Dal greco etymos, "vero" e logos, "studio", l'etimologia è la scienza che studia l'origine delle parole. Se nell'italiano di oggi molti termini hanno una provenienza chiara, avviene talvolta che certe etimologie provengano invece da storielle simpatiche e inaspettate. Noi di UniFichiamoci abbiamo deciso di raccontarvi una di queste storie ogni giorno fino a Natale, come una sorta di calendario dell'Avvento etimologico. La parola di oggi è: mutande
Le mutande: indumento di biancheria intima, maschile e femminile, che copre la parte dalla vita all’inguine.
Ma da cosa deriva questa parola?
Proviene dal latino matandae, gerundivo di mutare, e significa appunto da cambiare.
Originariamente le mutande erano un capo esclusivamente maschile, e solo nel ‘500 Caterina de’ Medici le introdusse nei guardaroba delle nobildonne, con la funzione di coprire la zona inguinale durante le passeggiate a cavallo. Ben presto però l’uso della biancheria intima si diffuse, specialmente tra gli ambienti nobiliari, e le mutande andarono via via impreziosendosi con ricami, pizzi e decorazioni eleganti, acquisendo sempre maggior accezione erotica. Per questo motivo La Chiesa le osteggiava reputandole un capo osceno, libidinoso e sessuale, simbolo di un’eccessiva frivolezza e scarso decoro. Furono infatti tacciate come l’indumento caratteristico delle prostitute, e venivano chiamate “braghesse”, lunghe fino alle ginocchia ed estremamente abbellite e arricchite. Per questo motivo, sparirono del tutto tra le nobildonne fino al ‘700, quando ripresero posto fra gli indumenti di maggior utilizzo di tutte le donne, nobili e non.
Comentarios