Pensavamo che la pandemia ci avesse fermato, invece ancora una volta ci ritroviamo a salire sopra dei gradoni di ferro.
Questa volta domiamo lo stadio Penzo di Venezia, ascendendo in mezzo alla nebbia come fantasmi che risorgono.
“Noi non supereremo mai questa fase.”
Aveva proprio ragione Nick Hornby, che con le parole del suo libro, “Febbre a 90” ha consegnato a molti ragazzi una filosofia di vita.
Perché limitarsi a tifare una squadretta mediocre 90 minuti alla settimana quando puoi vivere ogni secondo seguendo le logiche incomprensibili del tifo?
È una scelta inizialmente impegnativa e ti porterà a decisioni scomode fatte apposta per incasinarti la routine.
Come decidere d’impulso a una settimana dal match, di lasciare ogni programma e farsi 3 giorni a Venezia con un amico, per vedere perdere la Fiorentina.
Ti troverai di fronte situazioni al limite del ridicolo che dovrai affrontare con la pungente ironia del tifoso, trasformerai giornate pazze e senza senso nelle uniche possibili per te.
Sarà bellissimo mangiare pasta al nero di seppia alle 5 del pomeriggio, con le sciarpe appese ai balconi dell’appartamento e insultare le gondole che passano sotto di te.
Sai già che è una di quelle “partite trappola”, così scontate che puntualmente perdi sempre. Rimanerci male sarebbe più che ragionevole, ma tu segui le incomprensibili logiche del tifo, ti adatti e poni un filtro, quasi non te ne accorgi.
Le logiche del tifo sono piene di meccanismi irrazionali che non si possono spiegare, è un qualcosa che va oltre l’innamoramento, e non certo in termini di romanticismo.
C’è uno stendardo che ho sempre adorato nella mia casa Curva Fiesole, racchiude tutto ciò in modo essenziale e ho provato una gioia immensa a rivederlo sugli spalti insieme agli ultras.
C’è scritto “Noi tifiamo Noi”.
(…e la fiorentina) più piccolo, tra parentesi.
Non siamo innamorati di una ragazza. Ne di un giocatore. Ma neanche della maglia col giglio vecchio anni ‘80. Amiamo i colori, il giglio e Firenze, ma andiamo oltre.
Noi Tifiamo noi.
Tutto il resto è noia.
Prendete queste tre parole come stile di vita e sarà tutto più semplice.
Sarà scontato sopportare l’ennesima sconfitta “inaspettata”.
Non ti interesserà del risultato.
Te ne fregherai di Vlahovic e degli illusi che gli danno dello zingaro (gli stessi che lo paragonavano a un semi Dio due settimane fa?).
Lascerai sbraitare Biraghi e Venuti che vengono a darti una lezione su come fare i tifosi dopo 90 minuti di scempio.
Dei veneziani che ti sghignazzano all’uscita.
Soffrirai per una curva che ti è parsa un po’ fioca, che ha cantato poco e che forse ha poche forze per riprendersi l’essenza del calcio. Ma in fondo andrai avanti, dopo 2 anni in letargo è facile disabituarsi e non riconoscere più il proprio habitat naturale. Anche i gatti dopo un po’ di tempo fuori si adattano e non ricercano più casa.
Chissà, magari hanno proprio ragione quelli che dicono che il tifo organizzato è morto e che la formula del calcio popolare nella generazione di Instagram è inapplicabile.
La vita sta rinascendo dalle ceneri del covid, ma in fondo non è così dissimile alla solita merda di prima.
Ciò che tanto volevi l’hai ottenuto e te ne sei dimenticato.
È proprio vero che noi non supereremo mai questa fase, un po’ come la Fiorentina che perde e peggiora le giornate.
E allora sarà bene ripetercelo per incoraggiarci, noi tifiamo noi.
Sugli spalti? Nella vita.
Andiamo avanti per la nostra strada consapevoli che è unica e che solo aggrappandoci (sgolandoci) ci porterà lontano.
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