Chiunque sia in cerca di melodie che entrino in testa dopo un solo ascolto, di testi in cui rispecchiarsi e parole che infondano un briciolo di speranza e coraggio non può che ascoltare l’ultimo album dei Pinguini Tattici Nucleari. "Ahia", così si chiama l’EP uscito il 4 dicembre della band bergamasca, è una raccolta di sette canzoni che si potrebbero definire contagiose. Lasciando da parte il significato che un virologo potrebbe attribuire a questo aggettivo e tornando al campo musicale, in questo caso il contagio è inteso in senso tutt’altro che negativo. La musica della band bergamasca vi colpirà nello spirito sollevando il vostro umore. D’un tratto vi sentirete più leggeri. Ma il contagio non finisce qui: i testi ricchi di rimandi ad un’infanzia disincantata e ad un’età adolescenziale segnata dalle prime esperienze, stuzzicheranno l’area del vostro cervello deputata al ricordo infondendo una lieve nostalgia. Attenzione però agli effetti collaterali dell’ascolto: i ritornelli hanno delle controindicazioni. Che lo vogliate o no, la musica dei Pinguini vi farà compagnia per qualche giorno, non riuscirete a non canticchiarla nei momenti di silenzio, sarà come se un giradischi nell’anticamera del vostro cervello trasmettesse in loop quelle strofe, magari anche storpiate, non lasciandovi tregua.
Per capire il significato dell’album bisogna riavvolgere il nastro. Il 2020, il cosiddetto annus horribilis, per i Pinguini era iniziato alla grande: terzi classificati a Sanremo, brindano dopo poco alla certificazione di Ringo Star come disco di platino. Poi con l’arrivo del coronavirus i progetti di tour per tutta Italia sono rimasti sogni nel cassetto. Gli artisti, in attesa di tempi migliori, si sono impegnati nella scrittura di canzoni, cercando di racchiudere in musica il peso delle notizie di attualità alleggerendolo con ironia e naturalezza. Ormai ben lontani dai sound delle prime canzoni si sono affermati come artisti pop a tutti gli effetti. Gli amanti dei primi Pinguini, rockettari e dissidenti, forse non hanno apprezzato l’adeguamento ai gusti di massa, ma fatto sta che la loro musica ha riscosso successo conquistando un pubblico sempre più ampio.
Durante il lockdown, gli apprezzamenti sono aumentati non solo per il loro contributo musicale ma anche per l’impressione che hanno trasmesso sul piano umano. Tra marzo e aprile è infatti tornato alla ribalta un brano uscito precedentemente, già degno di nota, ma che ha subito rivalutazioni positive per una coincidenza di tristi eventi. Mentre la loro città, Bergamo, era una delle più colpite dal contagio, una tra le canzoni più malinconiche della loro produzione -intitolata per l'appunto Bergamo- è diventata simbolo dell’unione tra concittadini nella lotta contro il coronavirus. Nella canzone la città è utilizzata come termine di paragone per la bellezza di una ragazza, ma la musica va ben oltre trasmettendo una sensazione di dolorosa comunanza tra connazionali e un pensiero di sostegno diretto ai centri con tristi primati per numero di decessi. Ad ascoltarla non può che tornare in mente il drammatico corteo dei furgoni dell’esercito che trasportano le salme dal camposanto bergamasco verso i forni crematori di altre regioni, immagine ormai impressa nel ricordo di ogni italiano.
I toni tornano vivaci e spensierati nei sette brani di Ahia. La band chiarisce così la scelta del titolo dell’album e del romanzo omonimo di Riccardo Zanotti pubblicato il 3 dicembre: “E’ un’esclamazione di dolore, ma anche una parola buffa, quasi fumettistica; è pop art pura, una parola così affascinante non poteva che diventare il titolo di questo lavoro”. Il singolo dallo stesso nome dell’album racchiude il mondo di emozioni che riporta all’infanzia con le sue sbucciature sulle gambe che “raccontano una storia/ Di una bimba che cadeva sempre/ Nelle ore di motoria”.
