Come sopravvivere alle paure che ci pervadono.
“Più facile a dirsi che a farsi” dirai, “impossibile ormai ci convivo” penserai.
Io rispondo: giusto, giustissimo, inutile soffermarsi a inghiottire quelle pillole di autoconvinzione che non portano a nulla, o meglio, quasi mai, hanno durata breve, non durano più del tempo che impieghi a metterti le scarpe e ad uscire dall’uscio di casa; metti il piede fuori dalla porta ed ecco che in un secondo mille pensieri tornano a galla in quel flusso di lacrime che vorresti reprimere quanto sfogare: il lavoro, la famiglia, lo studio, l’affitto, le amicizie false e quelle vere, il tempo perso, l’amore, le paranoie…
Ok basta, forse a quel punto è davvero meglio fare diètro-frónt, ritornare nei propri passi che conducono all’uscio di casa e tornare a pensare, a scavarsi dentro, a capire che cosa davvero ci fa stare così male.
La cosa più “strana” è che il 99% delle volte che abbiamo l’umore a pezzi non sappiamo cos’è che ci porta ad essere così, o meglio, forse lo sappiamo, ma non abbiamo il coraggio di ammetterlo a noi stessi o più semplicemente non sappiamo da cosa è creato.
Conosco la situazione, la circostanza che mi ha fatto star male, ma non ne capisco il motivo, ciò che ha scaturito dentro di me, forse invidia? gelosia? delusione?...
Tanti sentimenti contrastanti si fanno strada dentro di me, eppure non riesco a comprenderli.
In fondo stiamo parlando di me, dovrei conoscermi bene, come le mie tasche, e invece dopo essere rientrata dall’uscio di quella maledetta porta, perché ancora una volta ho fallito: mi dirigo in bagno, mi guardo allo specchio e non mi capisco, o forse sarebbe meglio dire non mi percepisco, non è forse questa la paura più grande che ci pervade? e non è forse questa la domanda interna più difficile a cui rispondere?
Ma cos’è che mi porta a non conoscermi, a non percepirmi? Infondo sembra la cosa più facile del mondo, sono me, me stesso ed io cosa c’è da capire? La risposta è: Tutto, chi sono? Da dove vengo? Dove vado? Che cosa faccio? Perché lo faccio? …
Spesso rispondere a queste futili domande, che possono sembrare a primo impatto banali, si rivelano poi estremamente complesse, è questa in primo luogo la genesi delle paure: il fatto di non saper rispondere a domande che quasi ci sembrano scontate, è ciò che fa più male.
Per fortuna non siamo gli unici appesi al filo del rasoio delle domande esistenziali, per fortuna il destino ci riserva sempre un posto accanto sul “tram della vita”, magari inizialmente vuoto, ci sembrerà anche che il flusso della vita si prenda gioco di noi, ma nel momento in cui vediamo salire quella persona che sin da subito ci desta curiosità e ammirazione, è lì che capiamo che quel posto vuoto ormai da anni, tutto sporco e mezzo rotto, sarà destinato a lui/lei, che con man forte restituirà a quest’ultimo vita e a noi speranza, un pizzico di sostanze e voglia di ripartire più veloce di prima.
La domanda sorge spontanea: potrà questa persona prendersi cura di me per sempre? rispondere alle mie domande? essere il mio punto saldo? La risposta è, come al solito, netta e coincisa: il destino a volte è crudele, le persone salgono e scendono dal “tram della vita”, vanno e vengono o addirittura cambiano posto, o magari stanchi di percorre questo lungo viaggio si perderanno, o ancor peggio scopriremo che saranno totalmente inadeguati a rimanere al nostro fianco e a quel punto saremo noi a decidere di cambiare posto del tram, ma ciò che ci hanno trasmesso, ciò che ci hanno insegnato rimarrà sempre all’interno del nostro cuore e ci servirà, almeno in parte, a rispondere alle nostre domande, ma ricorda, primo vero responsabile e in grado di rispondere a queste domande sei tu, la chiave è dentro di te, di me, di noi.
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