Cittadina di Jackson, Mississippi, anno 1963.
Siamo in tempi caratterizzati da razzismo, discriminazione e odio, tempi in cui l'invito alla pubblica accettazione e all'uguaglianza sociale tra bianchi e neri è considerato un reato passibile di carcerazione. È però anche un'epoca in cui le prime voci di ribellione cominciano a farsi sentire, a partire dal gesto simbolico di Rosa Parks nel 1955, proseguendo poi, nell'anno in cui il film è ambientato, con la marcia su Washington guidata da Martin Luther King.
È in questo scenario che Eugenia Phelan (Emma Stone), detta Skeeter, si rende conto delle ingiustizie nei confronti di chi ha la pelle di un colore diverso dal proprio, e decide dunque di denunciare le problematiche della società in cui vive. Per realizzare questo cambiamento, però, ha bisogno dell'aiuto di chi in prima persona subisce queste discriminazioni. Si rivolge così ad Aibileen (Viola Davis) e Minny (Octavia Spencer), donne afroamericane che hanno trascorso la loro intera esistenza lavorando come domestiche nelle famiglie di bianchi, pulendo le loro case e crescendo i loro bambini, che presumibilmente con l'avanzare degli anni cominceranno
a disprezzarle nello stesso modo in cui lo fanno i genitori. In quest'epoca questo è il corso naturale degli eventi, come afferma anche Skeeter: «Queste donne di colore allevano bambini bianchi e dopo vent'anni quei bambini diventano i loro padroni. Noi le amiamo e loro ci amano... ma non possono neanche usare il bagno in casa nostra». Testimoniare contro le discriminazioni subite comporta tuttavia un enorme rischio per queste donne, perché l'atto rivoluzionario che si propongono di compiere potrebbe portare a gravi conseguenze nella società separatista in cui si trovano a vivere, in cui il razzismo è una piaga che può manifestarsi in molti modi differenti. Può essere dichiarato attraverso un’avversione esplicita, oppure celarsi dietro un'ingannevole facciata di benevolenza e umanità. In Hilly Holbrook (Bryce Dallas Howard) troviamo la perfetta rappresentazione di questa ipocrisia borghese: in pubblico fervente sostenitrice della beneficenza, della carità e dei diritti umani, mentre in privato, fra le mura domestiche, dà libero sfogo a tutta la sua malvagità e il suo disprezzo contro le inservienti di colore, di cui non ha nessuna considerazione né rispetto. Con grande coraggio, Skeeter, Aibileen e Minny si uniscono per lottare contro quest'odio radicato da generazioni nelle famiglie di bianchi. Danno così vita ad un cambiamento che nessuno prima avrebbe osato neanche minimamente immaginare, e che porterà ad un progresso volto a trasformare la realtà che le circonda non solo a livello sociale, ma anche su un piano personale.
Percorriamo insieme a queste donne una maturazione, l'acquisizione della consapevolezza di ciò che sono, di qual è il loro vero valore e dell'importanza della dignità. Assistiamo quindi alla creazione di un libro – testimonianza che raccoglie tutte le voci fuori dal coro delle domestiche riunite, con un forte spirito di solidarietà, per raccontare le storie delle loro vite; un libro che sconvolgerà gli equilibri sociali a Jackson, che distruggerà amicizie e amori e che, prima di ogni altra cosa, farà crollare il muro dell'apparenza benevola dietro al quale l'odio si nasconde.
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