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Il web come principale veicolo di diffusione dell’antisemitismo e dei discorsi d’odio

Intervista a Stefano Gatti

Secondo i principali istituti di ricerca sull’antisemitismo, gli ultimi anni sono stati caratterizzati a livello globale da una progressiva crescita di atti e discorsi antisemiti. Lo strumento principale per la diffusione di queste forme di odio è il web sociale (Facebook, Twitter, etc.). Questo il tema centrale della seguente intervista al dottor Stefano Gatti, ricercatore presso l’Osservatorio Antisemitismo della Fondazione CDEC di Milano, il principale istituto di ricerca sull’ebraismo in Italia, che ha come scopo la promozione e lo studio delle vicende storiche e della cultura e degli ebrei in Italia dall’Emancipazione ai giorni nostri, con particolare riferimento all’Italia contemporanea e al periodo nazi-fascista. L’Osservatorio Antisemitismo redige da circa cinquant’anni la relazione ufficiale sull’antisemitismo in Italia e collabora con i principali centri studi internazionali.


Che cos’è l’antisemitismo?

L’antisemitismo è l’odio ideologicamente organizzato contro gli ebrei, si esprime in forme diverse che mutano a seconda dei momenti storici e del contesto politico, economico e sociale. Le fasi di latenza si alternano a quelle attive dove, per crisi economiche, mutamenti sociali e culturali particolarmente accelerati o l’attuale pandemia, l’antisemitismo torna a farsi visibile. Se in condizioni politiche e sociali di relativa calma l’antisemitismo occupa territori sociali circoscritti, l’attuale situazione, caratterizzata da Coronavirus e crisi economica, crea un ambiente favorevole alla riemersione dell’odio contro gli ebrei e alle retoriche della cospirazione. Allora è un problema molto profondo ancora oggi? Il problema è attuale tant’è che il Governo italiano, cosi come altri paesi UE, ha istituito nel 2020 la figura del Coordinatore Nazionale per la lotta contro l’antisemitismo. Inoltre, in Senato, è stata creata una commissione straordinaria contro l’odio presieduta dalla senatrice a vita Liliana Segre. L’antisemitismo è anche un dramma, in alcuni paesi europei – Francia in primis – ha connotati estremamente violenti e persino omicidi.


Quali sono le caratteristiche principali degli atti contro gli ebrei in Italia e qual è lo sfondo ideologico?

La cornice in cui si inquadrano gli episodi di antisemitismo registrati nel 2021 (l’Osservatorio Antisemitismo ha appena diffuso il rapporto dell’anno appena passato) è il cospirativismo, dove dominano retoriche dietro logiche legate alla pandemia, per esempio: gli ebrei avrebbero creato la crisi Covid19 per poter dominare il mondo. L’accusa antisemita più diffusa è quella legata a temi economici: oscure lobby “ebraico-sioniste” governerebbero occultamente il mondo. Internet, e specialmente le piattaforme social, sono il mezzo principale per la diffusione del discorso d’odio e della propaganda antisemita. Quest’anno però, cosa che non accadeva da molto tempo, abbiamo registrato ben 6 casi di violenze fisiche. Ogni anno vengono scritti o ripubblicati libri con contenuti antisemiti.


Lavorando presso la Fondazione CDEC, quante sono le denunce che ogni anno arrivano ai vostri uffici?

Le case editrici specializzate nella pubblicazione di questi libri sono sempre più attive e nei loro cataloghi ogni anno si aggiungono nuovi testi. Nel 2021 abbiamo registrato la pubblicazione di circa 90 libri (tra novità e ristampe) con contenuti antiebraici. Un settore editoriale in progressiva crescita è quello complottista, a cui la pandemia da Coronavirus ha dato grande spinta e legittimazione. Nel 2021 l’Osservatorio ha ricevuto 400 segnalazioni. Dopo attenta analisi, 226 di queste sono state rubricate come atti di antisemitismo, 181 concernono l’antisemitismo in Internet, mentre 45 sono episodi che riguardano atti vandalici, un caso di “estrema violenza” e 5 “aggressioni fisiche”.


Internet dovrebbe essere un mezzo che avvicina le persone, creare quella rete in grado di riconoscere nell’altro un proprio simile e non un diverso. Perché, secondo lei, molto spesso accade il contrario?

È importante sottolineare la rilevanza e la pericolosità del web come luogo di divulgazione dell’antisemitismo; l’hate speech, cioè il discorso d'odio, attinge all’immaginario antisemita e spalma la sua iconografia nel web rinforzando e rilanciando stereotipi e pregiudizi nella società. Il web è un mondo parallelo in cui molti individui si sentono più liberi e protetti per esprimere la rabbia, l’ostilità e il razzismo senza sottostare agli usuali vincoli sociali e a ciò che è politicamente corretto. Il web 2.0 o web sociale si basa sul concetto di interazione e in questo ambiente l’antisemitismo ha avuto un forte incremento. Secondo le ricerche dei più autorevoli studiosi di antisemitismo, il cyberspazio con siti web, social network, forum, blog, sono diventati i principali strumenti di discorsi razzisti, intolleranti e antisemiti. Il web sociale ha creato un ambiente ideale per l’antisemitismo conferendogli accettabilità sociale.


Sono molti gli stereotipi sugli ebrei, ma questi, col tempo, si sono evoluti o sono rimasti pressoché gli stessi?

Gli antisemiti tendono a rappresentare gli ebrei secondo antiche stereotipizzazioni fisiognomiche (per esempio il naso adunco, la bocca a salvadanaio, i capelli crespi…) che hanno le loro radici nel Medioevo e che vengono adattate alle situazioni contingenti.


“Historia magistra vitae”: la frase è tratta dal De Oratore di Cicerone, ripresa poi da Machiavelli, per il quale la natura umana è immutabile, riscontrando in situazioni odierne analogie con quelle passate. Per quanto riguarda il nostro argomento, è veramente così? L'antisemitismo e le altre forme di odio vengono attivamente contrastate da molti stati, le minoranze sono difese, le società sono sempre più multiculturali e multietniche, la società aperta, pur con scossoni e problemi, sta vincendo.


Qual è l’importanza dell’informazione e della disinformazione? Quale peso hanno su queste dinamiche? Qual è l’augurio che si fa per il futuro?

La disinformazione è centrale nell’alimentare il pregiudizio: questo è un elemento che si è rinforzato negli ultimi anni, proprio con la diffusione del web sociale, alimentando le notizie false, le cosiddette fake news. Questa è una battaglia difficile, che va portata avanti con i Governi e i principali istituti di ricerca, come la Fondazione CDEC per esempio, al fine di garantire spazi affidabili di corretta informazione.


La sede della Fondazione CDEC a Milano

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