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corradociampi

Che succede?

Tra Israele e Palestina sembra esserci finalmente la possibilità di arrivare alla pace dopo che nella serata di giovedì è entrato in vigore il cessate il fuoco, anche se questa misura di interruzione delle ostilità è solo temporanea e spesso è più da considerare come il preludio alla stipulazione di un trattato di pace o di un armistizio: il solo cessate il fuoco non per forza significa la fine delle ostilità esplicite, ma sicuramente rappresenta un punto di partenza molto importante per riportare la situazione in Palestina alla calma.

Sia Hamas, il gruppo radicale palestinese che governa di fatto la Striscia di Gaza, sia lo stato israeliano si sono ritenuti vincitori della guerra combattuta negli ultimi giorni, costata centinaia di morti (soprattutto palestinesi) e danni enormi alle citta sepolte dalla pioggia di razzi scatenata dai contendenti in questi giorni.

Il cessate il fuoco è stato raggiunto anche grazie agli sforzi dell'Egitto, che tradizionalmente rappresenta il mediatore principale tra entrambi i contendenti, alle pressioni della comunità internazionale, ma soprattutto, secondo molti analisti, perché l'esercito e il governo di Israele hanno raggiunto gli obiettivi bellici che si erano prefissati, ovvero la riduzione significativa della capacità di Hamas di produrre armi (attraverso la distruzione di impianti e fabbriche), e il danneggiamento, se non anche in questo caso la distruzione, del sistema di tunnel sotterranei che collega la striscia ai territori circostanti, e che consente ad Hamas di aggirare l'embargo durissimo posto al territorio di Gaza dallo stato di Israele.

In settimana in diverse località sia israeliane sia palestinesi si sono tenute manifestazioni di protesta contro l'escalation di violenza che ha investito la zona nelle ultime tre settimane: sono scesi in piazza sia palestinesi che arabi israeliani, uniti nel chiedere a gran voce un trattamento più equo da parte dello stato israeliano, le cui leggi spesso sono discriminatorie o del tutto disinteressate alla condizione dei palestinesi residenti in Israele, e di fermare l'ondata di violenza; ma sono scesi in piazza anche ebrei, per lo più giovani, che hanno unito la propria voce a quella degli arabi per invocare la fine della guerra e un deciso cambio di passo nella gestione dei pur sempre delicatissimi rapporti arabo-israeliani.

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