Gli occhi si appannano, il cuore si fa pesante, lo stomaco si chiude, la gola è dolorante ed emana sofferenza, come i polmoni che tentano di respirare a fatica; una lacrima scende leggera ed inosservata, inumidisce la guancia. Le compagne la seguono: stai piangendo. Hai bisogno di urlare? Stai Singhiozzando? Riesci a parlare o rimani in religioso silenzio?
Cos’è successo? Ti ha lasciato la ragazzina o ti sei commosso perché hai visto un anziano solo sulla panchina? O forse un micino, al lato della strada, qualcuno poverino l’ha investito e nessuno ha prestato soccorso. Ti senti nervoso? Non hai passato l’esame, ti sei impegnato così tanto; i genitori non possono lasciarti la macchina questo fine settimana ed è la ciliegina sulla torta che va a completare questi sette, terribili, giorni.
Piangi perché sei del segno zodiacale dei Pesci (o del Cancro). Piangi perché hai perso un caro. Piangi perché due anziani, in un video su Instagram, si abbracciano dopo mesi distanti a causa di una pandemia globale. Piangi perché l’istruttore di guida ti ha detto che non sai tenere una macchina e che non prenderai mai la patente. Piangi perché il tuo gruppo musicale preferito si è sciolto prima di sfornare un nuovo disco (grazie Canova, mi avete distrutta). Piangi perché hai perso il treno e quello dopo sarà tra un’ora, avevi un appuntamento importante, magari un colloquio di lavoro. Piangi perché hai litigato per una stupidata con la tua migliore amica o col tuo migliore amico, ci sono volte in cui non riesce proprio a capirti e fa male.
Piangi, quelli ti prendono in giro perché fai una cosa normalissima: piangere; ti trattano come se tu fossi debole, ma cosa significa davvero essere “deboli”? Come mai viene usata questa etichetta quando viene tirata fuori un’emozione, una sensazione, un sentimento; scusami, non posso avere una sensibilità? Devo per forza avere il ciclo o sentirmi dire che sono “una femminuccia”?
Quante domande, ma ci risponde solo Marra, con la canzone G.O.A.T. :
Evitare la sofferenza è una sofferenza (album: Persona).
Un’azione così semplice, genuina, spontanea, paragonata ad un demogorgone, demonizzata come se fosse il male di questo mondo, un momento considerato sacrilego.
Sarebbe facile dovere e poter sempre e solo ridere; emblematico è il caso della canzone “Ridere” dei Pinguini Tattici Nucleari: in questo caso il brano porta all’attenzione la sofferenza per una rottura ed il ridere deriva dalla fine di una profonda disperazione per aver perso la persona amata. Ridere viene sempre dopo il piangere, magari perché si pensa: “dai ma che scema, ho pianto per questa cosa così stupida”, oppure perché ormai, dopo aver versato lacrime su lacrime, non puoi far altro che prendere e apprendere che dopo la pioggia esce sempre il sole, che non è così tremendo ciò che è capitato, che il ricordo di quella persona, di quel personaggio, di quell’oggetto rimarrà sempre nel tuo cuore e nella tua memoria. Piangere non è il male, Ridere non è il bene: tra i due c’è una sinergia, una forte collaborazione e quando un avvenimento ha un forte impatto emotivo e fisico su di noi, non può esserci solo uno dei due, o meglio, ci può stare, ma non si riuscirà mai a esternare realmente il dolore o la felicità provata in quel momento senza che venga versata almeno una lacrimuccia; puoi decidere come tirar tutto fuori: se in mezzo ad un mare di gente o al buio nella tua stanza, se buttandoti per terra urlando o aspettare la pioggia affinché tu non pianga da solo, in modo che nessuno possa realmente rendersene conto, ma fallo, tira fuori quello che hai dentro, non lasciare che ti divori dall’interno.
Si dovrebbe insegnare che esiste un’educazione emotiva e abituare già i più piccoli che non è vero, che piangere è sinonimo di debolezza e che è giusto far trapelare ciò che sentiamo quando ne abbiamo bisogno; Justin Baldoni sta portando avanti questa iniziativa con i suoi figli: da qualche settimana è stato divulgato un video sui social in cui l’attore americano piange davanti al bambino, commosso per il primo giorno di scuola dello scricciolo, dicendogli che commuoversi è più che normale.
Baldoni scrive: "Voglio che tutti i genitori, soprattutto i papà, ricordino ai loro figli, soprattutto ai maschi, che piangere e commuoversi è ok", ricordiamoci e ricordiamo, d’ora in poi, che piangere è la virtù dei forti.
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