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Margherita Bigazzi

L’AMORE AI TEMPI DE… GLI ANTICHI GRECI

L’amore è stato un tema cardine della letteratura di ogni luogo e di ogni tempo.

Se però possiamo parlare di amore classico, romantico o stilnovistico, perché allora non parlare degli amori contenuti all’interno dei miti?

Quando parliamo di amori classici, di amori provenienti dalla mitologia greca, pensiamo subito alle tragedie greche propriamente dette

Ci sono amori fatti di folli vendette e omicidi, e a titolo di esempio non ci resta che citare lavicenda della crudele madre Medea, che per vendicarsi del tradimento del marito Giasone con Creusa, anche nota come Glauce, compie un infanticidio, dopo aver ucciso la donna traditrice con dei gioielli intrisi di veleno, lasciando così solo Giasone che perde tutto: amore, famiglia, figli.

Così si sviluppa l’epilogo di una delle tragedie più feroci che la tradizione letteraria ci abbia mai potuto consegnare.

Ma la letteratura greca non è fatta solo divendette e tradimenti con tristi epiloghi. Vediamo adesso qualche esempio di amanti che neanche la morte, ovvero, neanche Thanatos, riuscirà a dividere.


PIRAMO E TISBE: OMNIA VINCIT AMOR

Due giovani babilonesi nati da due famiglie rivali si innamorarono follemente, notandosi attraverso una fessura nel muro che faceva comunicare le due stanze, unico spiraglio che teneva in vita questo nobilissimo sentimento.

Dopo infinite conversazioni e segnali d’amore scambiati attraverso quella fessura segreta, una notte pianificarono quella che fu la fuga letale.

Fissato il luogo dell’appuntamento, un sepolcro sormontato da un albero di bacche bianche, tutto era, o sembrava, pronto alla perfezione.

La prima ad arrivare fu Tisbe: in quella che pareva una lunga attesa la sorprese una leonessa, che correva insanguinata dopo aver ucciso del bestiame, e, atterrita, la fanciulla iniziò a fuggire.

Quando Piramo raggiunse il sepolcro, si accorse di un dettaglio che fu agghiacciante vide la leonessa che teneva in bocca il velo di Tisbe insanguinato. Temendo che quel sangue fosse della fanciulla che per tanto aveva amato, si stese sulla tomba, e,. Volendo raggiungere Tisbe nell’Ade, si pugnalò.

La ragazza, quando raggiunse il sepolcro, si ritrovò davanti a quell’orribile spettacolo e, dopo aver pregato che i due corpi fossero per sempre sepolti insieme, si dette alla morte.


Inutile dire che questa è una storia che ha visto la reinterpretazione da parte di molti scrittori: per citarne due Giovanni Boccaccio, con la novella di Ghismonda che decide di unirsi al suo Guiscardo dopo aver visto il suo cuore in una coppa d’oro, e Shakespeare con Romeo e Giulietta, che ovviamente non necessita di molte presentazioni.


ORFEO ED EURIDICE

Ma se dobbiamo parlare di amori infelici, è impossibile non accennare al celeberrimo mito di Orfeo ed Euridice.

Orfeo ricevette in dono da Apollo una lira, che gli permetteva di suonare una musica così bella che tutti, di fronte a questa diventavano impotenti: gli uccelli in volo perdevano la forza e cadevano, e l’acqua dei torrenti smetteva di sgorgare. La potenza del canto d Orfeo era tale da farlo accreditare come il miglior poeta.

Tuttavia il cuore di Orfeo batteva soltanto per una donna, Euridice, figlia di Doride e Nereo.

Il fato volle che di Euridice si innamorasse anche Aristeo, e per scappare alle sue seduzioni, la fanciulla fu costretta a fuggire, venendo però morsa, durante la corsa, da un serpente, che causò la morte istantanea.Orfeo fu così preso da tanto dolore che volle scendere nell’Ade a prenderla, ammaliando ancora una volta tutti con la sua musica, potendo così accedere senza incorrere in Cerbero, al regno dei morti, e arrivare a incontrare Euridice.

Da Ade ricevette però l’ordine di non voltarsi mai indietro, e, dopo aver preso per mano la sposa, si inviò verso l’uscita e la luce dei sole; tuttavia, temendo di non avere effettivamente Euridice, si voltà, e con sommo dolore, vide la seconda morte della donna che tanto amava.


LA VICENDA DI ADMETO E ALCESTI

Dalla penna di Euripide ci è giunta un’altra meravigliosa vicenda d’amore, vicenda tutta da una tragedia a lieto fine. Sì, vi sembrerà strano, ma, leggete la trama, e capirete.

Apollo, incaricato da Zeus, fu costretto a servire come schiavo ad una festa nella casa di Admeto, re di Fere (Tessaglia), per espiare la sua colpa di aver ucciso i Ciclopi, che a loro volta erano colpevoli di aver ucciso Asclepio, figlio di Apollo.

Admeto aveva accolto benevolmente Apollo, e il dio, per essere a lui riconoscente, ottenne dalla Moira, che il re potesse sottrarsi alla morte, ma ad un patto: qualcuno avrebbe dovuto sacrificarsi per lui.

Tutti, compresi gli anziani genitori, rifiutarono di morire, esclusa Alcesti, madre di due bambini.

Dopo che la fedele donna ebbe esalato l’ultimo respiro pieno d’amore, pregando al marito di restare a lei fedele, per sempre, alla casa del re in lutto giunse Eracle, il quale, vedendo la generale disperazione, ne chiese il motivo, e, ottenuta una risposta ambigua, si mise a mangiare e bere tranquillo.

Una volta finito il pasto ed aver assistito ad una lite tra Admeto, che accusò il padre Feres di non essersi sacrificato per lui, e il padre, che a sua volta lo accusò di non aver affrontato la morte, Eracle apprese da un servo la verità, e per scusarsi scese nell’Ade. Una volta presa Alcesti, strappata a Thanatos, risalì nel regno dei vivi.

Admeto, inizialmente riluttante di toccare la fanciulla coperta da un velo, temendo di tradire la sua amata, esita, ma quando si accorge che davanti a lui c’è proprio colei che ha da sempre amato, si conclude così una vicenda che ci ha mostrato la fedeltà e l’eterno amore tra due innamorati.


UNA VICENDA MENO NOTA: L’AMORE TRA ACONZIO E CIDIPPE

Vicenda proveniente dalla penna di Callimaco, poeta ellenistico, e ripreso in un secondo momento da Ovidio, nelle sue Eroides: si tratta dell’amore, possiamo dire più che bizzarro, tra Aconzio e Cidippe.

La vicenda, svoltasi per intero nell’isola di Delo, vide il giovane Aconzio che si innamorò perdutamente della fanciulla cidippe, che ovviamente non lo conosceva, non lo aveva mai visto.

Non sapendo ovviamente come approcciare la ragazza, decise di interrogare Amore, che gli suggerì di incidere su una mela il giuramento, per Artemide, di sposare Cidippe.

Una volta incise queste parole, la mela fu lanciata proprio contro la ragazza, che prese il tutto come uno scherzo, leggendo così il giuramento ad alta voce.

Il padre, ignaro di tutto ciò, tentò di combinare altri matrimoni, prima dei quali la ragazza puntualmente si ammalava, finché amore non fece incontrare i due, che, innamoratisi, si sposarono.


Queste sono soltanto alcune delle straordinarie storie d’amore della mitologia greca, ma ovviamente ce ne sono molte altre, e non vi resta altro che scoprirle!

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