La Storia infinita invece, uscita durante il periodo estivo, è il simbolo di un’estate più immaginata che realmente vissuta. Dai ritmi folk e sognanti e sempre filtrato dall’occhio della memoria, il brano rievoca una ipotetica estate dell’adolescenza, quella del primo viaggio da soli, del primo amore, della presa di forza e indipendenza. Estate che quest’anno forse molti ragazzi non hanno potuto vivere e che altri hanno potuto ripercorrere perdendosi nei ricordi. Ma il messaggio è sempre quello di godersi ciò che abbiamo, senza rimpianti né rancore, nonostante tutto.
Altra canzone legata ad un passato ancora più lontano è Pastello bianco: una ballata dai ritmi più lenti di archi e piano, che racconta la storia di due ragazzi “che si conoscono da tantissimo tempo ma che nel brano si incrociano in diverse storie d’amore condensate in una sola linea narrativa” come spiega la band. Il ritornello rimanda ad un gioco dell’infanzia, che in tutta la sua tenerezza e innocenza fa sorridere e riscalda il cuore.
“Per favore non piangere E non ci rimanere male Che noi due ci conosciamo bene Dalla prima elementare E scrivevo tutti i miei segreti Col pastello bianco sul diario Speravo che venissi a colorarli E ti giuro sto ancora aspettando”
Quella di toccare la memoria degli ascoltatori non è l’unica strategia che la band bergamasca utilizza per coinvolgere i fan. Anche la scelta di affidare alle protagoniste nomi femminili molto diffusi non può che essere azzeccata. Così dopo aver rallegrato tutte le fan di nome Ilaria e Irene, quest’anno ogni ragazza di nome Giulia ha potuto immedesimarsi ancora più a fondo rispetto agli altri nel testo della canzone omonima. Chissà quante fan che portano questo nome si sono ripetute mentre studiavano: “Giulia, non essere abbattuta per l'università/ L'esame era difficile, lo dico io al tuo papà”. Il tema trattato nella canzone in realtà è un tradimento ma poco importa, ognuno ne può estrapolare gli aspetti che più sente vicini alla propria esperienza.
Di altri contenuti è invece Scrivile scemo, una canzone da loro stessi definita "super pop alla Max Pezzali, una cassa in 4 quarti che porta alla danza, al ballo oltre che all’ascolto”. È incentrata sul coraggio di fare il primo passo, di non tirarsi indietro. Ma, in questo brano si nota anche la capacità della band di mischiare il serio all’ironico. Un velo di sofferenza legato all’attualità della pandemia è sempre presente nei testi, ma in questo in particolare il dramma è generalizzato e il riferimento è alla strage dell’11 settembre 2001. È così che cantando “Scrivile scemo, un finale migliore /Per quella puntata della Melevisione/ Interrotta da torri che andarono in fiamme/ E bimbi che facevano domande” la leggerezza dell’intrattenimento per bambini mitiga la menzione dell’evento infausto, lasciando il brano intatto da macchie di tragicità.
Se poi siete in cerca di una canzone che vi immerga nell'atmosfera natalizia Bohémien fa al caso vostro. Valida alternativa ai brani ormai inflazionati di Michael Bublé, Bohémien si caratterizza per una melodia che ricorda perfettamente i campanelli delle musiche natalizie, con le sue sonorità british e il pop scanzonato. E camminando per le strade, alla vista delle luci natalizie sulle terrazze non si può far altro che canticchiare
"Ho visto i vicini iniziare a mettere le luci di Natale. E invece noi niente, penseranno che sono il Grinch”
Ci sarebbe molto altro da dire sull’album ma è meglio lasciar esprimere alla musica stessa ciò che a parole non avrebbe la stessa potenza comunicativa. Beh, nella lista delle cose da salvare del 2020 non può che rientrare la (ri)scoperta dei Pinguini Tattici Nucleari e i loro contributi musicali. Perché in fondo, proprio come si ascolta in Scooby doo, le loro canzoni ci hanno fatto sentire "sempre un po' fuori luogo ma sorridenti/ Come un assolo di chitarra in radio in questo fottutissimo 2020”.
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