Esistono varie parole che contengono già al loro interno la propria etimologia eppure possiamo usarle migliaia di volte senza mai farci caso. Una parola così è senz’altro “vignetta”.
Pensateci: quante volte la userete nel parlare quotidiano? Le vignette dei Peanuts fanno ridere ancora oggi; una vignetta satirico-politica è presente su ogni quotidiano. Ci imbattiamo continuamente in vignette, in ogni fumetto e in vari disegni, ma nessuno si pone mai il problema del perché le chiamiamo così.
Sembra evidente, anche al suono, che vignetta c’entra qualcosa con vigna, ma cosa?
Ebbene la spiegazione proviene dal Medioevo e dalla prima età moderna, quando i libri si scrivevano e miniavano a mano. Proprio le miniature sono importanti: sapete, no, i disegni decorativi attorno alle prime lettere dei capitoli nelle pergamene? Ecco, era consuetudine ricavare tali decorazioni in quadratini delimitati dal disegno di architetture gotiche o, spesso, di tralci di vite. In tal caso le miniature apparivano come piccole vigne attorniate da foglie e piante; piccole vigne o, in una parola, vignette.
P.S. curiosità bonus: perché diciamo “miniatura”? Oggi il termine evoca qualcosa di piccolo, minuscolo e si potrebbe pensare che i disegni sui manoscritti fossero chiamati con questo nome proprio perché piccoli, ma in realtà è l’esatto contrario: è il termine che ha assunto il significato odierno a causa delle ridotte dimensioni delle miniature. Il lemma “miniatura” in realtà deriva da “minio”, un minerale con funzione di colorante rosso adoperato in molte di queste decorazioni.
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