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corradociampi

"Non può farlo qualcun altro?"

Nella puntata dei Simpson "spazzatura fra titani", andata in onda per la prima volta negli Stati Uniti nel 1998, viene raccontata la rapida ascesa e l'altrettanto rapida caduta di Homer come commissario alla raccolta dei rifiuti di Springfield: Homer costruisce la propria candidatura attorno allo slogan "non può farlo qualcun altro?", incitando i cittadini di Springfield attraverso un messaggio semplice ed immediato a votarlo al posto dell'esperto e navigato commissario Ray Patterson, basando la propria strategia sul totale scarico di responsabilità, finendo inevitabilmente accattivandosi la simpatia degli elettori, vincendo le elezioni e dimostrando in un mese di non essere assolutamente all'altezza del compito.

La puntata è costellata di momenti iconici per la serie (la lite con i netturbini, la canzone "the garbage man can", e la finale traslazione della città come unico modo di rimediare al disastro ecologico compiuto da Homer per coprire i buchi nel bilancio, rimedio consistente nello scaricare l'immondizia di altre città in una miniera abbandonata), ma nelle maglie della leggerezza e dell'umorismo tipico della serie si nasconde un tema che sarebbe diventato fondamentale nel dibattito pubblico del nuovo millennio: la leggerezza con il quale si affrontò, e spesso tutt'ora si affronta, il tema ecologico.

La puntata si concentra nel mostrare infatti quanto fallimentare sia la gestione Simpson della situazione, non solo causata ma aggravata dalla completa mancanza di preparazione o anche solo di consapevolezza della realtà che il nuovo commissario si trova a gestire, mai mancando di accentuare i momenti ironici o tragicomici che da questo disastro amministravo derivano.

Osservare la puntata con gli occhi del 2021, alla luce dell'aggravarsi della crisi climatica e dei disastri ecologici causati da attività umane esercitate con la consapevolezza della dannosità, ha tutto un altro effetto: la denuncia che emerge dalla puntata è chiara nel ritenere l'incompetenza causa principale dell'aggravarsi della situazione, ma ne emerge anche altro.

Lo slogan usato da Homer nella sua campagna riassume perfettamente quello che sarebbe stato l'atteggiamento apatico e distaccato che la maggior parte dei governi mondiali ha assunto, nel corso dei primi anni del ventunesimo secolo, nei confronti di un problema che ormai non poteva più essere rimandato.

Il copione della condotta non sembra essere cambiato negli anni immediatamente successivi all'inizio del millennio, quando i passi avanti sono stati lenti e di difficile applicazione: solo nel 2005 fu firmato il protocollo di Kyoto con l'obiettivo di ridurre le emissioni inquinanti, la cui eredità fu raccolta nel 2015 dal Trattato di Parigi, i cui obiettivi sono ancor più ambiziosi ma, soprattutto, urgenti.

Proprio dall'urgenza di applicare quanto accordato a Parigi ci si può rendere conto di una cosa particolarmente importante: che quanto deciso non è stato, in linea di massima, reso concreto.

Sono stati moltissimi gli interventi, se ne può star certi, per limitare l'uso e il consumo di plastiche (per esempio in Europa sono stati messi al bando prima i cotton fioc non biodegradabili e poi i piatti di plastica e le cannucce non degradabili), ma la sensazione è che tali interventi siano solo un contorno e non una vera e propria iniziativa per aggredire alla base il problema ambientale; sono molte le iniziative volte alla sensibilizzazione circa il destino di un mozzicone di sigaretta lasciato a terra o del viaggio che farà un sacchetto di plastica dal supermercato all'oceano, ma queste da sole non bastano.

Non basta mostrare le immagini strazianti di animali marini morti asfissiati dalla plastica, né basta mostrare il grigiore della barriera corallina dichiarata morta nel 2016 a causa dell'innalzamento della temperatura delle acque australiane, né sembra suscitare troppo scalpore la notizia che nel pacifico si muove una vera e propria isola fatta di plastica di dimensioni stimate superiori a quelle della Francia.

A mancare, sembra proprio di vedere, è stata la volontà, la decisione di agire contro un problema apparso sempre lontano, come se non ci riguardasse da vicino: si potrebbe anche capire, da Firenze l'isola di plastica che viaggia nell'Oceano Pacifico mica si vede.

Eppure i disastri sempre più numerosi, dalle petroliere che si incagliano ai fiumi pieni di liquami, meriterebbero la più decisa azione di contrasto, perché gli effetti di questo disastro saranno scaricati sulle generazioni future, che guarderanno al passato chiedendo perché mai, nonostante fosse tutto nero su bianco e confermato da innumerevoli studi, si è perso così tanto tempo? Perché non si è agito?

Dare la colpa solo ai governi o solo ai cittadini è riduttivo, e condurrebbe ad una conclusione di responsabilità sbagliata, ma ad oggi, nel 2021, che sono passati 23 anni dalla prima apparizione sullo schermo della tragicomica campagna elettorale di Homer Simpson, e del suo slogan perfettamente applicabile alla lotta contro la minaccia ecologica.

No, ormai non possiamo più chiedere che sia qualcun altro a farlo, ma finché siamo in tempo, siamo noi a doverci impegnare.

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