“Ucraina, venti di guerra. Cosa succede in caso di attacco russo” Rai News, 23 febbraio 2022
"Ucraina-Russia, le news di oggi. Il Cremlino: "I leader del Donbass ci hanno chiesto aiuto contro l'aggressione di Kiev". Usa: Pretesto per il blitz. Possibile invasione russa entro 48 ore" Repubblica, 23 febbraio 2022
Questi sono solo alcuni dei tantissimi titoli, che, in particolar modo nel corso dell’ultima settimana, affollano ogni canale di informazione. Ma cosa sta succedendo? Cosa si cela dietro questi insistenti “venti di guerra”? Proviamo a capirne di più.
Tra i protagonisti principali del conflitto troviamo la Russia, guidata da Putin, in veste di “carnefice” e l’Ucraina in qualità di "vittima". Nonostante nelle ultime settimane le tensioni si siano fatte estremamente rilevanti, gli attriti tra questi due paesi non sono una novità ed hanno radici ormai piuttosto datate.
2014: La Russia invade l’Ucraina
L’invasione del 2014 si è conclusa con l’annessione alla Russia della Crimea (penisola nel sud dell’Ucraina) e con l’inizio di una situazione di instabilità e guerra civile nella parte orientale del paese leso che dura ancora oggi, ma della quale si parla molto poco.
Nel 2014 la situazione interna dell’Ucraina era molto instabile, l’invasione non fu preannunciata in modo evidente e sia i governi occidentali che l’Ucraina stessa, risultarono di fatto impreparati all’operazione militare russa.
L’invasione del 2014 e l’annessione della Crimea furono il risultato di una contesa tra Russia e Ucraina che andava avanti sin dall’indipendenza dell'Ucraina stessa, ottenuta in seguito alla cessazione dell’Unione Sovietica.
Nel 1954 la Crimea (che nel 1783 era entrata a far parte dell’Impero zarista russo), era divenuta territorio ucraino per volere di Nikita Kruscev, allora a capo dell’URSS. Questa decisione fu molto contestata, poiché circa due terzi della popolazione della penisola aveva origini russe: di conseguenza per la Russia questa restò sempre una questione irrisolta.
Nel 1992, infatti, il parlamento russo decretò che la cessione della Crimea del 1954 era stato un atto illegittimo (ciò è stato ribadito anche da Putin qualche mese fa).
Ottenuta l’indipendenza, l’Ucraina cominciò ad avvicinarsi sempre di più alla NATO e all’Europa. Nel 2004 ci fu la cosiddetta “rivoluzione arancione”, nel corso della quale gli ucraini protestarono in massa in difesa della vittoria elettorale del candidato filo-europeo Viktor Yushenko. Nel 2008 la NATO si dimostrò disponibile ad accogliere future richieste di integrare l’Ucraina nell’alleanza occidentale; ad oggi però nessun paese NATO intende davvero accogliere l’Ucraina nell’alleanza, ma la promessa del 2008 viene usata tuttora dalla Russia come “prova” che l’Occidente starebbe espandendo la propria influenza ai suoi danni.
La rivoluzione di Euromaidan
La causa scatenante dell’invasione avvenuta nel 2014, fu la rivoluzione che cominciò nel novembre del 2013 con le proteste di Euromaidan, a Kiev: migliaia di persone manifestarono per mesi sia contro la decisione del presidente Yanukovich di rifiutare un importante patto commerciale con l’Unione Europea, sia contro il corrotto regime filo-russo del paese.
Dopo mesi di tensioni, nell’inverno del 2014 il regime di Yanukovich decise di rispondere con la violenza. Così a Kiev iniziarono scontri feroci tra le forze di sicurezza e i manifestanti, che nel frattempo si erano armati e organizzati: il 20 febbraio del 2014 è ricordato come il giorno più sanguinoso, durante il quale ci furono decine di vittime e feriti.
La rivoluzione però raggiunse il suo obiettivo: il 22 febbraio Yanukovich ( condannato anni dopo dal tribunale ucraino per alto tradimento) lasciò il paese e scappò in Russia. A capo del governo fu nominato Arseniy Yatsenyuk, filo-europeo.
