Ricordate i primi mesi del 2020? La quiete prima della tempesta? Andando indietro nel tempo, tornando con la mente al festival di Sanremo 2020, l'unico evento documentato e condiviso da tutti gli italiani che ha lasciato traccia dell’esistenza di qualcosa prima dello scatenarsi dell’apocalisse. In quel periodo, ogni singolo italiano sembrava aver magicamente conquistato un master in giornalismo e critica musicale al CPM di Milano e non si tratteneva dall’esprimere giudizi su chiunque, anche sui giudici della gara. Poi, per il nostro intelletto, le sfide si sono fatte purtroppo più acute con l’iniziare di marzo: siamo passati da un master in critica musicale ad una laurea in medicina con specializzazione in virologia. Dato che lo tsunami Covid 19 si è abbattuto sulle coste dello stivale ( e non solo) e ci ha reclusi tutti in casa, abbiamo avuto tanto tempo libero per dare libero sfogo alla nostra fantasia e far correre indisturbatamente il nostro flusso di coscienza, facendo un baffo alle 700 pagine dell’Ulisse di Joyce. Ed eccoci ogni giorno ad inventare sempre nuove teorie, le più strampalate che siano mai state sentite. Siamo stati sommersi da un’ ingente quantità di notizie tanto da non essere più in grado di fermarci a riflettere sull’assurdità di alcune di esse. Siamo passati da coloro che negavano l’esistenza del virus, a coloro che ideavano nuovi modi per combatterlo, probabilmente sognati la notte precedente o frutto di un eccessivo scrolling di Facebook.
Una delle voci più eclatanti che sono state messe in circolo affermava che barba, i baffi e i capelli lunghi fossero pericolosi per l’annidamento del virus. Sarà stato per questo motivo che le foto dei ragazzi coi capelli rasati a zero hanno preso il sopravvento su quelle dei barbuti dallo stile trasandato alla Chris McCandless di “Into the wild”.
Ma da dove è nata questa "affidabilissima" teoria? È il frutto di un’errata interpretazione di un’infografica del Center for Disease Control and Prevention Usa ( Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie, un organismo di controllo sulla sanità pubblica statunitense), dedicata alla sicurezza sul lavoro per il corretto utilizzo delle mascherine. L’immagine in questione è la seguente:
La slide confronta 36 diversi tipi di rasatura, 18 dei quali vengono sconsigliati perché potrebbero rendere inefficace l’uso dei dispositivi di protezione. Alcuni esperti hanno spiegato che le giunture della protezione sono molto fragili e, se esposte per un tempo prolungato alla peluria, rischiano di rompersi. I maggiori indiziati, però, non sono i capelli, bensì la barba. Attenzione! Ciò non equivale a dire che tagliarsi barba e baffi aiuti a prevenire il contagio da Covid 19. Il problema risiede piuttosto nel fatto che questi portano ad una minore adesione della mascherina a naso e bocca, da cui consegue una minore protezione. Non è assolutamente vero che il virus si annida lì, quindi che lavarsi ossessivamente la barba ad ogni ora o rasarsela di continuo rinunciando al sogno di somigliare a Leonardo Di Caprio in “The Revenant” quando vi guardate allo specchio, sicuramente non vi rende meno esposti al contagio.
Dato che lo scenario si sta ripresentando come un terribile dejavù, è importante prestare attenzione e smentire alcune fakenews frutto della psicosi collettiva, che a questa ondata sarà sicuramente ancora più accentuata. Ovviamente il consiglio di evitare barbe alla Garibaldi è senz'altro utile in questa fase, in quanto siamo ancora esposti ai contagi del mondo esterno, ma nel caso in cui dovessimo andare incontro ad un nuovo lock down, non c’è alcun pericolo: nessun virus maligno striscerà fuori dalla vostra barba di notte per entrarvi nel naso o nella bocca mentre dormite.
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