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Margherita Bigazzi

Il canto delle balene.Un’esperienza unica e forse irripetibile.

Oggi per me è stata una giornata molto speciale, perché questa è stata la prima volta che ho potuto partecipare ad un vero spettacolo teatrale, che però non era esattamente come tutti gli altri...

Prima di parlare di questa esperienza direi onirica, lasciatemi spiegare l’importanza del teatro ad oggi, nel 2021.

Da qualche anno non abbiamo più, purtroppo, la passione per il teatro.

Ma perché accade ciò? Quale può essere la causa scatenante?

Sì, posso immaginare la risposta di qualcuno: certamente l’epidemia ha messo a dura prova questa usanza; ma, da parte mia, non credo sia finita qui. Forse la colpa è anche dei tempi che corrono e degli streaming, che ci permettono di avere tutto subito.

Sono emozionata, tanto, adesso che sto scrivendo di questa esperienza unica.

Vorrei descrivervi la situazione e l’atmosfera che ho potuto respirare dall’inizio, ma è un compito arduo questo, anzi, troppo arduo.

Infatti le sedie erano tutte sparse, senza una disposizione precisa, semplicemente disperse in uno spazio, sia sul palco, che nella platea, come se ci fossimo trovati in mare aperto: ognuno poi era libero di sedersi dove voleva, e spostarsi anche durante lo spettacolo, se ne avvertiva la necessità.

Quando lo spettacolo è iniziato, tutti abbiamo indossato delle cuffie, che riproducevano e permettevano l’ascolto di un’audio-guida molto particolare.

Lo spettacolo era sonoro, non c’era da vedere molto, o almeno credo, se non qualche cambio di luce, perché noi eravamo sotto ad un telo che filtrava soltanto i cambiamenti luminosi.

L’opera della quale ho potuto contemplare lo spettacolo si chiama “Canto delle balene”, in inglese “The whales song”, debuttato, neanche volendolo, nel Marzo 2020, poche ore prima della nostra chiusura a causa dell’epidemia.

In quest’opera è possibile entrare dentro al mare: ma come può avvenire ciò?

A me sembrava di udire onde provocate dal suono, che davano esattamente l’idea di immersione.

Poi c’erano rumori che parevano venire da un luogo lontano (rumori di treni, macchine, urla di bambini che giocavano ecc.), sinonimo della non volontà di riemergere.

Vorrei rendervi quest’opera straordinaria in maniera più chiara, ma con il vago senso dell’indefinito essa appare meravigliosamente più piacevole, perché non c’è trama, ma è un mondo straordinario in cui vorresti sparire, senza tornare alla realtà, che ci riappare soltanto dopo una chiara melodia “fischiettata”.

Per capire l’atmosfera, però, posso mettervi di fronte un’opera d’arte contemporanea, ovvero il blu cielo di Kandisky, nella quale possiamo osservare dei corpi che si muovono nel cielo, con dei movimenti privi di geometria.

Alla fine dello spettacolo avremmo dovuto vedere la nostra balena, che comunicava messaggi e sentimenti anche a distanza, come effettivamente avviene nella realtà: le balene infatti possono udire il canto dei simili anche da chilometri e chilometri.

Infine, per tornare a parlarvi delle mie sensazioni dello spettacolo, vi dico che in qualche modo mi è sembrato di vedere per la prima volta. Per me, beh, è stato infinitamente difficile alzarmi da quella sedia, ma quando mi sono decisa, mi sono subito precipitata verso le persone che conoscevo, e che mi infondevano sicurezza, perché la mia sensazione era di un piacevole spaesamento (sì, mi sembrava ancora di essere immersa nell’oceano).

Insomma, questo è uno spettacolo che mi ha, beh, non trovo le parole, ma posso dire che… non sarà semplice da dimenticare, da quanto le emozioni sono state forti, e mai provate prima d’ora. E la cosa ancora più straordinaria è che questo spettacolo potrebbe davvero cambiare il teatro, perché ha portato davvero una novità assoluta.

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