Chi sono? Sono forse altro che questo spirito errabondo e furioso, questo spirito senza fissa dimora che cerca negli occhi degli altri casa?
Mi hanno detto che ho un corpo. Allora, corpo, parlami. Dimmi chi sei, da dove vieni, perché sei qui a fare a botte con la mia misera, timida anima. Fammi capire perché esisti. Io non ti voglio, io voglio essere intangibile e spessa quanto un filo d’erba. Io voglio silenzio e pace, qualcosa che nemmeno la mia anima riesce a trovare. Allora, corpo mio, non esigere troppo da me. Non chiedermi di fare qualcosa che non riesco a fare. Non chiedermi di riempirti, là dove io sono vuota. Corpo, vattene. Fammi restare qui con il mio solo spirito informe e confuso. Fammi vivere senza pretese, lasciami contemplare il dolore, lasciami piangere, lascia che le sensazioni, anzi, diventino eco lontana.
Mi sveglio: non è forse questa guancia la collina da cui scendono le mie lacrime? Non è forse questo corpo, con le mie cosce e la mia vergognosa pancia, lo scrigno della mia anima maledetta? I regali,d’altronde, devono essere incartati. Questo mio corpo, che spesso vedo così informe e senza senso, non è nient’altro che l’incarto del regalo di chi mi ha messo al mondo, anche solo per l’amore di una notte. Io sono un regalo. Questo corpo che non accetto, che rinnego, che disconosco, è il regalo che posso donare, come chi mi ha messo alla luce mi ha donato, a chi amerà. Ora voglio amare il mio corpo perché qualcuno possa amarlo allo stesso modo. Perché l’amore vero, come disse Victor Hugo, „ si dispera o va in estasi per un guanto perduto o per un fazzoletto trovato, e ha bisogno dell’eternità per la sua devozione e le sue speranze. Si compone insieme dell’infinitamente grande e dell’infinitamente piccolo.“ Rendiamo questo infinitamente piccolo incarto un infinitamente grande dono d‘amore. Rendiamo l’amore di una notte, questo nostro corpo senza patria, l’amore di una vita. Diamo a questo corpo una Nazione, diamo a questo corpo un’identità, un nome. Scartiamo questo regalo: ecco che l‘incarto diventa superfluo. Eppure un regalo senza incarto è come una farfalla che non è mai stata bruco. Lasciamo che l’anima, che la farfalla, possa essere prima bruco, ovvero corpo, ovvero bellezza senza pretese, ovvero bellezza in sé stessa, bellezza eterna, anche se soggetta al tempo. Diamo tempo al bruco perché diventi farfalla.
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