Firenze e l’arte. Due parole quasi impossibili da trovare separate. La città fiorentina, infatti, rappresenta un luogo in cui l’arte è, fin dalla sua fondazione, sempre stata una parte integrante del paesaggio e conseguentemente della sua storia. Culla del Rinascimento e di grandi menti come Dante Alighieri, Giovanni Boccaccio e Filippo Brunelleschi, la città ha visto introdurre uno stile di arte ancora non visto all’interno dei suoi spazi comuni, uno stile innovativo per una terra abituata ad accogliere solo quelli che ormai possono essere definiti come grandi classici della storia dell’arte italiana (e mondiale). Un vero e proprio esempio di Street Art.
Passeggiando per le vie di Firenze, soffermandosi su due delle piazze più importanti della città, specificatamente piazza Pitti e piazza Santissima Annunziata (simboli portanti del Rinascimento fiorentino), è infatti possibile essere colti alla sprovvista dalla presenza di cento lupi (di 280 kg ciascuno) in ferro, dotati di un’espressione feroce rivolta verso quello che sembra essere un guerriero, posizionato su un piedistallo (come a voler dimostrare la sua superiorità rispetto al branco) pronto a difendersi a spada tratta da qualsiasi possibile attacco da parte del branco.
L’opera del noto artista cinese Liu Ruowang (classe 1977) intitolata “I lupi in arrivo”, già installata parzialmente alla Biennale di Venezia e all’Università di Torino ed integralmente (per la prima volta) a Napoli, costituirebbe un’allegoria della reazione della natura e di tutti i suoi componenti alle opere ed agli atteggiamenti distruttivi dell’uomo. Citando le parole dell’autore: “Attraverso questa installazione voglio far capire alla gente che per costruire un mondo più bello è necessario che tutti gli uomini lavorino insieme”, facendo riferimento alla simbologia che il lupo possiede in Cina, associata al lavoro di gruppo come soluzione univoca ed efficiente.
Il messaggio dell’opera, presente in territorio fiorentino dallo scorso 15 luglio fino al 26 ottobre 2020, potrebbe apparire scontato per coloro che sanno leggere tra le righe: la situazione che il mondo sta vivendo in questi ultimi anni non è delle migliori, e le disastrose condizioni ambientali ne sono un esempio. Sculture di questo tipo potrebbero portare alla sensibilizzazione di ciascuno di noi, grandi e piccoli. Non da tutti però questo è considerato un efficiente mezzo di protesta e questa sensibilizzazione tanto sperata dall’autore, a causa della leggerezza con cui quest’opera viene vista, potrebbe non avvenire.
Non è raro infatti, trovare persone di ogni età sedute su uno dei lupi, qualcuno che cerca di “strappare di mano” la spada dell’uomo o qualcun altro che posi con una finta espressione rabbiosa imitando quella dell’animale. L’attenzione all’opera è un ottimo segno di quanto essa sia riuscita a colpire il pubblico, ma ciò che preoccupa è la mancanza di riflessione sul perché essa si trovi lì, e, soprattutto, su che cosa essa rappresenti.
La street art è solitamente concepita come un modello di rivolta pacifica in cui un’ideologia comune viene espressa in un modo diverso rispetto al solito: in questo caso, l’utilizzo di uno strumento diverso dalle parole, sembra non aver dato il risultato sperato. Nonostante l’indubbia attenzione da parte di cittadini e turisti, l’opera è come se venisse letta con un certo strato di superficialità, come se la sua unica funzione fosse quella di far posare le persone per una foto ricordo di quel raro periodo in cui, nelle strade percorse da Lorenzo il Magnifico, storia ed innovazione si fondarono, la cultura rinascimentale incontrò quella contemporanea e quando un semplice gruppo di sculture rappresentati un branco di lupi riuscì a divenire famoso grazie ai social e non grazie al messaggio che voleva in realtà diffondere.
Una cosa è certa: il nome Liu Ruowang ha incrementato sicuramente la sua notorietà. Forse però non nel modo in cui lui sperava.
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