il cui significato ci può apparire piuttosto sorprendente: vuol dire infatti “schiavo”! Il senso di tale saluto era dunque molto formale e rispettoso, era come dire “sono schiavo vostro” “sono a vostra disposizione”. L'espressione “schiavo vostro” come formula di saluto, del resto, si trova già nelle opere di Goldoni nel Settecento (“Amici, vi sono schiavo” esclama il cavaliere di Ripafratta in una scena della “Locandiera”). Tuttavia è soprattutto nel secolo successivo che la parola ha assunto la sua caratteristica informalità, tanto da essere considerato oggi un saluto colloquiale adatto più per gli amici intimi che per gli estranei.


P.S. Una precisazione a parte la merita pure il termine “schiavo”; esso deriva dal latino “sclavus”, parola che tuttavia compare nella lingua latina solo in epoca molto tarda, nel Medioevo (al tempo dell'impero romano era “servus” a voler dire ciò che noi oggi chiamiamo schiavo). La parola sclavus venne coniata per antonomasia a partire dal termine “slavo”: era infatti proprio dai paesi slavi che provenivano la maggior parte degli schiavi venduti nelle piazze di tutta Europa (un commercio da cui, va detto, gli antichi “italiani” non erano estranei).

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