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I romani e il rugby: lo sport nell'antichità

Vi siete mai domandati cosa facevano gli antichi nel tempo libero, a che giochi giocavano, quali sport praticavano? Se parliamo di sport nell’antichità il pensiero corre subito alle Olimpiadi disputate dai greci: un bellissimo esempio di sportività ludica e socievole. Tuttavia nel mondo antico c’erano anche altre discipline sportive molto amate, che al giorno d’oggi conosciamo poco. Una di queste è sicuramente l’Harpastum.


L’harpastum era un gioco che i romani importarono probabilmente dalla Grecia e, anche se non divenne mai uno sport olimpico, rimase però a lungo uno degli svaghi più amati. Era però molto più di un semplice divertimento: a causa della faticosità e durezza del gioco, esso veniva utilizzato anche come allenamento da gladiatori e legionari.


Le regole (a quanto ne sappiamo noi) erano semplici; i partecipanti, divisi in due squadre, si affrontavano in una sfida violenta con un pallone riempito di lana o stoppa: scopo del gioco era portare la palla a meta, oltre una linea di fondo alle spalle della squadra avversaria. L’harpastum insomma potrebbe essere niente popò di meno che l’antenato del rugby!


In realtà vi sono delle differenze col rugby odierno; il gioco di oggi è ben regolamentato e i giocatori hanno ognuno il proprio ruolo, presso i romani invece il gioco era molto più “libero”: non vi erano ruoli definiti e questo faceva sì che le partite si trasformassero in mischie colossali e combattimenti corpo a corpo in cui contusioni, fratture e perfino decessi erano all’ordine del giorno. Oltretutto, se nel rugby vi sono delle regole su come fermare l’avversario e in che modo placcarlo, nell’harpastum non vi erano colpi proibiti: l’unico divieto era che non si potevano utilizzare armi (e menomale, oserei dire!). Questo contribuiva a rendere le partite ancora più violente; ecco dunque spiegato perché il gioco veniva praticato da soldati e gladiatori.


Proprio il fatto che il gioco fosse diffuso tra le legioni contribuì al suo successo. Gli eserciti, nei loro spostamenti, finirono per diffondere il gioco presso tutte le province e farlo conoscere alle varie popolazioni. Qui probabilmente esso si confuse con giochi già conosciuti e praticati dagli indigeni: forse anche per questo non abbiamo un regolamento univoco e ben definito di tale sport.


Che questo gioco sia stato importato nelle regioni conquistate lo dimostra un resoconto che ci è pervenuto; in esso si racconta che nel 276 d.C. dei legionari romani sfidarono i Britanni ad una partita di harpastum (che tra l’altro poi persero per 1 a 0).


Dello sport, come purtroppo di molti altri aspetti delle civiltà antiche, non ci sono pervenute molte fonti; così pure dell’harpastum sappiamo poco, tutto sommato. Una delle fonti principali di informazioni è il poeta ed epigrammista Marco Valerio Marziale, vissuto alla fine del I secolo d.C. Scrittore dal peculiare tono ironico e satirico, in vari suoi componimenti cita l’harpastum, da lui stesso definito “pulverulentum”: se non capite a cosa faccia riferimento il termine, provate a immaginarvi due gruppi di uomini che si affrontano su un campo sterrato… chissà che polverone dovevano sollevare!


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