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Pandemia fantascientifica - "Notturno" di Asimov

Vi piace la fantascienza? Meglio Star Trek o Star Wars? Non vi dico quale dei due preferisco io, perché non voglio farmi odiare da uno dei fandom più agguerriti della storia del cinema. Ma proviamo a fare un esperimento: lasciamo da parte un attimo le navicelle spaziali, le armi laser, i salti nell'iperspazio e quant'altro... cosa rimane della fantascienza? Secondo me moltissimo.

Forse vi sarà capitato di sentir dire che questo genere ha poco a che fare con la vita reale. Forse lo credete anche voi. Se la risposta è affermativa, fate un altro esperimento: leggete “Notturno” di Isaac Asimov e ditemi se cambiate idea.

Isaac Asimov

Ma andiamo con ordine. Chi era Isaac Asimov? Probabilmente il più grande scrittore di fantascienza di tutti i tempi (oltre che un biochimico). Cos'è “Notturno”? A detta di molti, il miglior racconto di fantascienza di tutti i tempi. Scendendo nei dettagli, è breve, sulle quaranta pagine, ma estremamente lucido e denso, tanto che a distanza di anni Asimov lo ampliò fino a farne un libro (che, a onor del vero, io non ho letto, dunque quello di cui parlerò è solo il racconto).


Facciamo chiarezza, quella di “Notturno” è una storia in cui non compaiono né Vulcaniani, né Jedi (tanto per citare entrambi i fandom); anzi, per essere fantascienza è piuttosto verosimile.

La trama in breve; ci troviamo sul pianeta Lagash, il quale ha un'insolita particolarità: orbita intorno a sei stelle contemporaneamente (ok non so quanto questo sia verosimile, ma prendetelo per buono). Traete da voi le ovvie conclusioni: su Lagash non è mai notte! Strano per un racconto intitolato “Notturno” eh?! La storia si colloca infatti in un momento molto particolare, ovvero in una delle rarissime volte in cui, per una coincidenza astrale, cinque stelle sono tramontate e la sesta ha un'eclissi; quando cioè, dopo millenni di luce, calano infine le tenebre.

Il racconto, considerato il capolavoro letterario di Asimov, verte proprio attorno alla domanda: cosa succederebbe se gli uomini, assuefatti da sempre alla luce, si trovassero improvvisamente al buio? Non vi dirò qui cosa accade, se volete scoprirlo leggete la storia (garantisco che ne vale la pena). Ciò che posso dirvi è che “Notturno” è un racconto con molti spunti di riflessione sociologica. E questo ci porta dritti al fulcro del mio ragionamento. Vi sarete infatti chiesti cosa c'entra la pandemia con quello che ho detto fino ad adesso: magari deliro, ma secondo me c'entra.

Proviamo a considerare “Notturno” come una metafora. “Cosa succederebbe se gli uomini si trovassero improvvisamente al buio?”: sciogliendo la metafora possiamo dire “cosa succederebbe se il genere umano si trovasse, completamente impreparato, di fronte a un evento potenzialmente catastrofico come non ne sono avvenuti per secoli?”... beh, non pensate anche voi che la domanda sia tremendamente attuale?

La popolazione di Lagash, spiazzata dalle tenebre fino alla follia, è l'emblema dell'umanità che reagisce col panico e l'isteria davanti a un evento per lei nuovo, in questo caso la pandemia di covid-19. Fatemi precisare, non sto dicendo che la paura dell'attuale coronavirus sia sbagliata, non sono un negazionista. Quello che piuttosto mi chiedo è: quanto il timore del contagio è effettivamente fondato e quanto è invece una psicosi generata dall'ancestrale timore dell'ignoto?

Una domanda del genere meriterebbe di essere presa in esame; varrebbe la pena discutere della questione, conservando il sacrosanto diritto ad avere opinioni diverse.

Asimov nel suo racconto non parla di malattie contagiose, né profetizza spaventevoli virus, si limita piuttosto a tracciare un quadro generale della mentalità umana. Se anche possiamo non concordare con lui, ritenerlo troppo pessimista o astruso, tuttavia “Notturno”, letto con un po' di attenzione, può offrire uno spunto di riflessione interessante... del resto, a cosa serve la letteratura se non a offrire chiavi di interpretazione della realtà?


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