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Come te la spiego l'ossessione di essere felice

Sii felice. Meriti tutta la felicità del mondo. Ti auguro di essere felice. Ognuno di noi si è sentito rivolgere queste pillole di gentilezza infinite volte, ma d’altro canto, è ciò che facciamo tutti. Augurare la felicità: un vero e proprio must have che sta bene con tutto, un po’ come il nero nei vestiti! Ma in realtà, siamo davvero felici? Certamente questa è una domanda meno gettonata, ma non per questo, meno importante. Arriviamo a un certo punto della vita in cui “Alla ricerca della felicità” non è più uno dei tanti titoli degli avvincenti racconti di Geronimo Stilton, ma inizia a diventare qualcosa alla quale pensiamo più concretamente. Una vita felice è fatta di una compagnia felice, di un lavoro felice, di un luogo sicuro in cui ci si sente tali, un bravo cane (o gatto, dipende): è questa la ricetta più famosa che ci viene da sempre propinata.

Ma come si diventa felici? Ognuno ha il proprio modo di accaparrarsi la propria dose di felicità, che sia a breve o a lungo termine, ad ogni modo non è sempre così facile.

Nel 2018, ha fatto scalpore la notizia che il corso più seguito nei 317 anni di storia dell’università di Yale riguardasse la felicità. Il corso si intitolava Psychology and the good life ed è stato scelto da uno studente su quattro. Era tenuto dalla psicologa Laurie Santos e come obiettivi prometteva di focalizzarsi sulla psicologia positiva e indurre cambiamenti nel comportamento. L’eccesso di adesioni ha causato non pochi problemi e Laurie Santos ha affermato che, in futuro, non avrebbe più tenuto il corso. Si sostiene che tutto ciò sia dettato dal fatto che da alcuni anni, tra gli studenti, sia cresciuta, in maniera significativa, la spinta ad essere perfetti nel corpo, nella mente e nella carriera. In poche parole, per essere felici è necessario essere perfetti in tutto. Questa “linea di pensiero” però, non sembra avere effetti estremamente positivi: in tantissimi si sentono sotto stress, sovrastati dalla necessità di eccellere e ad ogni costo. Molti riconoscono di essere ansiosi e depressi, preoccupati di dover ripagare debiti che ancora neppure possiedono. Eccoci giunti al paradosso della felicità: per essere felici è necessario essere perfetti, ma essere perfetti implica essere infelici, stressati e frustrati. Diverse ricerche dimostrano come le persone che hanno la propria felicità come obiettivo tendono, mediamente, a essere meno felici di altre. Susan David, parla di “ossessione della felicità”, di inflazione dei metodi per sviluppare il pensiero positivo, attitudine che porta a ignorare ansia, paura, rabbia e che in fin dei conti, disabitua a riconoscerle e a gestirle, impedendo di reagire in modo resiliente.

Per non parlare del fatto che sforzarsi di non avere pensieri negativi non fa che ingigantirli: in seguito ad una ricerca che ha coinvolto 70 mila persone, è emerso che un terzo di esse si sente inappropriata poiché sperimenta emozioni negative, o addirittura cerca di cancellarle.

Il fatto è che spesso dimentichiamo che di per sé, la felicità, è un’idea astratta e assoluta. Cercare di avvicinarcisi costantemente è un po’ come imporsi di riuscire a toccare l’orizzonte. Inoltre, cercare ossessivamente di perseguire la felicità per noi stessi, risulta una meta egoistica a tal punto da disconnetterci rispetto a chi abbiamo intorno, facendoci sentire più soli e di conseguenza più infelici.

Forse, una soluzione, potrebbe essere quella di progettare contesti (universitari ma non solo) che non obbligano i giovani a sognare di essere perfetti secondo criteri fisici e mentali, standardizzati e omologanti, ma che li spronano a scoprire e a coltivare i loro migliori talenti individuali. Certamente un’impresa non facile, dato che sarebbe opportuno ripensare l’intero sistema.

Rincorrere una futura felicità astratta diventa estenuante e nella stragrande maggioranza dei casi si rivela inutile. Nel frattempo, sembra essere sempre più necessario provare a farci caso davvero quando si è felici, perché in realtà (sono ottimista), nel presente, ci capita molto più spesso di quanto crediamo: sta sempre lì, negli attimi brevi, nelle piccole cose, la felicità.


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