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marcobecherini159

L'anno peggiore di tutti i tempi

Qual è stato, secondo voi, l’anno più brutto della storia? L’anno in cui nessuno avrebbe voluto trovarsi a vivere? L’annus horribilis per eccellenza? Se dite il 2020 sappiate che siete fuori strada.


Pur con tutti i morti della pandemia di covid-19, con il lockdown che ci ha tolto i contatti con parenti e amici, con le orecchie a sventola a forza di tenere la mascherina… e la lista sarebbe ancora lunga. Pur con tutte queste cose, tuttavia, il 2020 non può essere definito l’anno peggiore della storia [spero di non urtare la sensibilità di nessuno. Massimo rispetto per chi ha perso dei cari nella pandemia].


Ma allora quale potrebbe essere un anno così brutto? Forse il 1348, l’anno della Peste Nera raccontata anche da Boccaccio; oppure il 1914, con lo scoppio della Grande Guerra; ma a questo punto perché non il 1939, con la Seconda Guerra Mondiale? Ebbene, stando al parere degli storici non è nessuno di questi: per trovare l’anno più brutto di tutti i tempi bisogna andare molto più indietro nel passato. Per la precisione fino al 536.

Un mosaico di Giustiniano con la sua corte

Per contestualizzare un attimo. In quegli anni l’Impero Romano d’Occidente era oramai morto e sepolto, tanto che nella penisola italiana regnava Teoderico, re degli Ostrogoti. L’Europa era frammentata in vari regni dominati dai popoli germanici. Resisteva invece l’Impero Romano d’Oriente, dove il grande imperatore Giustiniano governava ormai da dieci anni, impegnandosi a riconquistare le terre perdute: esattamente un anno prima, nel 535, era cominciata la cosiddetta guerra greco-gotica, un conflitto estremamente duro, proprio contro Teoderico, per riconquistare l’Italia. In questo quadro si inserisce l’anno peggiore della storia.


Il 536 D.C. secondo Michael McCormick, docente di storia medievale all’università di Harvard, si aggiudica questo infausto primato a causa di grandi calamità che proprio allora si sono verificate: pensate che il 536 è l’inizio del decennio più freddo degli ultimi 2300 anni! Se anche voi come me state passando questi primi giorni di gennaio perennemente avvolti in una copertina di lana, capite quanto dev’essere stato terribile quel periodo.


Non fu tanto il freddo in sé a flagellare la popolazione mondiale, però. Quell’anno, a causa di una sorta di “epidemia di nebbia”, il sole risultò perennemente offuscato, tanto da illuminare appena quanto la luna: Procopio di Cesarea, storico e intellettuale bizantino, ci racconta che per diciotto mesi sembrò di assistere a una perpetua eclissi solare. Capite bene che in questa situazione le temperature scendono, è naturale; nella fattispecie pare che la temperatura media di quegli anni sia stata più bassa di circa 2°C: oggi che sentiamo parlare sempre più spesso di riscaldamento globale sappiamo che bastano pochi gradi in più o in meno per determinare cataclismi notevoli. Difatti quel calo apparentemente lieve della temperatura determinò gelate e carestie in Europa, Asia e Medio Oriente. In Cina arrivò addirittura a nevicare in piena estate. Un incommensurabile numero di esseri umani morì per il freddo e la fame. Ma per quale motivo avvenne questa catastrofe?


Il Monte Rosa

McCormick ha condotto degli studi estremamente puntigliosi su dei campioni di ghiaccio, alcuni dei quali peraltro prelevati qua vicino (si fa per dire): sul massiccio del Monte Rosa. Bisogna sapere che delle sostanze e degli elementi chimici presenti nell’atmosfera si depositano spesso su strati di ghiaccio, che col passare del tempo vengono ricoperti da nuovi strati: prelevando carote di ghiaccio in profondità è dunque ancora possibile analizzare le sostanze depositatesi nei secoli passati. Osservando campioni datati al 536, McCormick e il suo entourage di collaboratori hanno rinvenuto tracce di cenere vulcanica e materiali piroclastici (in gergo tecnico “tefra”) che testimoniano l’eruzione di qualche antico vulcano.


Il vulcano Krakatoa

La teoria più accreditata vuole che in quell’anno vi siano state due eruzioni in rapida successione: la prima in Islanda e la seconda probabilmente del vulcano Krakatoa in Indonesia. Le ceneri dell’eruzione, accumulate nell’atmosfera, avrebbero offuscato il sole, determinando il calo delle temperature.


Tanto per gradire, poi, nel 541 scoppiò un’epidemia di peste bubbonica che falcidiò un terzo della popolazione dell’impero bizantino e nello stesso decennio vi furono altre due grandi eruzioni vulcaniche (nel 540 e nel 547), che impedirono il ritorno a temperature normali, generando una crisi destinata a sconvolgere l’Europa per un altro secolo. Solo nel 640 si ha notizia di una ripresa dell’economia: sempre dallo studio dei campioni di ghiaccio si nota una maggiore concentrazione di piombo nell’atmosfera, segno che si era ripresa l’estrazione dell’argento (che viene estratto assieme al piombo) per coniare monete.


Tutto ciò per dire che lamentarsi del 2020 è sacrosanto, augurarsi che il 2021 sia migliore è lecito, ma tutto sommato dobbiamo ricordarci che potrebbe andare anche peggio e non solo perché, come diceva un vecchio film, “potrebbe piovere”.

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