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"Il primo re" - Un esempio di grande cinema italiano

Laviamoci la bocca prima di affrontare questo argomento, perché con “Il primo re” di Matteo Rovere siamo davanti a uno dei film più spettacolari, emozionanti e coraggiosi del cinema italiano degli ultimi decenni.


La pellicola è uscita nel 2019 e narra le vicende di Romolo e Remo (rispettivamente interpretati da Alessio Lapice e Alessandro Borghi), calando la leggenda in un'ambientazione storicamente accuratissima.


Parliamoci chiaro, il film può piacere o non piacere (a chi scrive, da come avrete capito, è piaciuto moltissimo), ma al di là dei giudizi personali, la grandezza di quest'opera è obiettiva. Può non piacere per la sua vena splatter e truculenta, questo è comprensibile, ma se non vi scandalizzate per il sangue e la violenza (del resto alquanto verosimili in quell'epoca storica), sono piuttosto sicuro che il film vi piacerà... certo, sempre se non vi fate spaventare dall'ostacolo della lingua. Già, perché “Il primo re” ha una particolarità davvero insolita: è girato interamente in latino o per essere precisi in proto-latino, ovvero la lingua che si crede fosse parlata nell'ottavo secolo avanti Cristo. Questa scelta a dir poco azzardata e temeraria va imputata alla decisione del regista di rendere il film il più realistico possibile, tanto che per ricostruire la lingua egli si è avvalso della collaborazione di docenti dell'università di Roma.

(La puntigliosità del regista emerge anche da un altro aneddoto: pare che per una scena di caccia egli abbia fatto venire un cervo apposta dalla Romania, perché sembra che quella razza fosse diffusa in Italia ai tempi di Romolo)


Capisco che quello della lingua sia un discreto deterrente, ma in realtà esso non è assolutamente un problema: la potenza del film non risiede tanto nei dialoghi (pochi, essenziali e anche abbastanza comprensibili per chi ha un'infarinatura di latino dal liceo) quanto nella forza delle immagini, dalla scena dell'esondazione del Tevere alle numerose sequenze di lotta, coreografate in maniera ineccepibile.

Un altro punto di forza sono i personaggi, caratterizzati da approcci antitetici alla loro dura vita; cresciuti come pastori, divenuti guerrieri, i due fratelli hanno visioni opposte dell'esistenza: Romolo leader carismatico e uomo di fede, Remo un condottiero pragmatico e terreno, contraddistinto dalla profondità di sentimenti e dalla drammaticità di un Macbeth shakespeariano.


Narrando una storia piacevole da seguire e ben sceneggiata, Rovere affronta temi quali il destino, la fede, l'amore fraterno, il potere e la forza del gruppo in un mondo di tribù in perenne conflitto. La pellicola ha dunque punte altissime di epicità e lirismo: da brividi il monologo finale di Romolo, magistralmente interpretato da Lapice. Perché infatti uno degli aspetti più sconvolgenti del film è la dedizione degli attori protagonisti, che si sono sottoposti per due mesi a riprese di faticosissimi combattimenti, seminudi, esposti al freddo e alla pioggia, tanto che nelle scene del film in cui i personaggi devono apparire stanchi e prostrati non hanno nemmeno dovuto fingere troppo. Altro aspetto insolito della loro performance è che in quasi tutte le scene devono mostrarsi sporchi, fangosi e insanguinati, ma naturalmente data la pignoleria del regista non hanno potuto sfruttare troppo il trucco: hanno dovuto sfoggiare una sozzura “al naturale”. Per vari giorni di seguito veniva loro proibito di lavarsi, tanto che, come ha raccontato dopo Borghi, uno degli alberghi che li ha ospitati durante le riprese ha chiesto loro il rimborso delle lenzuola.


Prescindendo tuttavia dalle situazioni di comicità involontaria, “Il primo re” si presenta come una grandiosa opera per spessore intellettuale, abilità di realizzazione e spettacolarità del risultato. Ultimamente è stata annunciata l'uscita di una serie (“Romulus”) sempre di Rovere e sempre con le stesse caratteristiche del film; qualcuno si è già lanciato in paragoni spericolati, sostenendo che “Romulus” sarebbe il “Game of Thrones” italiano. Non mi avventurerò in paragoni simili, ma resta il fatto che “Il primo re” è la dimostrazione che la cinematografia italiana, forte di millenni di storia e cultura da cui attingere per realizzare le sue storie, ha le potenzialità per realizzare dei prodotti di qualità nettamente superiore ai cinepanettoni triti e ritriti, arrivando, chissà, a fare concorrenza alle produzioni hollywoodiane. Quello che manca è solo la volontà di provarci... dite che sto esagerando? Non lo so: guardate “Il primo re” è fatemi sapere.

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