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L'Angolo di Apollo: Caro concerto, ti scrivo.

Aggiornamento: 26 nov 2021

Vi ricordate le file sotto al sole cocente o tra il bagnato della pioggia? L’emozione, l’agitazione, la voglia di arrivare il più vicino possibile al palco? L’odio per lo spilungone che puntualmente si piazzava davanti a te; la necessità di tirare lo spintone al tipo che ti sta accanto: continua a pestarti i piedi, cerchi di avvicinarti il più possibile al tuo amico o alla tua amica, ma non c’è abbastanza spazio. Tu l’avevi detto che era meglio andare in tribuna, ma loro hanno questa strana ossessione per il parterre..

E adesso ve lo voglio chiedere, a quale concerto avete pensato? Io al tour estivo dell'albumn No Comment di Nitro: giugno 2018, caldissimo, Villa Montalvo ed una ragazza tanto gentile quanto alta che si è messa lì, proprio davanti ai miei occhi coprendo totalmente la mia visuale, grazie “amica”!

In questo triste e snervante periodo ci attacchiamo ad ogni momento felice del passato e a me, la cosa che più manca, è cantare a squarciagola canzoni che adesso posso ascoltare solo mentre vado in biblioteca o quando passo da una parte all’altra del mio piccolo comune.

Il mio primo concerto è stato meraviglioso e allo stesso tempo terrificante. Salmo, Hellvisback tour, maggio 2017; non faceva troppo caldo, ma la disidratazione e l’abbassamento di pressione mi hanno tirata giù come una pera cotta e quando mi sono svegliata ho visto la mia povera amica che mi reggeva le gambe, bianca come il latte. Non male come prima esperienza eh. Il concerto, aperto da Axos, è stato una bomba, come l'ultimo: Lucca Summer Festival del 2019 (perché ovviamente l'edizione del 2020, addio) a sentire, per ironia della sorte, Salmo col Playlist tour ed i Måneskin, col Ballo della Vita. Inutile dire che hanno entrambe spaccato, nonostante il rapper fosse su una carrozzina elettrica per una grave lesione al menisco, fatto che in realtà ha reso la serata quasi divertente: chi lo "conosce" sa che non riesce a stare fermo un secondo e noi lo guardavamo sfrecciare a destra e a sinistra come una trottola, non riuscivamo più a stargli dietro!

Vedi, caro concerto, mi manchi, e mi manca sudare nel bel mezzo di una folla che leva il respiro, una folla nella quale è più importante cantare e urlare fino a perdere la voce, piuttosto che respirare; è buffa, la necessità che abbiamo di far del male alle nostre povere e sante corde vocali, ma quanto ci fa stare bene. Sentiamo di appartenere ad un qualcosa che si polverizza in poche ore, e rimangono solo l'adrenalina e la stanchezza che la mattina seguente saranno solo un ricordo, insieme ad una straordinaria e unica pellicola di attimi che rimarranno impregnati nella nostra mente per tanto, tanto, tantissimo tempo.

Non penso di avere un concerto preferito, un po' perché ascolto di tutto, quindi paragonare un artista indie ad uno pop o direttamente ad una band rock, non è il massimo; ma forse non ne ho uno perché ogni serata ha lasciato il suo segno, mi ha donato una sua emozione, un minuscolissimo pezzettino di cuore. Indubbiamente non dimenticherò mai quando mi ritrovai davanti al frontman dei Canova: 3 aprile 2019, Obihall, stavo attraversando la strada dopo esser passata dal paninaro a prendere qualcosa da mangiare e lo vedo lì, e mi saluta, e chissà che faccia avevo! Ho risalutato, timidamente, ma con un entusiasmo visibile ad occhio nudo. Sento ancora i brividi.

Ognuno di noi ha ancora dei biglietti intatti, ordinati e non stropicciati dai buttafuori che si trovano all'ingresso, li odio quando non riescono a strappare bene i biglietti!

Alcuni Paesi stanno studiando proprio per rimettere in moto il grande meccanismo della musica dal vivo; tra tamponi e mascherine, da Barcellona ad Amsterdam, si spera di poter tornare sotto i palchi e nei teatri di tutto il mondo. Chissà come sarà assistere ad eventi programmati nel 2019, sperati nel 2020 ed eseguiti, quando? 2021 o 2022? Si accettano scommesse, si accetta la speranza di poter tornare a vivere presto questi momenti, tanto speciali quanto magici.







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