L’invasione
L’operazione militare Russa in Ucraina avvenne tramite un’ invasione non dichiarata: approfittando della situazione di instabilità e degli scontri che in quei giorni stavano avvenendo tra manifestanti favorevoli e contrari alla rivoluzione, furono spediti in Ucraina centinaia di membri delle forze speciali che non indossavano uniformi o segni di riconoscimento (noti come i “piccoli uomini verdi”), i quali occuparono progressivamente edifici governativi e aeroporti della penisola, fino a prendere il controllo dell’intera Crimea provocando così la caduta del governo locale.
Inizialmente l'operazione fu negata da Putin, che sostenne (contro ogni evidenza) che quei “piccoli uomini verdi” non fossero soldati russi ma membri di gruppi di autodifesa autoctona, che stavano combattendo per difendere la loro terra dal colpo di stato di Kiev e contro le violenze commesse nei confronti della popolazione russa in Crimea.
Eppure l’invasione si rivelò letale e neanche l’Occidente ebbe il tempo per reagire.
La Russia si assicurò così il controllo della Crimea, organizzando poi anche un referendum, che rese definitiva l’annessione della regione nel sud dell’Ucraina alla Russia. La comunità internazionale rifiuta di riconoscere questa annessione ancora oggi, poiché il referendum fu considerato illegittimo, anche dalle Nazioni Unite, dato che si era svolto con modalità interamente gestite dalla Russia e in circostanze tali da non permettere il libero esercizio del voto.
Dopo aver ammesso l’attacco della Crimea, Putin finanziò gruppi militari filo-russi nelle province di Donetsk e Lugansk, nell’est dell’Ucraina. Grazie alle armi russe e con l’aiuto di militari, i ribelli di queste zone presero il controllo delle province, dichiarando l’indipendenza dal governo ucraino e cercando di annettersi a Mosca. Cominciò così una durissima guerra civile, che ha provocò migliaia di morti.
All’inizio del 2015, gli accordi di Minsk, stabilirono la fine dei combattimenti e il ritorno all’Ucraina delle regioni ribelli di Donetsk e Lugansk, in cambio di più autonomia. Purtroppo però, benché fossero stati firmati sia dal governo ucraino sia da quello russo, gli accordi non furono mai davvero rispettati: ad oggi, la guerra civile nell’est dell’Ucraina è ancora in corso.
L’invasione della Crimea è vista come una sorta di precedente di ciò che sta accadendo oggi, poiché sembrerebbe che l’obiettivo del presidente russo in Ucraina sia controllare una parte sempre più ampia del paese, tramite la forza militare, la coercizione economica o la minaccia.
Cosa sta accadendo?
L’attuale crisi in Ucraina è ovviamente una conseguenza diretta della guerra e dell’invasione del 2014: l’Ucraina non ha rinunciato alla sovranità sulla Crimea e continua a condannare la Russia per il sostegno fornito ai separatisti nell’est del paese. D’altra parte Putin sta dimostrando di non voler indietreggiare nell'esercitare la sua influenza in quella zona.
Lunedì 21 febbraio 2022, Putin ha riconosciuto le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, due “regioni” russofone che si trovano nel Donbass ucraino, una regione situata nell’Est del Paese, ovvero, le stesse Repubbliche che si erano proclamate indipendenti da Kiev nel 2014.
La risposta di Stati Uniti e Ue
Come ampiamente testimoniato da tutti i media, gli Stati Uniti stanno agendo concretamente per prevenire un’invasione: hanno chiamato in causa la NATO in modo tale da allertare la NATO Response Force (NRF), forza multinazionale formata da 40mila soldati e incaricata di rispondere rapidamente alle emergenze, dimostrando di non voler agire unilateralmente, ma di voler rispondere al problema insieme agli alleati. Inoltre avrebbero già minacciato sanzioni contro la Russia, seguiti dall'Ue.
Otto anni ormai ci separano dal 2014 eppure la situazione non sembra essere poi tanto differente.
Ieri, 23 febbraio 2022, avevo terminato questo articolo con una frase di speranza, data dallo stampo ottimista di esperti che ritenevano impossibile un vero e proprio attacco armato. Perchè no, una guerra adesso sarebbe davvero impensabile. Ma oggi, 24 febbraio 2022, mi sono svegliata con la notizia più terribile di tutte: “ la Russia ha invaso militarmente l’Ucraina. Putin ha dato l’ordine di attacco, missili su Kiev”. Ecco il titolo riportato da ogni giornale questa mattina. Cari amici lettori, io ho davvero terminato le parole, il vento di guerra è ormai sangue.
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