Se oggi pensiamo alla famiglia Medici, i primi esponenti che vengono in mente, senza neanche pensarci troppo, sono Lorenzo il Magnifico e Cosimo il Vecchio, chiaro.
A loro è sicuramente legata quell'aura quasi mitica che circonda (perfino sui libri di scuola) la storia della città di Firenze, e soprattutto al primo si associa l'idea di grande mecenate delle arti e della cultura.
Quel che pochi sanno, o che comunque spesso viene tenuto in secondo piano, è che la lunga storia del patrimonio artistico fiorentino sarebbe potuta finire assai diversamente se non fosse stato per la lungimiranza dell'ultima esponente del ramo granducale, Anna Maria Luisa, sorella dell'ultimo granduca Gian Gastone e salvatrice, è proprio il caso di dirlo, del patrimonio artistico e culturale che la sua famiglia aveva patrocinato e posseduto dal quattrocento fino a quel momento.
Nel 1737 si spense l'ultimo granduca, senza eredi diretti e senza la possibilità di affidare il trono alla sorella: già da tempo era stato previsto che alla morte di Gian Gastone sarebbe succeduto un esponente della dinastia dei Lorena (che avrebbero guidato la Toscana fino al 1859).
In un mondo e in una politica dominata dagli uomini, Anna Maria Luisa de' Medici riuscì a compiere un capolavoro diplomatico lungimirante e di forte impatto: stipulò un vero e proprio accordo con la nuova dinastia, all'indomani dell'estinzione della linea di successione maschile della sua famiglia, noto con il nome di "patto di famiglia", con il quale impose ai nuovi regnanti, stranieri, di non rimuovere, levare, trasportare qualunque quadro, libro, galleria o statua che si trovassero a Firenze e che dalla sua famiglia erano stati patrocinati.
Anna Maria Luisa era consapevole del destino che all'immenso patrimonio artistico sarebbe toccato, ovvero quello di essere spedito alla corte di Vienna come già era similmente successo all'estinzione della famiglia Della Rovere a Urbino (parte del cui patrimonio era finito, per ironia della sorte, proprio a Firenze circa un secolo prima per motivi dinastici) o dei Farnese a Parma: l'ultima esponente dei Medici volle assicurare alla propria città di poter continuare a godere dell'immensità del bello di cui la propria famiglia si era circondata e che nei secoli aveva sostenuto, riuscendo nella non facile impresa di impedire che sovrani stranieri potessero mettere le mani su quello che sarebbe stato uno dei bottini artistici più ambiti dell'intero continente europeo.
In un mondo nel quale le donne erano utilizzate per lo più come pedine diplomatiche, Anna Maria Luisa dette prova di incredibile lungimiranza e indipendenza, ponendo l'unica condizione ai Lorena di, semplicemente, non toccare quello che Firenze e la Toscana in generale avevano prodotto fin dal Quattrocento: riuscì in tal modo a salvare l'integrità di una della più imponenti collezioni artistiche della Storia, legando per sempre al nome di Firenze l'immagine di una città d'arte e sapienza, permettendo alle generazioni future di poter godere e partecipare a quella passione per l'arte e la cultura che hanno reso immortale il nome non solo dei numerosi artisti, pensatori e scrittori che hanno attraversato la Toscana e la sua capitale dell'epoca, ma anche di una città che, non a caso, oggi viene ancora chiamata " la Culla del Rinascimento".
Dopo la fine del dominio mediceo su Firenze, Anna Maria Luisa si ritirò a vita privata a Palazzo Pitti per spengersi, serenamente, nel 1743, ed essere sepolta in San Lorenzo con gli altri membri della sua famiglia, accanto ai quali riposa ancora oggi.
Se oggi Firenze è una delle città più visitate ed ammirate al mondo, lo dobbiamo non solo a chi ha costruito quel patrimonio, ma anche a chi lo ha messo al riparo dalla politica dinastica, salvando l'immortalità che solo l'arte sa donare all'essere umano: e non a caso, alle spalle degli Uffizi, laddove è esposta gran parte di quella raccolta salvata da Anna Maria Luisa, il lungarno prende il nome proprio dell'ultima esponente della famiglia Medici.
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