Dal greco etymos, “vero” e logos, “studio”, l'etimologia è la scienza che studia l'origine delle parole. Se nell'italiano di oggi molti termini hanno una provenienza chiara, avviene talvolta che certe etimologie provengano invece da storielle simpatiche e inaspettate. Noi di UniFichiamoci abbiamo deciso di raccontarvi una di queste storie ogni giorno fino a Natale, come una sorta di calendario dell'Avvento etimologico. La parola di oggi è: “lapalissiano”
Lapalissiano è un aggettivo poco comune, però se lo avete sentito saprete che è un sinonimo di evidente, ovvio, naturale. Ma da dove viene questo termine? E perché ha questo significato?
Lapalissiano ha un'origine davvero curiosa: proviene da un militare francese, il marchese Jacques de La Palice (o Lapalisse), vissuto fra il 1470 e il 1525, anno in cui fu ucciso in battaglia a Pavia.
Proprio la sua morte diede origine al termine; infatti la sua vedova gli fece costruire una splendida tomba sulla quale venne inciso in francese l'epitaffio: “Qui giace il signore de La Palice. Se non fosse morto, farebbe ancora invidia”.
La seconda parte della frase, però, col tempo fu storpiata. In lingua originale infatti essa si scrive “Si il n'était pas mort, il ferait encore envie”. Ma bisogna sapere che in francese “envie” (invidia) si pronuncia come “en vie” (in vita); inoltre a quei tempi la grafia corrente portava a scrivere la effe come una esse allungata: pertanto “ferait” (farebbe) venne scambiato per “serait” (sarebbe). L'epitaffio dunque venne storpiato in “Se non fosse morto, sarebbe ancora in vita”: una cosa davvero evidente e ovvia!
La storia dell'epitaffio divenne presto celebre, tanto che vennero anche composte delle canzoni satiriche e irriverenti sul marchese de Lapalisse. La sua fama arrivò così fino all'Ottocento, epoca in cui il letterato Edmond de Goncourt coniò il termine “lapalissiano”, che per antonomasia descrive ovvietà, evidenze e tautologie.
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