Ok, è vero, il titolo sa un po’ di clickbait, lo confesso. Potrebbe essere l’inizio di una barzelletta (“un cristiano e un cretino entrano in un bar…”). Spero però che non risulti troppo offensivo; in tal caso chiedo scusa, il mio intento non è, ovviamente, quello di urtare la sensibilità del lettore. Volevo solo risultare accattivante per parlare di quella che, a mio avviso, è un’etimologia molto curiosa.
Pochi sanno, infatti, che “cretino” deriva da “cristiano”… no dai, così siamo davvero alla provocazione spinta. Mi spiego meglio. Il noto insulto, che tutti noi abbiamo usato almeno due o tre (mila) volte solo nell’ultima settimana, deriva dal termine “chrétien”, che in francese vuol dire, appunto, “cristiano”.
Può risultare un boccone amaro da mandare giù il fatto che cristiano e cretino abbiano una radice comune. D’altronde a sollevare la questione, dandole risalto mediatico, fu il noto matematico e divulgatore Piergiorgio Odifreddi che, nel suo libro del 2007 “Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)”, abbraccia una teoria piuttosto spinosa e provocatoria. L’etimologia riproposta nel suo testo, infatti, vuole che i cristiani apparissero agli occhi dei pagani come tipi ingenui e sempliciotti, sempre assorti nelle loro elucubrazioni astratte; in conseguenza di ciò il termine “cristiano” (chrétien) avrebbe cominciato ad essere usato anche come insulto, assumendo il significato che ancora oggi attribuiamo a “cretino”.
La spiegazione è fantasiosa e, se pure può piacere, non è però condivisa dalla maggior parte dei linguisti. A convincerli di più è un’altra interpretazione, di ambito medico.
In alcune zone di Svizzera e Francia, vicino alle Alpi, era infatti endemica nei secoli scorsi una malattia che ancora oggi esiste nelle regioni montuose: il cretinismo.
Dovuto a una carenza di ormoni della tiroide, questo morbo causava malformazioni (per esempio la testa grossa e il “gozzo”, un rigonfiamento della tiroide), scarsa crescita (financo nanismo) e soprattutto deficit cognitivi. Era maggiormente questo che colpiva di un affetto da cretinismo: la sua inferiorità intellettuale. Insomma, essere cretini (malati di cretinismo) vuol dire essere stupidi.
Sembra dunque spiegato il perché dell’uso dispregiativo di “cretino”. Resta solo da capire perché questo morbo si chiamasse cretinismo: cioè, evidentemente, “malattia dei cristiani”, dato che proviene da chrétien.
La ragione è presto detta. Ancora oggi il lemma “cristiano” può avere un’accezione empatica, caritatevole: se io dico “quell’uomo è un povero cristo” o “quei cristiani se la passano male”, mi sto evidentemente riferendo a gente che versa in cattive acque e sto dimostrando pietà nei loro confronti.
Possiamo dunque immaginare che gli affetti da cretinismo suscitassero la pietà di chi li vedeva e venissero da costoro definiti “poveri cristiani” (chrétien), tanto che la malattia ha assunto questo nome come per antonomasia. A confermare questa idea abbiamo che la prima attestazione del termine cretinismo è del ‘700, nonostante il fenomeno fosse già endemico da secoli e ben documentato.
Dunque, in conclusione: vedendo gli affetti da cretinismo e provando pietà per loro è stato coniato il termine “cretino” per indicarli; in un secondo momento questo lemma, originariamente medico, è passato nel linguaggio popolare per indicare una persona stupida, con intento offensivo. A sostegno di questa ricostruzione viene niente popò di meno che Carducci, il quale, a fine ‘800, sosteneva che “imbecille” è un insulto da preferire a “cretino”, in quanto quest’ultimo è un “neologismo pedantesco di volgarizzamento scientifico”: se lo dice lui, mi fido!
In chiusura, ci tengo ancora a chiedere scusa se qualcuno si è risentito per il mio articolo, ma pensi questo: essendo nato come termine non offensivo, anzi addirittura come espressione di pietà e compassione, “cretino” non è poi un grande insulto… poteva andarvi peggio... potevo darvi di imbecilli.
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