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Panegirico alla musica

Aggiornamento: 8 feb 2021

Prima di cominciare mi pare d’obbligo fare una premessa, differentemente da come potrete intuire dal titolo, non sono un’amante della musica, o meglio, non della musica fatta di sole note e parole, quella che urliamo ai concerti e che ascoltiamo attraverso gli auricolari. Quella non è, infatti, l’unica musica che possiamo ascoltare, ed è anche la più complicata da percepire: va infatti cercata e voluta.

È normale vedere persone per strada, sul bus o a scuola con le cuffiette: così tante persone (almeno fino a quando gli assembramenti non erano vietati) fisicamente nello stesso posto, ma tutte divise con la mente e i pensieri. Di solito, infatti, quando ascoltiamo la musica “tappiamo” le nostre orecchie a tutto ciò che ci circonda, ci autoisoliamo. “È necessario, a volte, che il volume della musica superi il rumore dei pensieri” ricorda un famoso aforisma.

Ma la musica, oltre che contenuta in file MP3, è anche intorno a noi, è dentro di noi.

I rumori e i suoni sono cose naturali e di cui non possiamo fare a meno, tutti trovano il silenzio assordante. Provate a restare zitti qualche momento, più tempo passerà e maggiore sarà il vostro sforzo per non fare rumore, finché non cederete. È musica la canzone cantata dalla nonna in un momento di felicità, i rumori delle pentole sbattute dalla mamma in cucina, il vecchietto che urla per la strada arrabbiato con la macchina che per poco non lo investiva. E chi non ha mai sentito il rumore del traffico? Talvolta i suoni entrano così bene nella nostra routine da essere associati a cose o persone; riconosciamo il babbo che sta salendo dal rumore dei passi per le scale, che qualcuno ci ha mandato un messaggio dal suono che proviene dalla nostra tasca.

Ma la musica, così come il ritmo, governa noi e le leggi della natura. È ritmico il succedersi delle stagioni, è ritmico il cadere della pioggia, un rumore che ci calma e ci rassicura. In silenzio, chiudendo gli occhi, ci possiamo poi accorgere del ritmo del respiro e del battito del cuore. Tum tum. Tum tum.

Ovviamente, direte, gli strumenti musicali producono un suono migliore di tutti quelli che ci riempiono i timpani durante la giornata. Ma siamo proprio sicuri che la natura non sappia produrre bei suoni? Chi non è rimasto meravigliato dallo scoppiettio del fuoco? E dal fruscio del vento? E di quello del mare che si infrange sugli scogli? In Croazia, a Zara, esiste anche un organo marino che produce una nota diversa ad ogni onda che arriva, creando così una sinfonia perpetua e sempre nuova, a seconda delle condizioni del mare e del vento. Si tratta di un’opera architettonica molto particolare composta di gradini e 35 tubi di diversa lunghezza, dimensione e inclinazione.

E che dire invece dei poeti? Non traggono forse ispirazione dalla natura, la stessa che cercano di descrivere? Le loro poesie non sono forse assimilabili a canzoni?

Il contenuto di un’opera è certamente importante, ma non tralasciamo la musicalità. Un esempio può essere Il Lonfo, poesia di Fosco Maraini, diventata famosa grazie all’interpretazione del grande Gigi Proietti. Opera che, sicuramente, non deve il suo successo al contenuto, poiché assente. Stiamo parlando infatti di una poesia metasemantica: le parole usate sono prive di significato.

“ Il Lonfo non vaterca né gluisce

e molto raramente barigatta,

ma quando soffia il bego a bisce bisce

sdilenca un poco e gnagio s'archipatta.[…]”

Abbiamo bisogno di suoni, abbiamo bisogno di poterli riprodurre nel nostro linguaggio, nasce così la figura retorica dell’onomatopea, di cui un evidente esempio si può trovare nel Bombardamento di Adrianopoli di Filippo Tommaso Marinetti.

[…]Giù giù in fondo all'orchestra stagni

Diguazzare buoi bufali

Pungoli carri flic flac zing zing sciaack sciaack

Ilari nitriti iiiiiii

Tre battaglioni bulgari in marcia croc-crac, croc crac […]”

Forse abbiamo bisogno della musica perché siamo costantemente circondati di suoni, lo stesso linguaggio è una meravigliosa sinfonia. Forse abbiamo bisogno di rumori perché sinonimo di vita, un bambino appena nato è evidente prima alle orecchie che agli occhi, e l’unico modo per farlo calmare e addormentare è cantare una canzoncina, la ninna nanna. Insomma, non so perché abbiamo bisogno della musica, ma so per certo, che quella che ci arriva attraverso le cuffiette non è che l’1% di quella che ogni giorno riempie le nostre giornate e che dovremmo imparare ad ascoltare con più attenzione.

Taci. Su le soglie

del bosco non odo

parole che dici

umane; ma odo

parole più nuove

che parlano gocciole e foglie

lontane.

Ascolta. Piove

dalle nuvole sparse.[…]”

-La pioggia nel pineto, D’Annunzio

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