E se non può esserci un estremo senza l'altro estremo, come poté esserci un inferno senza paradiso?
Antonio Porchia, Voci, 1943
L'inferno è il paradiso più la morte.
Albert Camus, Taccuini, 1935/59 (postumo 1962/89)
Che l'uomo sia lacerato dal cielo e dalla terra, pazienza, ma il peggio è che alla fine del cielo vuole il brandello che è stato strappato dall'inferno, e l'inferno è affamato di quello conquistato dal cielo.
Stanisław Jerzy Lec, Pensieri spettinati, 1957
‚È come se vivesse il paradiso e l’inferno allo stesso tempo, o se passasse dall’uno all’altro nel giro di pochi secondi o poche ore‘, disse. Lei mai si era riconosciuta davanti a uno specchio, proprio come un gatto, tranne quella volta. Perché questo era il suo vivere: un‘altalena che raggiungeva il cielo, l’Eden, il visibilio e che precipitava poi verso la terra, quell’immense panorama of futility and anarchy, come diceva Eliot, scaraventandola al suolo, ferendola.
La sua vita era forse circo, forse un parco divertimenti, forse una burla. Pagliacci, funamboli, montagne russe, tazze rotanti, pop corn, lollipop, zucchero filato. Ironia e beffa. Questo pressoché il paesaggio del suo spirito, questo il suo Paese delle Meraviglie. Ma lei non era Alice e in quel posto maledetto e benedetto, in quel luogo surreale, onirico, pacchiano meraviglie non ce ne erano. Vertigine, semmai, terrore e vergogna.
Eppure era paradossalmente fantastico, fottutamente meraviglioso; era euforia pura; era un brivido lungo la schiena.
Poi però la giostra si fermava. Lo scherzo diventava scherno. Niente più risate. La dopamina scendeva all’improvviso come era scesa lei dalla paradisiaca ebbrezza dell’attimo che se ne era andato, che si mischiava ora, d’un tratto, all‘insopportabile e opprimente tedio che le faceva gelare le ossa, che le faceva gelare il sangue.
Paradiso e inferno.
Alla fine la sua vita era come la coca, pensò: t‘infiamma, arriva l’estasi, ‚mi sento viva! mi sento viva!‘ e poi quella polvere magica diventa solo polvere bianca, polvere vuota, della quale non sai stare senza: ‚Mi sento morire, mi sento morire..‘
“La linea di fondo è che se sei all'inferno, l'unica via d'uscita è attraversare un periodo di sofferenza prolungata. La miseria è, ovviamente, molto meglio dell'inferno, ma è comunque dolorosa. Rifiutando di accettare la miseria che serve per uscire dall'inferno, finisci per ricadere ripetutamente nell'inferno, solo per dover ricominciare ancora e ancora."
Marsha M. Linehan
Conoscere il disturbo borderline di personalità:
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