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Immagine del redattoreviolacetica

Istantanee: un "miao" che scalda il cuore.

Non ho mai provato l’amore di un cane, l’ho sempre sognato ma il desiderio di quella bambina coi capelli corti e gli occhi pieni di vita non si è mai avverato: vivo da sempre in un piccolo appartamento, al terzo piano di un condominio un po’ così e così; “non ci entriamo noi, come facciamo a prendere un animale domestico”, e poi: “un cane no, chi lo porta fuori? Siamo sempre a lavoro!”. Effettivamente erano obiezioni giuste e plausibili, seppur non comprensibili per una bambina di 10 anni, ma come posso pensare di prendere una creatura se non riesco ad accudirla come dovrei?

Un gatto è sempre stato una sorta di piano B, per tutti gli stereotipi che circondano le figure feline, descritte come bestie di Satana con pelo e lingua rugosa che li porta a produrre palle di pelo da mattina a sera. Nulla di più sbagliato, nulla di più cattivo, nulla di più stupido, se posso permettermi.


Nel 2013 ho vinto contro lo scetticismo e contro mio padre: prendemmo questo piccolo micio che saltellava e rincorreva i suoi compagni; ho amato Polpetta (che è un Lui) dal primo istante in cui ci siamo incontrati, non so nemmeno per quale motivo, forse perché non riusciva a stare fermo un attimo, forse per il manto particolare che lo rende unico, col suo nasino nero, la macchietta sotto al mento che fa da pizzetto e le zampette bianche, sembrano dei calzini. Il nome deriva dalla posizione a pallina in cui si metteva per dormire, posizione che ormai è solo un ricordo, dato che la vecchiaia e la ciccia accumulata sul ventre lo portano a mettersi sdraiato, come un vitello che sonnecchia in un rigoglioso ed assolato prato; da ciò, il nuovo soprannome: il Muccone.

Nel 2017 abbiamo adottato una gattina che col tempo è diventata la fedele compagna di gioco del Muccone, anche se in realtà spesso e volentieri preferisce martoriare la mia mano, ma le piace pure dare qualche morso al sedere di Polpetta; non ha un nome, o meglio, ne ha troppi: Mela, Lola, Azazel (chi ha visto il "Tocco del male" sa),Tigre e Nocciolina, il mio preferito in assoluto


In tutti questi anni trascorsi con loro, ho capito che nulla è più forte dell’amore che può darti un gatto, un animale indipendente e solitario che potrebbe tranquillamente vivere la sua vita senza te, ma nonostante ciò decide di rimanerti accanto e di dedicarti l’affetto che prova nei tuoi confronti; sono anche dei mammiferi con una spiccata intelligenza emotiva: non so dirvi quanti pianti e drammi adolescenziali ho affrontato con Polpetta, che semplicemente si sedeva accanto a me e aspettava che io finissi di frignare per fare le fusa e sono gesti apparentemente insignificanti, da una bestiolina così piccola, ma che scaldano così tanto il cuore.

Abbiamo anche stabilito, io e i miei fedeli segugi, delle abitudini ben precise, portate anche da una convivenza un po’ forzata perché si sa, ci troviamo nel bel mezzo di una pandemia e volendo o no siamo costretti a passare la maggior parte del nostro tempo tra quattro mura.

La mattina parte con Nocciolina che viene a chiedere qualche carezza, e lascia un paio di morsetti alla mano che significano: “svegliati mamma”, così mi alzo, do il buongiorno al Muccone che dopo poco inizia a piagnucolare perché vuole giocare e qua una domanda mi sorge spontanea: siamo sicuri che sia un gatto? Ci rincorriamo un pochino mentre emetto versi strani che, a quanto pare, lo emozionano particolarmente finché non decido di andare a fare colazione, lasciando in lui un senso di evidente amarezza che lo porterà a borbottare come una pentola di fagioli fino a quando non deciderà di andare a dormire. Quando ho lezione la mattina non possiamo giocare, così miagola fino a quando non decido di dargliela vinta, per sfinimento, e qua mi pongo un altro quesito: sei sicuro, Polpettone, di non essere una specie di bimbo peloso?

Passa quasi tutto il pomeriggio a dormire e la sera ci coccoliamo; tra fusa e grattini, ci facciamo tanta compagnia.

Nocciolina, invece, si mette sulla stessa sedia, tutti i giorni e aspetta che le porga la mia mano per masticarla leggermente e lasciarmi qualche graffietto qua e là; nonostante sia una creatura leggermente diffidente le piace stare in compagnia e infatti, tutte le volte che faccio lezione, si piazza sul blocco di fogli con cui prendo appunti, proprio davanti allo schermo del computer e, molto gentilmente, inizia a elemosinare coccole e grattini.

La nostra routine, spiegata un po’ così, perché è giusto condividere e ricordare che l’amore che portano questi esseri è preziosissimo; non ho mai provato l’amore di un cane, non ne ho mai avuto uno, ma ho due gatti che mi fanno sentire la “mamma” più fortunata del mondo.




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