Un abbraccio di colori culla l’arrivo in una ridente città dalle architetture occidentali. La splendida, curata ambientazione spinge a librarsi in volo sulle confortevoli ali dell’immaginazione, oltre i limiti della noia quotidiana e verso orizzonti inesplorati e avventure incantevoli. È questo che ci invita a fare Hayao Miyazaki, in uno dei film di animazione più fantasiosi ed appassionanti del suo repertorio. “Il castello errante di Howl”, infatti, racchiude una storia poetica quanto commovente, ricca peraltro di temi tipici dell’animatore giapponese; la condanna dei conflitti in particolare, fortemente sentita da Miyazaki, in quel periodo sconvolto dagli scontri in Iraq, rappresenta il fulcro dell’intera vicenda. Si possono cogliere, inoltre, molti riferimenti allo stile steampunk, che arricchiscono la sceneggiatura dandole un tocco unico.
Conosciamo già dai primi minuti Sophie, giovane cappellaia dedita a portare avanti l’attività del padre defunto. In quello che a prima vista sembra un contesto quieto e rilassato, ricco di colori caldi e accoglienti, in realtà la città vive soltanto una breve tregua dalla guerra spietata. Sono inquadrate ed enfatizzate le piccole attività quotidiane, mentre la dolcezza dei tratti e la cura per i dettagli già fanno innamorare dell’ambientazione.
Sophie sta passeggiando per far visita alla sorella minore, quando viene fermata ed importunata da due guardie. Ad arrivare in suo soccorso è un attraente ragazzo che si rivelerà essere Howl, potente mago di cui tanto si vocifera. Il loro incontro attira l’attenzione di una grande rivale di Howl, la Strega delle Lande, che scaglia una maledizione su Sophie rendendola una vecchietta agli occhi di tutti. Senza farsi vedere, dunque, la “vecchietta” fugge dalla città in cerca di fortuna altrove, troppo imbarazzata dal fatto che i familiari possano riconoscerla in simili condizioni. Vagando per le lande si imbatte in un enorme castello ambulante di ferraglia. Si tratta della dimora di Howl, mantenuta protetta e in movimento da un simpatico fuocherello (Calcifer), il quale, nonostante le apparenze, si presenta come un demone del fuoco con cui lo stregone ha stretto un patto di sangue. Sophie entra a far parte della piccola “famiglia” del castello, si propone di tenerlo ordinato e pulito ed iniziano ad emergere il suo grande spirito di intraprendenza e la sua bontà genuina. Nonostante il suo potere, Howl non può sciogliere la maledizione di Sophie; tuttavia, lei stessa ringiovanisce temporaneamente in alcuni momenti chiave della trama, quando la forza delle sue emozioni riesce a sopraffare il maleficio che porta con sé.
È su un castello traballante che tutti si sentono sicuri, al riparo dai pericoli e dalle aspettative del mondo esterno, protetti da una potente magia che impedisce a quest’ultimo di interferire.
Si ha la possibilità di conoscere il giovane mago sotto una nuova luce, riscoprendolo nelle sue paure e nei suoi timori più profondi, che lo spingono a nascondersi dal suo destino e a circondarsi di amuleti e talismani protettivi.
“Sophie: Ma quanti sono i nomi che usi, eh Howl? Howl: Solo quelli che mi servono per vivere libero.”
In un susseguirsi di immagini suggestive e dettagli incantevoli, la guerra si inasprisce, rendendo sempre più necessario l’intervento del padrone del castello per proteggerne i tre abitanti. Il romantico tentativo dei due protagonisti di salvarsi l’un l’altro ricorda quanto possa essere potente l’amore, anche contro la più spietata delle guerre. Così, fra le macerie di speranze infrante, il castello si alza in volo, percorrendo terre sofferenti e dolci colline, città devastate e campagne ignote…
“Howl: Io sono già fuggito a sufficienza. Adesso ho finalmente capito di avere una persona da proteggere. Sei tu.”
L’evoluzione incredibilmente profonda dei personaggi principali rende l’opera di Miyazaki qualcosa di più di un semplice film di animazione: il carattere di Sophie riprende la grande innocenza e la gentilezza tipica di alcuni personaggi dell’animatore; Howl, nella sua vanità e nel suo timore, riscopre la forza del coraggio nel volto di Sophie, segnato dalla maledizione; anche gli altri affrontano un notevole percorso di crescita nel corso della storia, imparando a fidarsi dell’altro e rivoluzionando, talvolta, il proprio punto di vista iniziale. Sono inoltre presenti una serie di “non è come sembra” (dall’aspetto mutato di Sophie alla capacità di Howl di trasformarsi) che coinvolgono non solo i protagonisti, presentando un piano interpretativo più complesso e articolato. La bellezza del film risiede, infatti, anche nella presenza di più livelli interpretativi, che lo rendono adatto a qualsiasi pubblico.
Il Castello Errante di Howl è tratto dall’omonimo libro di Diana Wynne Jones ed esce nel 2004, dopo l’incredibile successo riscosso dallo Studio Ghibli con “La città incantata” (2001). Viene accolto subito con grande favore dalla critica, tanto da vincere il Premio Osella per il miglior contributo tecnico. L’anno successivo Miyazaki viene premiato con il Leone d’oro alla carriera in concomitanza con l’uscita del film in Italia, durante la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
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