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Immagine del redattoreletiziabrazzini

Banane e renne

Trovo che i minuti e le ore siano sopravvalutati. Dovremmo trovare nuove unità di tempo, che permettano di visualizzare lo scorrere di quest'ultimo in maniera più concreta e piacevole. Che cosa mi dice il termine “minuto”? Di fatto nulla, sono solo sessanta secondi. Potremmo definire un minuto come il tempo impiegato a lavarsi i denti, o a scendere ad apparecchiare la tavola dopo l'ennesima sbraitata di tua madre. Perché adattarsi a dogmi fissi, come i minuti, o i metri, o i chilogrammi, quando c'è un'infinità di altre cose che potremmo considerare come unità di misura, se solo volessimo?

E il bello, signori, è che c'è davvero chi lo fa.

I minuti sono accademici, antiquati e fuori moda. La nuova unità di tempo, invece, è semplice, immediata e rivoluzionaria: vi presento il pisanzapra. Termine malese, significa letteralmente “il tempo necessario per mangiare una banana”.

Immaginate di inserirlo nei discorsi:

-Tra quanto parte il treno?-

-Eh, tra un paio di pisanzapra, dobbiamo aspettare.-

Un'ora conterrebbe trenta pisanzapra, un giorno 720, un anno chissà quanti. Milioni di banane. Un paradiso per tutti. Orologi senza numeri, facili da leggere. Meno fretta e più pazienza, che se perdi l'autobus della mattina basta sbucciare qualche banana e poi ne arriva subito un altro.

Anche i chilometri ormai sono diventati obsoleti, forse addirittura più dei minuti. Se non altro perché i minuti sono universali, i chilometri da qualche parte sono miglia, da qualche altra parte iarde e così via. Roba da non crederci. Ci vorrebbe un'unità di misura uguale per tutti, e che non lasci spazio a dubbi o ad incertezze, perché quella è, e quella rimane. Senza bisogno di fare alcuna ricerca o di impararsi le equivalenze.

Ho parlato del problema a un mio caro amico finlandese, Jussi, che mi ha aperto gli occhi su un intero mondo privo di metri e chilometri inutili, e ricco invece di poronkusema.

“Un poronkusema”, mi ha spiegato Jussi, “è la distanza che una renna può comodamente percorrere prima di dover fare una pausa”.

Io lo trovo geniale e rivoluzionario. Tutto prende una luce diversa, se visto dagli occhi del poronkusema.

Immaginate di stare camminando da una sessantina di pisanzapra e di non poterne più, di avere i piedi a pezzi, fame, sete, caldo e bisogno di andare in bagno.

-Ma insomma, quanto manca?- chiedete al vostro compagno di viaggio.

-Non molto, soltanto la distanza che una renna può comodamente percorrere prima di fare una pausa- vi risponde.

Ci vuole così tanto anche solo a dirlo che, quando finisce, siete già arrivati a destinazione.

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