La conosciamo come una delle figure artistiche più discusse degli ultimi tempi, ma chi è veramente Marina Abramović?
Nata a Belgrado nel 1946, Marina Abramović è una delle esponenti più celebri della performance art. La sua produzione artistica ha inizio nel 1973 - anno in cui presenta la sua prima performance, Rhythm 10 - e prosegue tuttora.
Ma l’Abramović raggiunge il culmine del suo successo nel 2010, anno in cui mette in scena la performance The Artist is Present al MoMa (Museum of Modern art, New York): è durante questa esperienza che l’artista sconvolge il pubblico grazie soltanto all’intensità della sua persona. Marina Abramović dimostra la capacità di comunicare emozioni diverse - anche del tutto contrastanti - semplicemente attraverso la forza dello sguardo, e questa è la sua arte.
Arte che è arrivata fino alla nostra città: dal 3 ottobre 2018 al 20 gennaio 2019 la Fondazione Palazzo Strozzi ha ospitato The cleaner, mostra discussa e controversa che ha raggiunto la cifra record di 180000 visitatori, candidandosi come mostra di arte contemporanea più visitata di sempre in Italia.
Il 23 settembre 2018, all'inaugurazione di questa mostra, si verifica però un episodio a dir poco peculiare. La Abramović si trovava a Firenze per il firmacopie del catalogo dell’esposizione e, all’uscita dal Palazzo dopo l’evento, è stata aggredita da un uomo che le ha scaraventato sulla testa un quadro raffigurante l’artista stessa.
L’uomo, 51 anni, della Repubblica Ceca, ha in seguito definito il suo un “gesto d’arte”: la motivazione dell’atto violento è stata che è questo il suo modo di omaggiare gli artisti che stima e ammira.
Ma ciò che veramente sorprende della vicenda è l’incredibile reazione di Marina Abramović. Non ha dimostrato rabbia, tutto il suo shock si è manifestato soltanto in una richiesta: di parlare con l’uomo e comprendere il motivo della sua azione. Anche in seguito, raccontando la brutta avventura, l’artista afferma: “Per me è difficile capire ed elaborare la violenza. È la prima volta che mi succede una cosa del genere, e ancora non riesco a capire. Con la violenza sugli altri non si fa arte. Anche io sono stata una giovane artista non famosa ma non ho mai fatto del male a nessuno. Nel mio lavoro io metto in scena diverse situazioni e metto a rischio la mia vita. Ma questa è una mia decisione e stabilisco io le condizioni. Dopo tutto quello che è successo sono tornata in albergo. Ho fatto una doccia, mi sono cambiata la camicia e sono uscita di nuovo. In passato mi sarei arrabbiata per un fatto del genere, oggi invece provo compassione”.
Questo dimostra la condizione di pace e serenità interiore che la Abramović possiede: non dimostra rabbia, non prova rancore, semplicemente si interroga sui perché, riflette sulle emozioni e i sentimenti che possono aver provocato un gesto tanto drastico e scioccante. Riesce a immedesimarsi nell’altra persona e addirittura a provare compassione. Ed è proprio grazie a questa ricchezza spirituale che la sua performance art è riuscita a diffondersi nel mondo, a emozionare e sconvolgere migliaia di persone, ad “attraversare i muri”.
Celebrazione di quasi cinquant’anni di una performance art rivoluzionaria, Attraversare i muri è l’autobiografia di Marina Abramović pubblicata nel 2016.
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