"Cronaca di un veto annunciato", così, prendendo in prestito e rimaneggiando un minimo il titolo di un libro di Gabriel García Márquez, si può ricostruire la storia dell'approvazione, fallita al momento, del prossimo bilancio settennale dell'Unione Europea, anche se la partita è tutt'altro che chiusa.
Il 16 novembre, al momento della votazione per l'approvazione del bilancio dell'Unione i rappresentanti dei governi di Ungheria e Polonia hanno opposto il veto alla clausola che condiziona l'accesso ai fondi erogati dall'UE al rispetto della Stato di diritto, fondamentale principio europeo.
L'opposizione era stata annunciata da tempo, ma le gravi conseguenze di natura economica che potrebbero colpire i paesi dell'unione (Polonia ed Ungheria in primis) fanno pensare che la situazione, come annunciato da diversi esponenti delle autorità dell'Unione, possa sbloccarsi entro poche settimane.
Una serie di annunci che ha entusiasmato il mondo: a tempo di record sono arrivati a fine sperimentazione almeno tre vaccini anti-Covid prodotti tra Europa e Stati Uniti dalle case farmaceutiche AstraZeneca, Pfizer e Moderna.
Nel giro di dieci giorni sono stati annunciati risultati positivi che fanno ben sperare per l'inizio del prossimo anno con l'obiettivo dichiarato di distribuire le dosi di vaccino il prima possibile a tutta la popolazione mondiale: parlando di Europa, l'Unione Europea ha negoziato l'acquisto di trecento milioni di dosi con Pfizer, annunciando che saranno diversi i contratti conclusi con le case farmaceutiche per l'acquisto e la distribuzione in tutta Europa del vaccino.
L'annuncio ha suscitato sollievo, le notizie che provengono dalla sperimentazione sono confortanti ma ancora non è tempo di cantar vittoria, la strada resta lunga ed è bene "essere prudenti e restare al sicuro" come dichiarato dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.
Donald Trump non si arrende dopo la sconfitta alle elezioni presidenziali del 3 novembre nonostante da più parti provengano notizie e conferme a lui sfavorevoli, il tycoon non sembra voler mollare la presa rilanciando accuse di brogli ed invocando il coraggio "di legislatori e tribunali" per "fare quel che va fatto e mantenere l'integrità delle nostre elezioni".
La situazione resta molto tesa negli Stati Uniti, divisa e frammentata tra Joe Biden, già a lavoro per la costruzione della squadra presidenziale e per la strategia da adottare fin da subito per migliorare la situazione sanitaria, e Donald Trump che non sembra assolutamente intenzionato a riconoscere la vittoria del candidato democratico: ancora non è possibile dire quali possano essere le conseguenze dell'atteggiamento ostruzionista di Trump soprattutto in relazione alla diffusione del coronavirus negli Stati Uniti.
La speranza di una transizione presidenziale tranquilla sembra, al momento, ridotta al minimo.
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