“L’arte quantistica si rivolge al Microcosmo, al mondo delle particelle subatomiche, ad una realtà invisibile e immateriale dove non si possono conoscere gli oggetti, ma solo le loro relazioni; una realtà dove tutte le cose e tutti gli eventi sono interconnessi.”
-Paolo Manzelli e Daniela Biganzoli in “Arte Quantistica: nuove visioni del futuro della conoscenza”.
L’Arte Quantistica produce un nuovo modo di vedere le cose: viene definitivamente
accantonato il concetto di “osservazione”, per rimpiazzarlo con la visualizzazione estetica di
processi mentali quantistici di elaborazione interiore di emozioni e forme, che senza la
capacità visionaria di un artista rimarrebbero probabilmente privi di significato, poiché
concepiti solo ed esclusivamente sul piano scientifico.
Ciò si traduce in una piena complementarietà tra fisica quantistica e arte, dal momento che
l’artista non compone più rappresentazioni puramente soggettive che esulano dall’ambito
scientifico.
Per quanto riguarda l’arte contemporanea, stiamo assistendo ad una vera e propria crisi, dove
le opere sono prodotte secondo schemi rappresentativi ed emozionali fini a se stessi.
D’altronde già i latini avevano scritto “ars gratia artis”, motivo poi ripreso da Oscar Wilde
con “Art for art’s sake”: l’arte dunque, per quanto riguarda le correnti estetiche, non deve
avere valore didascalico e morale.
Al contrario, l’Arte Quantistica diventa “attività di ricerca conoscitiva” dal momento che è
capace di vedere oltre le ipotesi per produrre dei modelli futuri di sviluppo: ciò è necessario
per superare la concezione meccanica e riduttiva della scienza. In questo modo essa si
propone di collaborare direttamente con la scienza quantistica, così da elaborare soluzioni
nuove dell’occulto, della realtà non osservabile, esprimendosi come un ulteriore sviluppo del
pensiero creativo.
Il movimento diviene il linguaggio perfetto per una descrizione della realtà d’insieme,
riuscendo ad esplicitare perfettamente un cambiamento radicale, che perderebbe di forza se
fosse orale o scritto.
Un esempio lampante di tale affermazione è la Notte stellata di Van Gogh: negli ultimi anni
gli astronomi si sono accorti che l’artista, senza averne minima idea, era riuscito a
rappresentare il comportamento della turbolenza nella dinamica dei fluidi, uno dei problemi
più difficili per la scienza, che ha trovato risposta solo nel 1941 con Andrej Kolmogorov.
La riflessione sul cogliere gli aspetti più interni della realtà, tralasciando in parte il visibile,
aveva già preso avvio nel Settecento, con Georg Christoph Lichtenberg. Tale eredità è stata
poi raccolta da Kandinsky in una delle sue opere principali, Lo spirituale dell’arte ; il saggio
non ha come oggetto principale l’arte, ma la spiritualità: egli si propone come il profeta di
un’arte nuova, completamente spirituale, in grado di indagare il mondo intangibile
dell’interiorità.
L’arte moderna, per l’artista, non deve più andare alla ricerca di ciò che caratterizza l’esterno,
ma piuttosto cercare di sviscerare la realtà profonda, fino ad allora sostanzialmente
sconosciuta al mondo dell’arte.
Quest’ultima unita alla spiritualità della vita dà origine a una vera e propria liberazione della
materia, staccandosi dalla pura imitazione: si parla così di una sorta di principio necessario
interiore che deve portare l’artista a cogliere l’anima delle cose: se volessimo citare
Heidegger, si parlerebbe di arte come “linguaggio dell’essere”.
Nella poetica di Kandinsky si può dunque assistere ad un avvicendarsi si forme, tracce e corpi
luminosi, che impongono una velocizzazione non solo del processo artistico, ma anche
dell’assimilazione della stessa opera: quest’ultima allora si apre alle modificazioni, non è mai
finita e non si limita ad assunti già predisposti.
Prendendo in esame una delle prime opere astratte Acquerello astratto si può leggere dallo
stesso autore: “Molto più tardi, a Monaco, un giorno rimasi colpito da uno spettacolo
inatteso, proprio quando stavo tornando nel mio studio. Il sole tramontava; tornavo dopo
avere disegnato ed ero ancora tutto immerso nel mio lavoro, quando aprendo la porta dello
studio, vidi davanti a me un quadro indescrivibilmente bello. All’inizio rimasi sbalordito, ma
poi mi avvicinai a quel quadro enigmatico, assolutamente incomprensibile nel suo contenuto,
e fatto esclusivamente da macchie di colore. Finalmente capii: era un quadro che avevo
dipinto io e che era stato appoggiato al cavalletto capovolto. Il giorno dopo tentai alla luce del
sole di risuscitare la stessa impressione, ma non riuscì. Benché il quadro fosse ugualmente
capovolto, distinguevo gli oggetti e mancava quella luce sottile del tramonto. Quel giorno
però mi fu perfettamente chiaro che l’oggetto non aveva posto, anzi era dannoso ai miei
quadri.”.
Non esiste, per Kandinsky, una correlazione con un oggetto esistente, in quanto la bellezza,
così come l’interiorità dell’artista, viene raggiunta solamente attraverso il colore e la forma
colorata.
In Acquerello astratto possiamo osservare solamente delle macchie di colore e delle linee a
matita e penna; l’unico elemento unificante risulta essere il bianco del foglio, inteso come
margine ideale della chiazza di colore.
Nel suo insieme l’opera sembra essere l’effetto di una detonazione ad alta quota, che si
risolve con una spinta energetica non indifferente, che spazza via letteralmente tutta la
materia che c’è intorno e che si aggrega e disgrega in forme sempre nuove ed originali.
“Ogni opera d’arte nasce come nasce il cosmo: attraverso catastrofi che dal fragore caotico
degli strumenti formano una sinfonia, che chiamiamo armonia delle sfere. La creazione di
un’opera d’arte è la creazione di un mondo” da tale citazione si può intuire come tutto sia
considerato parte di un insieme, dove non basta limitarsi allo studio dell’esterno, ma bisogna
inesorabilmente approfondire l’interiore, l’oscuro, per far parte effettivamente di questo tutto.
L’Arte Quantistica, dunque,costituisce un elemento di transizione tra la vecchia scienza, che
divide la materia dalla mente e viceversa, ad una visione completamente nuova del pensiero
creativo, proponendo sintesi che non sono più limitate alla riproduzione del mondo esterno.
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