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Pandemia horror - "La mascherata della Morte Rossa" di Poe

Riconoscete il tizio nella foto? Si tratta di Edgar Allan Poe, unanimemente riconosciuto come uno dei fondatori e massimi autori del genere horror, ma dire solo questo è riduttivo.


Poe, che visse e morì (a soli 40 anni, probabilmente stroncato da una cirrosi epatica) nella prima metà dell’Ottocento, fu un poeta romantico capace di influenzare gente del calibro di Baudelaire e in misura minore perfino Pascoli (senza “Il corvo” di Poe forse non ci sarebbe stato “L’assiuolo” pascoliano). Fu però anche un giallista e il suo personaggio dell’investigatore Auguste Dupin fu alla base della futura creazione di Sherlock Holmes da parte di sir Arthur Conan Doyle (niente di meno!). Scrisse pure romanzi e storie d’avventura e fantasia, finendo per influenzare lo stile di quello che un secolo dopo si impose come suo erede: Howard Philips Lovecraft. Oltre a ciò poi è stato anche saggista, giornalista e critico letterario, benché nell’immaginario collettivo venga immaginato più che altro come artista maledetto e genio folle.


Tuttavia, come dicevo, Edgar Allan Poe è ricordato soprattutto come scrittore di racconti horror (o, per meglio dire, “gotici”, il genere horror nascerà dopo). E dunque come non ricordare la sua storia più celebre “Il gatto nero”, oppure “il cuore rivelatore” o ancora “Ligeia” e tutti gli altri scritti su personaggi femminili. Quello che però interessa a noi non è forse uno dei più noti, si intitola “La mascherata della Morte Rossa” e se lo avete sentito nominare, probabilmente era perché stavate parlando di covid.


La mascherata della Morte Rossa (noto anche come “Pantomima della Morte Rossa”) parla infatti di una malattia e sembra scritto ad hoc per la pandemia attuale. Chi non ne avesse ancora avuto abbastanza di sentir nominare il coronavirus a destra e a manca, insomma, può dilettarsi nella lettura di quello che in fondo è un racconto brevissimo: in cinque coloritissime pagine descrive quella che potrebbe essere una parodia macabra del Decameron.


“Da lungo tempo la Morte Rossa devastava il paese. Nessuna pestilenza era mai stata così fatale, così spaventosa. Il sangue era la sua manifestazione e il suo sigillo: il rosso e l’orrore del sangue.” Già questo incipit, catastrofico e un po’ splatter, dovrebbe calarci nell’atmosfera di un’epidemia spaventosa, tremenda ed esiziale (se non ci fossimo già calati a sufficienza). Tuttavia, come in ogni situazione difficile, c’è chi spera di cavarsela, così abbiamo che il Principe Prospero “convocò un migliaio di amici sani e spensierati […] e si ritirò con loro in totale isolamento in una delle sue roccaforti.”


La situazione in questi termini, come vedete, ha un che di boccacciano: un’epidemia che

perversa nel mondo esterno e un gruppo di amici che cerca di sopravvivere rinchiudendosi in un palazzo fastoso e cercando di distrarsi dal timore della malattia. Se i protagonisti del Decameron si raccontavano delle novelle, i cortigiani di Poe allestiscono un ballo in maschera, cercando di non pensare all’epidemia in corso. Ma siamo sicuri che travestirsi per la festa sia una buona idea? Sotto una maschera, del resto, può celarsi chiunque.


Nella mascherata della Morte Rossa viene dipinto magistralmente il quadro di un regno medievale falcidiato dal malanno. Poe si lancia in descrizioni estremamente vivide, tanto che in certi momenti sembra davvero di essere lì a danzare in mezzo ai cortigiani in costumi stravaganti.


Inoltre, seppur nella sua estrema brevità, il racconto raggiunge vette poetiche non indifferenti, per esempio nella descrizione dello sconforto e dello scoramento che i presenti sentono quando l’orologio batte l’ora: come si rendessero conto dell’ineluttabilità della morte e del flusso inarrestabile del tempo.


In definitiva il racconto, ottimamente scritto, merita veramente di essere letto, se non altro per provare la curiosa sensazione di imbattersi, fra le pagine di un libro, nella descrizione di una situazione a noi familiare, come (purtroppo) è ora la pandemia. Perciò il mio consiglio è quello di leggerlo… sempre che non vi spaventi sentir parlare di malattie che colpiscono anche chi è in isolamento.


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