Voi vi chiederete “ma come, tollerante Firenze? Ma se non sopporta nemmeno Pisa, ce l'ha con Arezzo e ha mosso guerra pure a Siena?!” Ebbene, chiariamo: i fiorentini non saranno proprio un esempio di socievolezza, ma qui si parla di tolleranza religiosa. Nel 1439 Firenze fu teatro di uno degli avvenimenti più sorprendenti della storia della fede; i fiorentini furono spettatori (e solo spettatori, in effetti) di un gesto di estrema tolleranza: il 6 luglio, nel Duomo, venne data pubblica lettura della bolla “Laetentur coeli” (“che i cieli si rallegrino”), con cui papa Eugenio IV sancì una nuova unione fra la Chiesa cattolica e quella ortodossa. Detta così, converrete che la cosa fa impressione; allora come mai se ne sente parlare poco e talvolta non vi si accenna nemmeno nelle scuole? Be, per un semplice motivo: l'unione non durò.
Difatti l'unione, o, per meglio dire, la ricomposizione dello scisma (le due Chiese si erano separate nel 1054 col cosiddetto “scisma d'Oriente”), poggiava su basi fragili. Essa era in effetti dovuta principalmente a interessi politici: l'impero bizantino, assediato dai turchi, ricorse al concilio nel disperato tentativo di stringere alleanze politiche e militari con l'Europa occidentale, sulla base della restaurata comunanza religiosa. Non sorprende dunque che fra i notabili bizantini venuti a trattare la riconciliazione figurasse pure l'imperatore Giovanni VIII Paleologo con suo fratello Demetrio. La congrega di dotti greci era in effetti piuttosto numerosa, si parla di 22 vescovi, con un seguito di circa 700 persone, guidati dal patriarca di Costantinopoli (un vescovo “primus inter pares”) Giuseppe II.
Le trattative si svolsero in sedi differenti; dal 1431 era infatti già in corso un concilio di dotti cattolici a Basilea e, quando le due Chiese si accordarono per incontrarsi, si pensò di invitare lì gli eruditi bizantini. Tuttavia dei dissidi fra i dotti cattolici e il papa indussero questo a spostare la sede conciliare a Ferrara, dove la delegazione bizantina giunse nei primi mesi del 1438. Fu qui dunque che si cominciò a discutere sulle questioni teologiche e dottrinali che separavano le due Chiese. Sbrigativamente si può dire che i temi nevralgici erano tre: l'esistenza del Purgatorio (non riconosciuta dagli ortodossi), la dottrina del primato papale e il problema del Filioque.
La questione del primato papale o della “plenitudo potestatis”, ovvero l'idea che il papa romano abbia autorità su tutto il mondo cristiano, fu naturalmente il punto più discusso di tutto il concilio, nonché l'ultimo su cui venne trovato un accordo. Il problema del Filioque, ovvero la dottrina della processione dello Spirito Santo, consiste invece in una sottilissima differenza fra le due dottrine: se la Chiesa ortodossa riteneva che lo Spirito Santo discendesse soltanto dal Padre (“ex Patre” in latino), la dottrina cattolica sosteneva che esso discendesse sia dal Padre che dal Figlio (“ex Patre Filioque”). Sembra una differenza da poco, ma i dotti che ne discussero sapevano che era in gioco la credibilità della Chiesa romana, dato che questa era stata fondata da San Pietro proprio per volontà del Figlio: escludere Costui dalla processione dello Spirito significava delegittimare l'esistenza stessa della Chiesa cattolica.
Nonostante l'estrema delicatezza dei temi discussi, va detto che l'atmosfera del concilio fu piuttosto distesa. Le due parti erano entrambe propense ad un accordo; se anche fra i dotti bizantini vi erano alcuni contrari alla riunificazione, i cosiddetti “scissionisti”, essi dovettero cedere alle pressioni fatte dall'imperatore e dal patriarca Giuseppe II. Fra i cattolici d'altra parte vi era una forte disponibilità, dimostrata anche dalla disposizione dei posti al tavolo delle trattative: il papa, ad esempio, rifiutò di stare a capotavola e si accomodò dallo stesso lato dei suoi vescovi.
Si era già trovato un accordo per una serie di questioni minori (mancavano solo quelle del primato papale e dello Spirito Santo), quando un'epidemia che dilagava a Ferrara e le forti pressioni di Cosimo de' Medici convinsero a spostare la sede del concilio a Firenze. Fu dunque nel febbraio del 1439 che le commissioni di dotti giunsero in città. In pochi mesi i bizantini si ritrovarono a fare un passo indietro sugli ultimi problemi, accettando di fatto la dottrina cattolica, sotto la spinta di Giuseppe II che, già malato, morì nel giugno di quell'anno prima di vedere ultimata la riconciliazione. Questa fu infatti, come già detto, annunciata il 6 luglio. Ma era destinata ad avere vita breve.
Tornati in patria infatti, i bizantini furono accolti da insurrezioni e tumulti di estremisti scismatici che affermavano di preferire “il turbante alla tiara”, ovvero la dominazione turca a quella papale. E difatti fu così: giunti ad assediare Costantinopoli nel 1453, i turchi si trovarono davanti una città già dilaniata dalle lotte interne, dove i sacerdoti “uniati” rifiutavano di dare l'estrema unzione ai moribondi “scismatici”. Anche dal punto di vista politico il concilio si risolse in nulla: nonostante la riunificazione, l'Occidente europeo si disinteressò alla causa bizantina e in difesa della capitale assediata giunsero a malapena mille uomini (700 balestrieri genovesi e 200 arcieri da Napoli). La caduta di Costantinopoli il 29 maggio del 1453 segnò di fatto la fine della riconciliazione, che verrà poi ratificata ufficialmente da un concilio del 1472.
L'unico aspetto sotto cui il Concilio di Ferrara-Firenze non fu un fallimento è quello culturale: la presenza per molti mesi di intellettuali greci sul suolo italiano permise la riscoperta in Occidente della filosofia e della lingua greca antica, dimenticate da secoli. Il movimento culturale che qui prende avvio darà origine al Rinascimento; se non fosse per i dotti bizantini insomma, oggi non studieremmo la filosofia platonica: dunque, liceali, ringraziate!
Bibliografia e sitografia:
Arrigo Petacco, La guerra dei mille anni. Parte seconda, “morire per Costantinopoli”
Alessandro Barbero, Il divano di Istanbul. Capitolo III
Enciclopedia Treccani online, Concilio di Ferrara-Firenze
it.wikipedia.org, Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze
it.wikipedia.org, Primato papale
it.wikipedia.org, Giuseppe II di Costantinopoli
storiadifirenze.org, 6 luglio 1439: al concilio di Firenze è proclamata l'unione della Chiesa Romana con quella d'Oriente
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