Nei giorni scorsi ha fatto scalpore in tutta Europa il veto opposto da Polonia ed Ungheria al progetto di bilancio europeo proposto dalla Commissione per rilanciare un continente duramente provato dalla pandemia: il veto alla proposta ha suscitato l'irritazione e il disappunto di quasi tutti i paesi europei, Italia compresa, anche se i suoi effetti paiono, dopo alcuni giorni di riflessioni, meno pesanti di quanto potessero sembrare inizialmente.
Ma perché il veto di due soli stati ha avuto una così ampia attenzione mediatica in Europa?
Innanzitutto perché si parla di soldi, tanti soldi, che l'UE gestirà ed erogherà ai paesi membri colpiti da crisi sanitaria ed economica nei prossimi anni; in secondo luogo perché la la facilità con la quale si è interrotta la procedura ha, ancora una volta, messo in luce i limiti dei meccanismi decisionali dell'UE.
La procedura di adozione del bilancio è lunga e complessa, con diversi ed articolati passaggi che la rendono dilatata nei tempi e piuttosto lenta.
Caratteristica fondamentale del bilancio è di esse finanziato "integralmente tramite risorse proprie", ovvero senza imposizioni fiscali agli Stati membri, elemento che differenzia l'UE dalle altre organizzazioni internazionali: tali risorse sono, ad esempio, le somme incassate dall'importazione, un prelievo attraverso aliquota uniforme sull'imposta del valore aggiunto e una percentuale sul prodotto interno lordo di ciascuno stato membro.
Le spese vengono programmate con largo anticipo per un periodo di cinque anni o superiore, le indicazioni servono in sostanza a capire quali saranno, in tale periodo, le priorità di spesa dell'UE per ciascun anno finanziario ricompreso in tale programma.
Incaricata di proporre una bozza di bilancio pluriennale è la Commissione, che ogni anno presenta a Parlamento e Consiglio UE (che riunisce tutti i capi di Stato o di Governo) un programma di bilancio che le due istituzioni devono analizzare a discutere e, se favorevoli, approvare, con la conseguenza che il bilancio sarà adottato.
Se il Consiglio propone emendamenti al bilancio ha l'obbligo di sottoporre tali proposte al Parlamento, che potrà adottarli oppure respingerli entro e non oltre 42 giorni: nel caso di rigetto degli emendamenti la procedura diventa ancor più complessa, in quanto viene convocato un comitato di conciliazione allo scopo di favorire un accordo tra le due istituzioni.
Chiaro è che situazioni del genere, gravi, devono essere superate rapidamente: è quindi previsto che l'adozione del bilancio sia salva quando i lavori del comitato di conciliazione si concludono o con l'approvazione di un progetto comune o con l'approvazione del progetto comune da parte di una sola delle istituzioni quando l'altra non sia riuscita a deliberare in tempo.
Se neppure il comitato di conciliazione riesce a trovare una soluzione, per esempio perché nessuna istituzione ha approvato il bilancio proposto, è previsto che semplicemente si riparta da capo con la formulazione, da parte della Commissione, di un nuovo progetto.
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