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federica pirpignani

Impronte digitali

Il concetto di impronta digitale è ben noto a tutti. E’ un’informazione che acquisiamo quasi per osmosi e che diamo per assodata , non andando ad indagare oltre, in quanto siamo convinti di essere a conoscenza di tutto ciò che c’è da sapere . Ci è nota infatti la loro caratteristica unicità per ogni individuo, permettendo dunque l’univoco riconoscimento di persona. Questo lo scopriamo probabilmente quando ci approcciamo ai primi film polizieschi in cui si ha una scena del crimine. Ma scommetto che poche persone riuscirebbero a dare una definizione di impronta digitale. Si sente chiamarle “ righe sui polpastrelli” e si possono riempire di inchiostro, proiettarle su un foglio e dire “ eccole qua, sono queste”, ma non siamo in grado di identificarle correttamente.



Cosa sono? Perché abbiamo queste pieghe con un andamento così singolare che varia a seconda della persona? Queste non sono altro che i dermatoglifi, ossia una serie di pieghe e solchi che vanno a tappezzare la cute. I dermatoglifi , non si osservano solo a livello dei polpastrelli, ma anche sul palmo della mano e sulla pianta del piede, però si tiene conto di quelle della punta delle dita per l’identificazione e lo studio . La differenza morfologica di questi disegni che i dermatoglifi vengono a creare è dovuta a fattori ereditari. Sono impiegate nel riconoscimento della persona perché hanno delle caratteristiche peculiari:

1) Sono individuali, persino i gemelli omozigoti le hanno diverse

2) Sono immutabili: si formano durante l’accrescimento e lo sviluppo del feto, approssimativamente intorno all’ottavo mese di gravidanza e da quel momento rimangono invariate, ovviamente con un margine di variazione in termini di dimensioni dovuto alla crescita.


Analizzandole nel dettaglio, si possono distinguere tre aree di cui si compongono:

1) Una zona basale che si porta al di sopra della linea che divide la falange dal polpastrello

2) Una zona marginale che percorre il contorno del polpastrello

3) Una zona centrale che va a trovarsi nel cuore del polpastrello, a cui la zona marginale fa da cornice.

Una cosa molto interessante da sottolineare è che , a seguito di lesioni in quest’area, la pelle si rigenera andando a riformare esattamente il disegno originale.

Lo studio delle impronte digitali spazia in vari campi di ricerca. Come è ben noto a tutti, queste vengono analizzate per l’individuazione dei criminali. In ogni scena del crimine a cui si assiste in tv, le impronte sono tra i principali indizi che si cercano e la polizia scientifica si munisce delle tute bianche proprio per evitare di contaminarle e compromettere la scena. Sono usate inoltre nella medicina legale, ad esempio per l’identificazione di un cadavere . Altri campi di impiego sono la genetica, l’ antropologia ( per la sistematica etnica ) e la patologia. Risulta infatti che alcune forme di dermatoglifi possano essere correlati a mutazioni genetiche come la sindrome di down.

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