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Immagine del redattoreIlaria Galluccio

Palazzo vecchio: tra quotidianità e narrazione


Palazzo vecchio, in origine chiamato Palazzo della Signoria, venne fatto edificare da Arnolfo di Cambio tra il 1298 e il 1314, ed è stata da sempre la sede storica del governo Fiorentino.

Presenta, già dalla sua facciata, numerose testimonianze di importanti eventi legati alla storia politica e culturale di Firenze e della Toscana.

Ospitò i Priori i quali venivano eletti tra gli appartenenti alle ventuno Corporazioni delle Arti e mestieri.

Nel periodo in cui Firenze è stata capitale d’Italia (dal 1865 al 1871) l’edificio ha ospitato il Parlamento Italiano e prima dell’Unità d’Italia per secoli ha rappresentato la sede del Granducato di Toscana e della Signoria del Medici nonché simbolo della città.

Diverse sono le attrazioni principali che possono destare stupore e meraviglia:

Anche se non si direbbe Firenze, così come a Londra davanti al Buckingham Palace, sede dell’eterna Regina Elisabetta II, avviene il cambio di guardia.

Quando Carlo V decise di riportare in città i de Medici tra il 1529/1530 la cittadina fiorentina aveva un proprio esercito.

Palazzo Vecchio veniva protetto da un gruppo militare dell’Esercito della Repubblica Fiorentina: erano i Fanti di Palazzo, all’occasione sostituiti da altri gruppi militari.

Si può assistere alla cerimonia del cambio della guardia (orario 9.00 – 10.00 – 11.00 – 12.00 – 13.00) o la prima domenica del mese o in occasione della domenica metropolitana.

Il cambio della guardia si svolge in maniera particolare: Il Gonfalone di Firenze o del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina si posiziona al centro dell’Arengario, due Militi armati vengono posizionati ai lati dello stesso a Guardia del Simbolo Cittadino e del Palazzo del Potere, il Capitano e un Ufficiale completano la Guardia. A dare ritmo alla cerimonia ci sono il rullo imperiale dei Tamburini, gli squilli di Chiarine, i movimenti sincronizzati all’usanza militare dell’epoca.

Come anche il nostro caro Michelangelo Buonarroti, che con cura ed eleganza, dopo aver dato un tocco di raffinatezza alla città con la scultura della Pietà decise, secondo una leggenda popolare, di raffigurare il volto di un uomo di profilo sulla sinistra della rampa di accesso a Palazzo Vecchio.

Chi possa essere il soggetto per Michelangelo è ancora oggi un mistero; molti dicono sia un prigioniero, altri un disturbatore.

L’unica certezza che abbiamo è che non tutti, anzi nessuno poteva avere la possibilità di utilizzare il muro del Palazzo come base per schizzi artistici, probabilmente la guardia chiuse un occhio sorvolando la vicenda, quando si dice che la legge non è uguale per tutti!

Un’altra curiosità particolare, prediletta sicuramente dagli amanti della perfezione è l’asimmetria delle finestre, le quali sono presenti solo sul lato sinistro del Palazzo creando una vera e propria disarmonia dell’ambiente.

Questo squilibrio è dovuto perché in una delle due parti vennero abbattute diverse case; dal lato degli Uffizi invece non c’era spazio poiché esisteva la chiesa di San Piero di Schieraggio successivamente distrutta.

Secondo voi perché la Torre di Palazzo vecchio venne costruita all’interno della corte centrale anziché sorretta accanto alla struttura principale?

Il palazzo pubblico venne costruito in un lotto precedentemente destinato ad altri edifici e la torre sfrutta le fondamenta di una struttura preesistente.

Il resto del palazzo è poi sorto intorno ad essa, secondo il progetto di Arnolfo di Cambio, che ha deciso di trarre vantaggio dalla base già costruita per creare una struttura innovativa e rara nel suo genere.

A pochi passi da Palazzo vecchio possiamo sentire il brusio delle voci dei personaggi di uno dei libri più gettonati del periodo novecentesco: Cronache dei poveri amanti di Vasco Pratolini.

La forza di Pratolini è da sempre quella di documentare con un lirismo realistico gli entusiasmi e la fiducia della gente semplice dei rioni, della gente innamorata, giovane o vecchia che fosse, sempre con «il cuore sul davanzale della finestra dirimpetto».

Ambientato tra il 1925-1926 in un microcosmo, Via del Corno. Uno scrittore-pittore che ha dipinto quartieri e abitazioni mettendo in scena in maniera intimista problemi sociali e politici, recuperati attraverso i fili delle proprie memorie personali.

Testimonianze personali perché Pratolini stesso è presente all’interno del racconto, con il nome di Renzo.

Successivamente ci fu la trasposizione cinematografica nel 1954 grazie al regista Carlo Lizzani.

L’attore principale che dà carattere alla storia è Marcello Mastroianni, definito da un misto di onestà e orgoglio tipico dei personaggi del romanzo.

Per concludere, il 19 Ottobre del 2013, al centenario della nascita di Vasco Pratolini, il comune di Firenze fece istituire una targa in memoria di quel Vasco antico come la città.


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