Nella lingua italiana, “ammazzasette” è un nomignolo con cui si definiscono, in maniera denigratoria, gli spacconi, gli smargiassi e i millantatori di ogni risma, quelli che, insomma, raccontano di aver compiuto imprese mirabolanti e completamente inverosimili.
Varie sono le possibili origini di questo nome, che affonda le sue radici in storie di mosche o in storie di pirati: scegliete voi cosa preferire!
L’etimologia più gettonata riconduce il termine a una favoletta popolare. La storia narra di un giovane indolente che passava nell’ozio tutto il suo tempo; un giorno, mentre tentava di schiacciare un sonnellino, un nugolo di mosche iniziò a svolazzargli intorno, impedendogli di dormire per il fastidioso ronzio. Il giovane, seccato, mosse un braccio per allontanarle e finì per schiacciarne alcune: più precisamente, contandole, vide che erano sette. Entusiasta della sua “impresa” cominciò a farsi chiamare, appunto, “ammazzasette”; dovunque andasse raccontava di come lui era riuscito, con un sol colpo, a spegnere sette vite… naturalmente non specificava che si trattava di mosche: la gente così cominciò a credere che avesse affrontato e ucciso sette nemici. La sua fama di grande guerriero crebbe e da quel momento il giovane “ammazzasette” si guadagnò il rispetto di tutti.
Meno favolistica è l’etimologia che riconduce il termine alle imprese di Dragut, personaggio storico realmente esistito. Pirata, corsaro e ammiraglio, vissuto nella prima metà del ‘500 fu protagonista di numerose leggende popolari e altrettanto numerose imprese in tutto il Mediterraneo. Erede dell’altrettanto celebre pirata musulmano Khayr al-Din, meglio conosciuto come “il Barbarossa”, Dragut fu signore di Tripoli, in Libia, e viceré di Algeri. Come corsaro al servizio del sultano, compì svariate razzie in tutta Italia: da Capraia alle Cinque Terre, dall’Isola d’Elba alla città di Vieste nel Gargano, senza ovviamente dimenticare Malta. Per la sua ferocia e il terrore che incuteva, si guadagnò l’appellativo di “Spada sguainata dell’Islam”.
Ora però, cosa c’entra Dragut col termine “ammazzasette”? Presto detto. La fama del corsaro molto è dovuta alla ferocia del suo equipaggio; fra i membri della sua vastissima ciurma, Dragut poteva annoverare anche una sorta di “reparti speciali”: guerrieri incalliti, pieni di tatuaggi, vestiti con elmi dorati e pelli di leone [se vi sembra che anche qui sconfiniamo nella favola, sappiate che sono d’accordo, ma questo è ciò che riportano le mie fonti]. Bisogna sapere che i marinai del mediterraneo, all’epoca, parlavano una sorta di lingua franca, chiamata sabir, composta da termini soprattutto italiani, spagnoli e arabi: questa lingua mista era spesso l’unico modo che marinai di nazionalità diverse avevano di intendersi. Ebbene in lingua sabir gli uomini di Dragut erano detti matasiete, in quanto al momento di arruolarsi giuravano di uccidere in ogni impresa almeno sei nemici: matar, in spagnolo è “uccidere” e settah in arabo vuol dire “sei”. Nonostante la differenza numerica, questa potrebbe essere l’origine del termine “ammazzasette”.
Non so quale delle due etimologie sia quella vera, sempre che una delle due lo sia; io vi ho solo raccontato due storielle, scegliete voi quella che vi è piaciuta di più.
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