“L’abolizione del diritto di abortire per una donna, quando e se lo vuole, equivale a una maternità obbligatoria, una forma di stupro da parte dello Stato”
- Edward Abbey.
In Italia la legge per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza entrò in vigore il 22 Maggio del 1978.
Lo Stato ha il dovere di informare la donna sui diritti sociali, sanitari e assistenziali offerti dalle strutture operanti nel territorio, consentendo l’interruzione della gravidanza anche ai minori.
Dopo anni di lotte e manifestazioni sulla libertà di scelta delle donne, il 12 agosto 2020 il ministro della Salute,Roberto Speranza ha annunciato “le nuove linee di indirizzo sull’interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine”.
Fino a dieci anni fa, quando la pillola abortiva entrò in commercio in Italia, erano poche le donne a cui era concesso l’utilizzo, a causa dell’obbligo di ricovero,3 giorni, presso una struttura ospedaliera.
La RU486, è un antiprogestinico di sintesi utilizzato in associazione con una prostaglandina.
- non richiede intervento chirurgico presso una struttura specializzata;
-non comporta rischi legati alle possibili complicazioni adottate con l’intervento chirurgico;
-può essere utilizzata fino a 63 giorni pari a 9 settimane compiute di età gestazionale.
Dopo l’aggiornamento delle linee guida della legge sull’aborto, il centrodestra si rifiuta di applicare le normative.
Nascono,quindi, campagne incentrate sul diritto alla vita del feto, non preoccupandosi delle esigenze delle donne.
Alcuni esempi riguardano dei manifesti apparsi a Milano,Verona,Roma e altre città italiane con l’obiettivo di raccontare cosa realmente si nasconde dietro la pillola abortiva.
Numerosi furono i post sui social network che documentarono l’aspetto tossico e medievale degli antiabortisti, i quali attraverso la comunicazione continuano a creare confusione nell’interpretazione delle notizie scientifiche riguardo una situazione molto delicata.
Anche durante il giorno della Memoria, il 27 gennaio, hanno continuato a fare propaganda contro l’interruzione della gravidanza, definendo la schiavitù, le vittime dell’olocausto e l’aborto esempi di negazione dell’umanità.
Tutto questo non accade solo in Italia, ma persino in Polonia, dove un consistente numero di donne, uomini e la comunità LGBT+manifestano contro il governo per l’entrata in vigore, mercoledì 27 gennaio 2021, della legge che vieta l’aborto anche in caso di malformazione del feto, non garantendo il diritto di libertà e scelta del proprio corpo.
La sentenza della corte costituzionale era stabilita per lo scorso ottobre ma ritardata per via delle manifestazioni popolari, le quali non sono mai cessate.
“La RU486 lede i diritti sia delle donne in dolce attesa, sia dei bambini che stanno per nascere; più volte è stato ribadito come la prima causa di femminicidio al mondo sia proprio l’aborto.”
- Toni Brandi, Provita&Famiglia.
Per gli esponenti di Provita&Famiglia è molto più importante difendere la natalità anziché la salute psicologica e fisica della donna o del feto.
Le donne hanno bisogno di supporto, non devono sentirsi sbagliate o non accettate dalla società solo per aver ricorso all’aborto.
Quando una donna abortisce, non deve dare alcun tipo di spiegazione o giustificazione sul perché l’ha fatto.
Basta ricorrere all’interruzione della gravidanza illegalmente, le donne hanno bisogno di sicurezza, non di sentirsi perdute.
Quante altre donne devono ricorrere illegalmente all’aborto, rischiando la vita, prima che il governo prenda una decisione?
Quante altre donne devono sentirsi “costrette”a portare a termine una gravidanza dopo una violenza sessuale?
Quante altre donne devono sentirsi sbagliate se decidono di abortire perché prima pensano a realizzare i propri obiettivi?
Quante altre donne devono avere paura di affrontare l’argomento con i propri familiari?
Quando iniziamo ad informarci sulla veridicità delle notizie e non il contrario?
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