“In una notte più buia del mare/Una voce mi chiama a sé Sembra il canto di mille sirene/Mi conosce meglio di me”
-da “fuori, fuori, fuori”-
Dopo un lungo periodo di materialismo musicale capeggiato dalla trap di artisti come Sfera Ebbasta o Capoplaza, “Magica Musica” di Venerus è l’album profeta del Rinascimento musicale italiano negli anni Venti del 2000. Sulla scia della rivoluzione del rock psichedelico del 1960-1970 e dei timidi approcci innovativi dell’indie-pop italiano, l’album esordio di Andrea Venerus si manifesta in tutto il suo splendore in una scena ormai decadente e di basso profilo. Composto da sedici tracce coprodotte con MACE (autore di OBE, altro album di grande successo in questi giorni) e collaborazioni varie (tra cui vediamo Frah Quintale, Rkomi, Gemitaiz e Calibro 35), l’album manifesta la sua ideologia alchemico-psichedelica già nella copertina, la quale prende ispirazione da una raffigurazione dell’eretico-scienziato Giordano Bruno; vediamo infatti raffigurato il cantante vestito con la sua tipica stravaganza in bilico tra un Eden ed un Iperuranio che ricordano una versione teatrale delle opere del fiammingo Bosch, dove l’onirico e l’allegorico regnavano sovrano. Una volta aperto il sipario quello che si sente è pura innovazione: Venerus ci conduce come un Willy Wonka italiano nella fabbrica della sua mente ed anche nella sua quotidianità, come lui stesso ha rivelato, siccome le campane che si sente all’inizio di “Sei acqua” sono state registrate per una curiosa coincidenza dal suo telefono mentre tentava di comporre la melodia per il pianoforte, donando un’atmosfera sacrale alla canzone. Il singolo molto apprezzato dal pubblico “Ogni pensiero vola” fa da overture all’album, in cui l’artista entra nel suo mondo onirico attraverso la bocca dell’Orco del Sacro Bosco di Bomarzo, sulle cui labbra è inciso il motto che fa da titolo alla canzone; questa sensazione di entrata nell’irrazionale è espresso in una strofa dove canta: “Se chiudi gli occhi non sei più qui/ Scompaiono i confini del corpo/E tutto ciò che ti circonda”. Le sonorità soul, jazz e psychedelic rock sono ben riconoscibili e quest’ultimo è chiaramente presente in “Lucy”, che oltre ad avere come base una chitarra che ricorda la magia di Jimi Hendrix nel suo “Valleys of Neptune”, è ispirata a “Lucy in the sky with diamonds” degli eterni Beatles, ma non solo: in “Cosmic Interlude”, pausa puramente musicale, proviamo le stesse sensazioni di dissociazione mentale data dalla musica di “Planet Caravan” dei Black Sabbath o del monolite della psichedelia “The Dark Side of the Moon” dei Pink Floyd, come l’artista stesso ci dice in un’intervista rilasciata a Rolling Stone: “l’altra mattina mi sono risentito dei classici, tra cui The Dark Side of the Moon, e ho pensato a quanto i Pink Floyd volassero mentre lo registravano, a come si fossero elevati a livello mentale. Io a ciò ambisco. Pure perché negli ultimi anni, rispetto a questi classici, siamo tornati coi piedi per terra.” Un’altra fonte d’ispirazione è stato l’uso di allucinogeni (LSD e funghetti) che come ha detto nella stessa intervista “il corrispettivo del rituale della religione è stato assumere i funghi allucinogeni, che mi hanno ricollegato alla natura” insieme a “[…] il libro Magia naturale di Doreen Valiente, che per la mia formazione è stato importante quanto le esperienze con i funghi”. Natura, neo-psichedelico e fuga dalla razionalità: sono queste le parole con cui possiamo riassumere il visionario album di Venerus, proiettato verso l’intangibile ed un ritorno alla fantasia.
Emanuele Nesti
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